Nato il 7 settembre 1801 da Bortolo e Teresa Giupponi in casa Astori presso la parrocchia di S. Maria Formosa a Venezia, si trasferì a Udine ancora bambino per seguire il padre libraio. Le fonti testimoniano di un suo alunnato presso l’Accademia di belle arti di Venezia, dove seguì probabilmente le lezioni di pittura di Teodoro Matteini, affiancato, all’epoca, da Odorico Politi in qualità di “aggiunto”. Nel 1824 si registra la partecipazione di D. all’Esposizione annuale di Brera a Milano con il dipinto S. Giovanni Battista nel deserto, presenza destinata a divenire permanente nel tempo poiché l’artista decise ben presto di considerare il capoluogo lombardo sua patria d’elezione, trasferendovi la propria residenza fino alla morte. I rapporti con la città natale si mantennero tuttavia sempre buoni traducendosi nella partecipazione alle mostre accademiche annuali – le sue opere vi figurarono tra il 1841 e il 1845, nel 1847, 1850, 1851, 1856 e 1871 – e in duraturi rapporti di committenza, che già nel 1825 lo videro partecipare all’impresa di decorazione delle nuove sale dell’Accademia. In questa sede spettano, infatti, all’artista le lunette con i ritratti di illustri pittori veneziani del passato (oggi conservati nei depositi). Prima del 1834, inoltre, gli fu allogata l’esecuzione del dipinto raffigurante S. Marco per la chiesa veneziana di S. Maria della Salute. Testimonianza di un soggiorno milanese compiuto nel 1826 è il disegno a matita con il Ritratto di Stefano Stampa a sette anni (Milano, Museo Manzoni), cui si affiancano il Ritratto di signora in miniatura e un Autoritratto a matita conservati presso le Civiche raccolte d’arte della città ambrosiana. ... leggi Lì nel 1827 presentò al pubblico, nelle sale dell’Accademia braidense, la pala della Vergine con il Bambino in gloria e i santi Sebastiano e Girolamo e una Sacra Famiglia (Milano, Pinacoteca di Brera), portata a termine su richiesta di Antonio Patrizio e, in seguito, confluita nella collezione Stampa, che testimoniano della formazione dell’artefice condotta sullo studio approfondito della pittura veneta rinascimentale e sui modelli raffaelleschi. Al 1829 risale la realizzazione del dipinto dal titolo Il ratto delle spose veneziane eseguito dai corsari triestini in occasione del giorno destinato alle loro nozze, esposto a Milano alla mostra accademica e – stando a quanto riferisce Francesco Zanotto nel 1837 – replicato una decina d’anni più tardi. Se il soggetto di quest’ultima opera sembrerebbe testimoniare un’adesione di D. alle poetiche del romanticismo, i quadri presentati a Brera negli anni successivi documentano un gusto ancora attardato su scelte iconografiche ispirate al repertorio storico e mitologico dell’antichità classica. Nel 1831, infatti, l’artista presentò sempre a Milano Giulio Sabino e la di lui moglie e figli scoperti dai soldati di Vespasiano, nel 1832 Belisario che benedice i fanciulli – questo il titolo completo suggerito da Zanotto – mentre nel 1834 propose un Giudizio di Paride e S. Anna che insegna a leggere alla Vergine. Anche l’esecuzione della tela con Susanna e i vecchioni, oggi presso le collezioni della Pinacoteca di Brera a Milano, si colloca cronologicamente nel corso del quarto decennio. Si datano invece al 1837 i perduti affreschi raffiguranti il Transito della Vergine Maria, nella chiesa parrocchiale di Forni di Sopra (Udine). Durante gli anni Quaranta e Cinquanta, l’artista proseguì la sua carriera professionale soprattutto a Milano dove, nel 1859, partecipò all’Esposizione braidense con Pietruccio colpito da una pietra nella tempia è assistito da Vico Machiavelli e da Annalena (Udine, Civici musei), episodio di storia medievale a sfondo patriottico, tratto da L’assedio di Firenze dato alle stampe da Domenico Guerrazzi nel 1836 a Parigi. Alle collezioni dei Civici musei udinesi appartengono anche Agar e Ismaele nel deserto (1860 ca.), una Vergine in adorazione del Bambino e una Madonnina, nonché un folto gruppo di disegni donati da suor Maria Felicita, al secolo Antonia Darif, sorella dell’artista e superiora presso il convento delle Dimesse a Udine, dove il pittore lasciò una tavola raffigurante La natività di Gesù, databile al 1866 circa (Bergamini, 2004). Al 1865 dovrebbe risalire l’affresco raffigurante Achille e Briseide (Milano, Galleria d’arte moderna), esemplato sui modi dell’Appiani che D. aveva potuto ammirare a Moltrasio, sul Lago di Como, nella villa Passalacqua, dove era stato chiamato quell’anno ad eseguire alcuni affreschi nella cappella dell’edificio (Adamo ed Eva, Vescovi e santi della Diocesi di Como). Al 1867 si data il Ritratto di Ausano Ramazzotti (Milano, ospedale maggiore), che conferma le doti di abile ritrattista del suo autore, ricordate con enfasi dalle fonti. D. morì a Milano il 2 dicembre 1870.
ChiudiBibliografia
F. ZANOTTO, Storia della pittura veneziana, Venezia, Antonelli, 1837, 418-419; A. QUATTORDIO, Darif, Giovanni Andrea, in DBI, 32 (1986), 789-791 (con bibliografia precedente); I. MARELLI, Darif, Giovanni Andrea, in La Pittura in Italia. L'Ottocento/2., Milano, Electa, 1991, 786; M. VISENTIN, Dipinti di Giovanni Andrea Darif presso i Civici Musei di Udine, «Ud. Boll.», s. III, 6 (2000), 67-77; V. GRANSINIGH, Darif Giovanni Andrea, in Pittura nel Veneto. L’Ottocento, II, 707-708 (con bibliografia precedente); M. VISENTIN, schede, in Galleria arte antica II, 170-172; G. BERGAMINI, schede, in Tra Venezia e Vienna, passim.
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