Nacque a Palma il 15 giugno 1728 da Francesco di Pietro, veronese, in servizio nella guarnigione veneta, e da Giovanna Casoti. Nulla si sa degli anni giovanili e della formazione; si tramanda che sia stato allievo di Bartolomeo Cordans, ma non esistono prove documentarie a confermarlo, se non la copia di un mottetto di Cordans realizzata dal giovane P. Ventenne ricevette la tonsura clericale a Udine e, nel 1749, entrò a far parte del collegio capitolare di S. Maria Assunta a Cividale del Friuli. Non possedeva patrimonio per il diaconato, ma due benefattori suoi concittadini provvidero a dotarlo di rendite fintanto che non avesse beneficio ecclesiastico. Nel 1751, alla morte dell’organista titolare, Giuseppe Zanchetti, il P. fu eletto all’unanimità a succedergli. La sua prima opera autografa datata risale appunto a quell’anno. Il maestro titolare, Geminiano Santini, si assentò spesso e a lungo fin dal 1753, e perciò i canonici ritennero di potergli affidare «l’orchestra di musica necessaria» e l’insegnamento ai chierici. Il Santini rinunciò definitivamente nel 1754 e, a questo punto, l’indizione del concorso spianò al P. la strada per quella solida carriera che lo avrebbe impegnato per tutta la vita. In duomo a Cividale si dedicò all’attività didattica, alla scelta, composizione, direzione di musica nelle principali festività liturgiche o ricorrenze locali come il giorno del patrono san Donato e dell’Assunta, di funzioni in duomo e nelle parrocchie urbane, di vestizioni di monache in S. Maria in Valle, di antifone per i conventi di S. Chiara e S. Francesco, nelle processioni cittadine e a Castelmonte. ... leggi Ricevette commissioni dalle confraternite dei Battuti e del Santissimo Crocifisso, dalla Casa secolare delle zitelle di Udine fra il 1778 e il 1786; e inviti per recarsi a dirigere esecuzioni musicali, dalla basilica del Santo a Padova nel 1761, al duomo di Udine per il solenne ingresso del nuovo arcivescovo G. G. Gradenigo nel 1762, a Grado nel 1772 insieme con l’organista Luigi De Grassi, a Tolmezzo nel 1773. Nel 1777 dedicò una raccolta di canzoni sacre per soprano e orchestra alla badessa del monastero di S. Maria di Aquileia, Maria Redigonda dei signori di Maniago. Per Palma scrisse un introito per la beatificazione di san Lorenzo da Brindisi nel 1784. Nel 1784 avviò contatti con Francesco Merlini per la sistemazione dell’organo, che poi sarebbe stato rifatto da Gaetano Callido ed inaugurato solo dopo la sua morte, nel 1788. La sua pratica musicale non si esaurì nei doveri impostigli dal ruolo, ma sconfinò in ambito profano. Il 25 gennaio 1757 infatti il patriarca Daniele Delfino minacciò di sospensione i mansionari cividalesi se avessero perseverato nel partecipare «in figura di suonatori» in tempo di carnevale alle rappresentazioni teatrali che coinvolgevano la nobiltà cittadina e delle quali, forse, resta traccia in arie e sinfonie di provenienza sconosciuta. Dell’intera biografia del P. restano dunque poche tracce vistose; gli unici episodi che emergono dalla routine risalgono al 1779 nei rapporti con Giuseppe Cervellini, organista «memorando disturbatore del capitolo». Il 17 ottobre 1786, a soli cinquantotto anni, morì a Manzano in casa Foscolini. La maggior parte delle sue opere note si conserva manoscritta autografa nel luogo in cui prestò servizio per almeno trentasei anni, ovvero presso la parrocchia di S. Maria Assunta di Cividale del Friuli, nell’Archivio musicale capitolare, in trentasette volumi, ventun buste e altre unità sparse nei vari fondi per un totale di 284 unità, nell’insieme di brani unitari e antologie. Pochissime riportano il nome dell’autore e, laddove questo compaia, è spesso frutto di aggiunte postume di altra mano; dalla grafia o dalle datazioni è comunque possibile rilevare elementi per un’attribuzione certa. Inoltre centoventidue compaiono nel catalogo tematico della sola musica sacra compilato nel 1805 e, in quanto anteriori a quella data, ascrivibili al P. Un altro criterio per identificare le opere sue è la posizione assunta, al momento del riordino ancora vigente del materiale, effettuato da Giovanni Battista Candotti a metà del XIX secolo, quando era viva la tradizione esecutiva di quel repertorio. A Udine, tra il fondo principale manoscritto della Biblioteca civica Joppi e il fondo musicale capitolare negli archivi storici diocesani, se ne contano un altro centinaio, quasi tutte in copia, con note di esecuzioni avvenute fino a metà Ottocento. Il corpus comprende essenzialmente musica sacra (messe e sezioni di messe – proprio e ordinario –, messe da requiem, inni, salmi, cantici, litanie, antifone, vespri, compiete, mottetti, lamentazioni a quattro voci miste concertate con orchestra o archi e organo o basso continuo). Sonate a tre, sinfonie, divertimenti scritti di suo pugno potrebbero anche essere copie, frutto del lavoro di altri compositori; è impossibile verificarlo sistematicamente nella pletora di simili forme musicali prodotte nella seconda metà del Settecento. La notorietà europea del P. si deve soprattutto alla pubblicazione di quattro messe a quattro voci miste e organo ad libitum dedicate a decano, canonici e capitolo di Cividale, uscite nel 1770 a Bologna presso Lelio Dalla Volpe.
ChiudiBibliografia
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