Alla carta 172 del ventiduesimo volume della Galleria dei letterati ed artisti illustri delle provincie veneziane nel secolo decimottavo compare il suo ritratto con la veste domenicana, lo sguardo vivace ed in mano una penna d’oca che si posa su tre tomi: ritratto di erudito che amplia la galleria di uomini illustri friulani. Nato a Cividale del Friuli in data 8 gennaio 1687 da Antonio e Anna Formentini, esponenti di una locale famiglia patrizia, il giovane Giovanni Francesco mutò il nome in Bernardo Maria allorquando vestì nel 1703 l’abito domenicano presso il convento di Conegliano della congregazione del beato Iacopo Salomoni. Dopo il periodo di noviziato e la relativa professione dei voti passò presso il convento di S. Marco a Firenze per completare il corso regolare di studi, volgendo in modo specifico le proprie attenzioni alla filosofia. Tornò quindi a Venezia presso il convento del Rosario delle Zattere per apprendere le arti della storia, della filologia e soprattutto della teologia. Appassionatosi agli studi eruditi, nel 1718 compose una piccola bibliografia delle opere degli scrittori domenicani conservata presso la Biblioteca cesarea di Vienna, opera manoscritta, compilata durante un viaggio effettuato con Ermenegildo Tonelli. Nell’ambiente veneziano venne a conoscenza di figure quali Apostolo Zeno, Benedetto Gentilotti ed Alessandro Riccardi. A causa dei suoi incarichi diplomatici fece parte della missione di Nicolò Foscarini e Lorenzo Tiepolo per omaggiare l’ascesa di Luigi XV. Questa serie di esperienze gli permise di entrare in contatto con i rappresentanti della scuola maurina che tramite Lodovico Antonio Muratori e Giusto Fontanini ebbe un importante centro di dibattito nel Friuli, e di intrattenere rapporti con teologi quali Jacques Echard e Michel Lequien. ... leggi Ritornato a Venezia continuò a insegnare teologia presso il convento del Rosario, oltre ad assumere la carica di censore delle stampe, di superiore provinciale del suo ordine e di consultore del Santo Uffizio sotto i patriarcati Gradenigo, Correr, Foscari, Bragadin. Dovette perciò esaminare e cercare “in primis” documenti per esprimere pareri circa le controversie sempre frequenti tra il capitolo della città di Udine e il vescovo di Verona e il patriarca di Aquileia circa la chiesa di S. Maria in Organo. Accanto al ruolo di esperto di diritto canonico ne svolse anche un ulteriore in seno al diritto “laico” per conto della Repubblica di Venezia: espresse pareri circa le dispense matrimoniali, i matrimoni occulti e misti, occasioni che lo condussero a comporre le Osservazioni su diversi battesimi di ebrei a Venezia e a Padova. Ben presto, come Giusto Fontanini che si muoveva tra Roma e il Friuli e come Gian Domenico Bertoli che invece risiedeva stabilmente nella sua dimora friulana, B. d.R. si dedicò alla storiografia e soprattutto ad una ricognizione relativa ai “monumenta rariora” che voleva ordinare ed editare dal punto di vista cronologico e tipologico. Certo, anche la sua metodologia di approccio ai documenti di natura scrittoria e materiale risentiva delle ristrettezze e delle limitazioni di una concezione della storia che si impuntava sull’analisi interna del documento e non sulla realtà circostante che lo aveva prodotto. La sua attività erudita è circoscrivibile in un arco cronologico che va dal 1740 al 1749; del 1740 sono i Monumenta Ecclesiae Aquileiensis commentatio historico-chronologico-critico illustrata, tradotta nel 1885 ad Udine da Domenico Pancini con il titolo Dell’origine, ingrandimento ed eccidio della città di Aquileia