Nacque intorno al 1480 da famiglia sicuramente nobile probabilmente, ma non certamente, dal ramo udinese della famiglia Savorgnan. Ottenuta la laurea si recò in Germania e divenuto segretario del vescovo di Vienna, in qualità di ecclesiastico, dimostrò una profonda padronanza di numerose lingue: greco antico, latino, spagnolo, francese e tedesco. Anche se fu certamente un uomo di elevata cultura, come dimostra la corrispondenza con Bilibald Pirkheimer, grande umanista, giurista, erudito e amico di Albert Dürer, la sua fama è legata quasi esclusivamente alla traduzione dallo spagnolo in latino di due delle cinque lettere di Fernando Cortés, su richiesta dell’imperatore Carlo V, che non leggeva lo spagnolo. In appena venti giorni, il S. tradusse la seconda lettera di Cortés, nella quale si legge la prima descrizione giunta in Europa del Messico, con notizie geografiche di spazi enormi e inesplorati e di una civiltà completamente sconosciuta. La lettera, pubblicata a Norimberga nel 1524 da Federico Artemisio con il titolo di Praeclara Ferdinandi Cortesii de noua maris oceani hyspania narratio […] per doctorem Petrum Savorgnanum Foro Iuliensem […] ex Hispano idiomate in Latinum versa, venne poi tradotta da Nicolò Liburnio nello stesso anno e pubblicata a Venezia (La preclara narratione di Ferdinando Cortese della Nuoua Hispagna del Mare Oceano). Meno nota, ma pure degna di menzione, anche la traduzione della terza lettera di Cortés, pubblicata nello stesso anno e luogo, sempre presso Artemisio, con il titolo Tertia Ferdinandi Cortesii […] in nova maris Oceani Hispania generalis prefecti praeclara narratio […] Per doctorem Petrum Savorgnanum ex hyspano idiomate in latinum versa. Non si conoscono il luogo e la data della sua morte.
Bibliografia
J.G. BIRCH, A letter of Petrus Savorgnanus to Bilibald Pirkheimer, «The Library. A quarterly review of bibliography», 5 s., 2/2-3 (1947), 81-94; DI MANZANO, Cenni, 186-187; MARCHETTI, Friuli, 1013; DBF, 648; EMFVG, III/2, 1116-1117; T.M. ROSSI, La conquista del Messico divulgata da due penne friulane, «La Panarie», 105-106 (giugno-settembre 1995), 45-47.
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