P., conosciuta come pittrice e allieva, oltre che amica, del Canova, nacque a Monfalcone nel 1790 da genitori carnici: Giacomo Alvise Pascoli e Domenica Angeli, trasferitisi in quella città da Colza di Maiaso nel comune di Enemonzo (Udine). Predisposta al disegno fin da piccola, venne mandata al collegio di S. Spirito a Udine dove imparò i primi elementi della musica e del disegno. In seguito, a Trieste ebbe come primo insegnante il miniaturista Solferini. Andò quindi a Venezia, all’Accademia di belle arti, dove fu allieva di Teodoro Matteni. Là, oltre a imparare la tecnica, si esercitò copiando i lavori dei grandi maestri del passato (Tiziano, Veronese, Bellini, ecc.), apprendendo direttamente da essi i principi fondamentali di espressione e di colore, inventando contemporaneamente una tecnica di parchettatura e di vernici per dare ai suoi lavori più consistenza e durata nel tempo. Quattordici di queste copie si trovano nel Museo civico di Padova, altre – una cinquantina – sono sparse nelle gallerie dei più importanti musei d’Europa (Vienna, San Pietroburgo, ecc.). Per perfezionarsi visitò i grandi centri artistici di Bologna, Firenze, Roma. In questa città frequentò lo studio del Canova, in quegli anni all’apice della fama e dominatore indiscusso della scena neoclassica, che la incoraggiò, la consigliò e la indirizzò soprattutto alla ritrattistica. Con lui mantenne un’affettuosa amicizia, anche dopo il matrimonio con l’avvocato Angelo Angeli di Venezia, città dove prese definitiva dimora. Qui le si aprirono le case e i salotti illustri: casa Cicognara, il salotto di Isabella Teotochi Albrizzi, quello della nobildonna Giuliana Renier Michiel; inoltre lavorò per i forestieri più abbienti che le chiedevano, oltre ai ritratti, copie dei grandi maestri della scuola veneta. ... leggi Secondo il Picco, avrebbe dipinto ottantaquattro ritratti. Nel 1821 a Venezia, per l’oratorio del Seminario patriarcale della Salute, dipinse un trittico inserito nella parte superiore di un bell’altare rinascimentale di pietra: la Madonna col Bambino tra S. Lorenzo Giustiniani e S. Luigi. Due anni più tardi dipinse per la chiesa di S. Felice, a Cannaregio, una pala con S. Anna che insegna le Sacre Scritture alla Vergine bambina (firma e data si leggono nel cartiglio). Inoltre sempre a Venezia, per la chiesa di S. Cassiano, dipinse una pala con Madonna, Bambino e quattro santi posta sull’altare a destra dell’altare maggiore. Nel duomo di Rovigo è sua una pala che raffigura S. Andrea Avellino. In quel periodo realizzò una Madonna che donò al cardinale Placido Zurla, dono che entusiasmò tanto quest’ultimo da procurare alla pittrice l’accesso all’Accademia di S. Luca di Roma. A Udine nel 1820 dipinse il Ritratto della contessa Margherita Antonini Belgrado, ora conservato nei Civici musei. Inoltre realizzò una pala d’altare per la chiesa di S. Michele Arcangelo a Vito d’Asio con la B. V. Addolorata e cinque santi (si riconoscono s. Mattia, s. Giovanni Battista e s. Antonio da Padova). Anche in Carnia, dove trascorreva l’estate nella casa di famiglia, a Colza, per tenersi in esercizio dipinse per amici e parenti: è rintracciabile un bel S. Giuseppe col Bambino, copia da Guido Reni (ora nella chiesa parrocchiale di S. Nicolò di Maiaso) e a Villa Santina in abitazione privata sono conservati due dipinti, ritratto di Nonno Venier e Ragazzo con rosa. P. morì a Monfalcone nel 1846 all’età di cinquantasei anni. A dirci del suo aspetto fisico ci restano un Autoritratto col figlio, assegnatole in base alla citazione di Antonio Meneghelli che ricorda il quadro nel 1842, ora al Museo civico di Padova (inv. 2047), e il Busto scolpito in gesso, conservati al Museo Bailo di Treviso. Quest’ultimo era inizialmente attribuito al Canova (Coletti, Menegazzi) ma, anche per mancanza di citazioni nelle fonti, dalla critica recente è assegnato a L. Zandomeneghi, seguace dei modi canoviani (Pavanello, Goi).
ChiudiBibliografia
AKL, 16 (1932), 268; A. MENEGHELLI, Ancora due parole sulle mie stanze, Padova, Sicca, 1832, 4 e 16-17; F. ZANOTTO, Storia della pittura veneziana, Venezia, Antonelli, 1837, 427-428; G. PIUCCO, Ricordi su Marianna Pascoli-Angeli, Venezia, Antonelli, 1847; L. COLETTI, Inediti canoviani, «Treviso. Rassegna del Comune», (1937), 39-48; L. COLETTI - L. MENEGAZZI, Guida del Museo civico di Treviso, Treviso, Longo e Zoppelli, 1959, 31; C. RAPOZZI, Una pittrice monfalconese allieva del Canova. Marianna Pascoli Angeli (1790-1846), «AAU», s. VII, 4 (1960-1963), 139-248; L. MENEGAZZI, Il Museo Civico di Treviso. Dipinti e sculture dal XII al XIX Secolo, Venezia, Neri Pozza, 1964, 69-70; G. PAVANELLO, scheda, in 1780 Venezia nell’età di Canova 1830, a cura di E. BASSI et al., Venezia, Alfieri, 1978, 278-279; M. LUNAZZI MANSI, Marianna Pascoli, in Artiste di confine. Arte femminile in Carnia, Carinzia e nell’Isontino tra ’800 e ’900, Villa Santina, Il Segno, 1999, 10-12; G. BERGAMINI, scheda, in Tra Venezia e Vienna, 396-397; P. GOI, scheda, ibid., 500-501; G. PUGNETTI, Piccoli maestri, tra settecento ed ottocento, tra Enemonzo e Raveo, in Enemonç, 691-694.
Nessun commento