dissertazione inedita; del 1747 è il De nummis patriarcharum Aquileiensium dissertatio; del 1749 è il Discorso istorico-cronologico diplomatico […] sopra una pergamena antica veneziana. La figura di B. d.R è essenzialmente legata al rapporto alquanto movimentato con gli altri giganti dell’antiquaria friulana settecentesca, ossia Gian Giuseppe Liruti e Gian Domenico Bertoli; in primo luogo perché entrambi si posero in concorrenza tra di loro, ed in un secondo momento perché furono questi tre eruditi a garantire con le loro pubblicazioni una novità scientifica rispetto alla precedente moda antiquaria. Tra il 1747 e il 1749 B. d.R. pubblicò una “summa” dell’antiquaria locale, ossia il De nummis patriarcharum Aquileiensium, con il Della moneta propria e forestiera, che ebbe corso nel Ducato del Friuli del Liruti. Nel 1739 era apparso, presso l’editore veneziano Giambattista Albrizzi, il fondamentale testo d’arte Le antichità d’Aquileia profane e sacre del Bertoli, illustrato da incisioni di Francesco Zucchi e Giovanni Battista Piazzetta. Un aspetto di natura bibliologica unisce queste tre opere: sono tutte prodotto dell’editoria d’arte veneziana e testimoniano anche una gara tra editori (Liruti e B. d.R. pubblicarono presso il Pasquali mentre Bertoli per l’Albrizzi). Oltre a questioni di natura bibliografica e bibliofila tra B. d.R. e Bertoli correvano rapporti d’ambito filologico ed editoriale. Difatti, sarebbe stato proprio il primo ad avere un ruolo importante nella fase di correzione delle Antichità d’Aquileia del Bertoli con cui corrispose in modo indefesso tra il 1731 e il 1760. Dal 1737 svolse il ruolo di revisore delle Antichità e vi immise propri contributi dovuti alla sua raccolta di documenti effettuati nel 1737 e che sarebbero continuati fino il 1747, tutti incentrati sul patriarcato di Aquileia. Per questo motivo, in contatto con Francesco Beretta, scavò tra il materiale fontaniniano di San Daniele e cercò informazioni nei manoscritti in possesso di Giuseppe Bini, oltre ad essere partecipe abbastanza critico, in quanto informatore bibliografico, del capodistriano Gian Rinaldo Carli che nel 1741 pubblicò la piccola dissertazione Intorno ad alcune monete che, nelle provincie del Friuli e dell’Istria, correvano ne’ tempi del dominio de’ patriarchi Aquileiensi, inserita nella celebre «Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici» di Angelo Calogerà. Se il rapporto con Bertoli fu sempre improntato su un affettuoso rigore, quello che intrattenne con Liruti fu alquanto movimentato, tanto da connotarsi per l’acretudine, sentimento tipico di questi eruditi friulani. Il “casus belli” è legato ad una sorta di accusa di “imitatio” non troppo mascherata che vede coinvolti il De nummis e la Della moneta edite tra il 1747 e il 1749. Nella sua autobiografia Liruti accusa il d.R. di aver fatto pressioni sull’editore, lo stesso Giambattista Pasquali, per ritardare la pubblicazione della sua dissertazione e, come ultimo dispetto, non si degna di ricordarlo tra gli autori illustri del Friuli perché «in collera per il danno subito» da parte di un «letterato carico di tanta gloria» che non aveva potuto fare a meno di «invidiare a lui un così picciolo onore». Al di là di questioni di natura editoriale era chiara la forte concorrenza che nella piccola repubblica delle lettere friulana si creava ogni qualvolta si doveva primeggiare nella raccolta e nella critica delle fonti per avere la primigenitura dell’arte antiquaria, numismatica, archeologica. A rendere giustizia del ruolo e della figura del d.R. è lo stesso Pier Silverio Leicht, il