S. fu patriarca di Aquileia durante il papato di Gregorio II e sino al principio di quello del successore Gregorio III, mentre a Grado si succedettero sulla cattedra patriarcale Donato e dal 725 Antonino. Non è chiaro quando S. ottenne la dignità vescovile. Risulta attestato la prima volta nel 723 e successivamente nel 731, anno della sua probabile morte e dell’ascesa alla cattedra patriarcale aquileiese di Callisto. Durante il suo episcopato risiedette a Cormons, dove i patriarchi di Aquileia avevano spostato la loro sede a partire forse dal terzo decennio del VII secolo, all’epoca del vescovo Fortunato e della sua fuga da Grado (627). Se ben poco si conosce della vicenda terrena di S., il documento che ne attesta per la prima volta l’esistenza rappresenta comunque un passaggio fondamentale per le sorti della Chiesa aquileiese e getta un po’ di luce sull’operato del presule. Si tratta infatti di una lettera del papa Gregorio II che, essendo stato informato del tentativo di S. di usurpare prerogative e pertinenze della sede gradese, nel 723 scrisse al vescovo di Aquileia ammonendolo di non pregiudicare i diritti altrui e di rimanere nell’ambito dei propri confini vale a dire «in finibus gentibus Langobardorum». S. «antistes Foroiuliensis», come viene chiamato dal papa nella stessa lettera, appare dunque il primo vescovo di Aquileia di epoca longobarda per il quale esiste un’indicazione precisa, esplicitamente ammessa proprio dalla Santa Sede, circa la giurisdizione di pertinenza, che appare legata all’ambito territoriale del ducato friulano. È probabile che la situazione illustrata dalla lettera del papa costituisse ormai un aspetto consolidato nella realtà dei fatti e non rappresentasse dunque una novità o una diminuzione delle prerogative dei presuli di Aquileia, le cui aspirazioni, evidenti anche nell’attività di S., rimasero comunque quelle di estendere la propria influenza al di là dell’area longobarda, soprattutto in Istria. ... leggi La volontà del pontefice di “congelare” la situazione nello status quo, risolvendo definitivamente la lunga conflittualità fra le due sedi e ponendo freno allo scalpitare di S., appare evidente dall’offerta di concedere il pallio al vescovo forogiuliese – profferta che seguiva anche le sollecitazioni del re Liutprando – in cambio della sua rinuncia a qualsiasi iniziativa nei confronti di Grado. Con il conferimento di questa particolare dignità il patriarca di Aquileia venne dunque posto agli occhi della chiesa romana sullo stesso piano del confratello gradese, che aveva ricevuto tale onorificenza già nel 628. Tale soluzione non dovette però riscuotere grande successo se nel 731 in un sinodo a Roma, convocato dal papa Gregorio III al quale partecipò anche S., si ritornò sulla questione della giurisdizione delle due sedi, ribadendo la primazia di Grado “Nove Aquileigie” sugli episcopati costieri della Venetia et Histria mentre il presule Foroiuliensis avrebbe esercitato la sua influenza “in finibus Langobardorum”. Sebbene il documento relativo a questa assise sia considerato un falso, composto verso la metà dell’XI secolo sulla base di alcuni scritti dello stesso sinodo andati poi perduti, il panorama che sostanzialmente viene dipinto appare sicuramente credibile. L’indomita perseveranza dei presuli aquileiesi di sconfinare nelle pertinenze di Grado, suscitando a più riprese l’intervento del papa, emerge infatti anche con il successore di S., Callisto, cui venne infatti intimato, sempre da Gregorio III, di restituire a Grado alcuni possessi illecitamente occupati ed appartenenti invece al monastero di S. Maria di Barbana, sotto giurisdizione gradese.
ChiudiBibliografia
Epistolae Longobardicae collectae, 8, 13-15, edd. W. GUNDLACH - E. DÜMLER et al., Berolini, 1892 (MGH, Epistolae Merowingici et Karolini aevi, III), 691-715; C. AZZARA, Venetiae. Determinazione di un’area regionale fra antichità e alto medioevo, Treviso, Canova editrice, 1994; R. BRATOŽ, La chiesa istriana nel VII e nell’VIII secolo (dalla morte di Gregorio Magno al placito del Risano), in Acta Histriae II. Convegno internazionale di storici, archeologi e linguisti (Cortina presso S. Antonio, 28-29 maggio 1993), Capodistria, Società storica del litorale, 1994, 65-77; M. SANNAZARO, Sviluppo dell’organizzazione ecclesiastica in Friuli dalle origini all’età carolingia, in Cividale longobarda. Materiali per una rilettura archeologica, a cura di S. LUSUARDI SIENA, Milano, ISU Università Cattolica, 2002, 11-20.
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