Nato sul finire del Quattrocento o nei primi anni del Cinquecento a Udine da Bertrando Monvert, maestro falegname e da Dorotea, rimase orfano del padre nel 1505. Secondo Joppi il giovane venne dai tutori «collocato presso Pellegrino […] ad apprendere la pittura» e sarebbe stato tra i collaboratori del maestro negli affreschi realizzati nella chiesa di S. Antonio a San Daniele entro il 1522. Giorgio Vasari nella Vita del Pordenone e altri pittori del Friuli lo cita «tra gli allievi» di Pellegrino da San Daniele dopo «un pittore di nazione greco» [da identificarsi con Giovanni di Nicolò Platipodio di Candia] del quale loda la «bellissima maniera» aggiungendo che a lui sarebbe stato superiore il M. «se non fusse stato levato dal mondo troppo presto e giovanetto affatto». Il recente (1987-88) restauro condotto sul ciclo di San Daniele pur rilevando l’indubbia presenza di collaboratori accanto al maestro, non ha consentito di individuare parti ascrivibili al M. La conoscenza dell’artista che nel 1522 aveva una propria bottega in Mercato vecchio a Udine, resta dunque affidata alla pala eseguita nel 1522 per la fraterna dei SS. Gervasio e Protasio nella chiesa della Beata Vergine delle Grazie di Udine raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Rocco, Sebastiano, Gervasio e Protasio, citata con grandi elogi dal Vasari, e attualmente collocata sull’altar maggiore del santuario mariano udinese. Il dipinto reca la data 1522, e il nome del cameraro Clemente e del priore Bernardo: si tratta di un’opera di sicuro impianto spaziale, legata ai modelli veneti di ascendenza belliniana, ma che rivela nella resa preziosa delle forme, rivelate dalla luce e classicamente definite, un vivo legato giorgionesco che la distingue dalle opere di Sebastiano Florigerio, al quale il M. viene spesso accostato. ... leggi I documenti resi noti da Joppi e Bampo tramandano il ricordo di un gonfalone eseguito dall’artista, entro il maggio 1525, per la chiesa di S. Maria nella villa di Santa Marizza, perduto. Colpito da una lunga malattia iniziata nel 1523 che lo costrinse, stretto dal bisogno, ad alienare sue proprietà tra il 1524 e il 1525, il M. si spense nel fiore degli anni tra l’agosto del 1525 e il 21 gennaio 1526, data della procura alla sorella Susanna per adire all’eredità del defunto pittore. Da parte degli studiosi sono state avanzate alcune attribuzioni volte ad ampliare il catalogo dell’artista. Si segnala la proposta di A. Bergamini Ponta di riferirgli, con una datazione intorno al 1525, la pala con la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro Martire, Rocco, Sebastiano e Domenico della chiesa di S. Pietro Martire di Udine e quella suggerita da G. M. Pilo di assegnargli un dipinto su tela di dimensioni ridotte (forse destinato a devozione privata) raffigurante San Rocco, conservato in raccolta privata. Priva di fon damento storico è l’ipotesi di una collaborazione del M. all’esecuzione del polittico di S. Maria dei Battuti di Cividale (attualmente presso il Museo archeologico nazionale della città friulana), iniziato dal Pellegrino nel 1526, dopo la morte del pittore.
ChiudiBibliografia
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