quale lo pone tra gli iniziatori di una storiografia settecentesca e a maggior ragione «fondatore fra noi d’una sana critica documentaria: uomo di attività infaticabile, che percorse archivi e biblioteche per trarne materiali atti ad illustrare le vicende della patria, il grande domenicano cividalese fu seguito da altri notevolissimi ingegni come Giuseppe Liruti, critico fine e diligente raccoglitore, se pur talvolta un po’ parziale». Accanto ad una serrata produzione di tipo antiquario legata alla ricostruzione della storia patria, occorre ricordare una serie di scritti di tipo teologico e storico. Questo filone è caratterizzato da una estrema assenza di «senso dell’astrazione speculativa: quando affrontò argomenti teologici, scrisse dei libri penosamente mediocri, nei quali il tessuto logico era sostituito da citazioni, quasi si trattasse di documenti di fatti da rilevarsi nella loro più spessa corpulenza». Da questo punto di vista il suo contemporaneo e conterraneo Giusto Fontanini appariva il più informato ed agguerrito; tuttavia quando il d.R. volgeva l’attenzione a temi di carattere religioso da studiarsi con un metodo filologico, ecco che emergevano l’acume e la severità dello studioso come nell’occasione degli studi su san Tommaso di cui curò tra il 1745-60 un corpus di ventotto opere e mentre nel 1750 pubblicò le De gestis et scriptis ac doctrina sancti Thomae Aquinatis dissertationes criticae et apologeticae. In tale opera egli, domenicano, difendeva la sua figura spirituale da varie critiche. Si trattava ancora di un esempio di erudizione ecclesiastica che contemperava quella formulata nei confronti della Patria del Friuli, comune denominatore di un gruppo di intellettuali friulani che innovavano su nuove basi di tipo maurino e galileiano i metodi del concepire e del comporre la storia. Il d. R. morì a Venezia nel 1775.
ChiudiBibliografia
Documenti ed informazioni sul personaggio sono presenti soprattutto nel ricco epistolario del Bertoli conservato presso la Biblioteca del Museo archeologico nazionale di Aquileia. Mss BNMV, It., cl. V, 68, 4899; cl. V, 87, 5822; cl. VI, 235, 6014; cl. VI, 244, 5918; ms Biblioteca civica di Bergamo, D.8, 27.2 (epistolario); ms BCU, Joppi, 649; mss Biblioteca civica di Bassano del Grappa, I. E.o; VIII. B.3; I. C.7; IX. C.2; XVII/bis. A.3; X. A.2.
DE RUBEIS, MEA; ID., De nummis patriarcharum Aquileiensium dissertatio, Venetiis, Pasquali, 1747; ID., De gestis et scriptis ac doctrina sanctii Thomae Aquinatis dissertationes criticae et apologeticae, Venezia, Pasquali, 1754.
B. ASQUINI, Cent’ottanta e più uomini illustri del Friuli quali fioriscono o anno fiorito in questa età, Venezia, Pasinello, 1735, 93 ss; DI MANZANO, Cenni, 178-180; Galleria di letterati ed artisti delle provincie veneziane nel secolo decimottavo, Venezia, Alvisopoli, 1824; MARCHETTI, Friuli, 486-491; A. VECCHI, Correnti religiose nel Sei-Settecento, Venezia-Roma, Studi di Civiltà Veneziana, 1962, 349; P. PRETO. De Rubeis, Bernardo M., in DBI, 39 (1991), 238-240; G. CUSCITO, Il de Rubeis e le origini della storiografia critica sul primo cristianesimo aquileiese, «MSF», 67 (1987), 71-89; P. DEVILLA, Monete patriarcali ne Le antichità d’Aquileja di Gian Domenico Bertoli e nella trattatistica friulana del XVIII secolo, «Aquileia nostra», 70 (1999), 217-259; S. VOLPATO, Gorizia. Biblioteca civica. Biblioteca Statale Isontina, Firenze, Olschki, 2007 (Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d’Italia, 112), Civ. 2, 4, 25/1, 7, 8 I, 10, 41 I, 73; St. 6.
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