Figlio di Giovanni, nacque a Vicenza attorno alla metà del secolo XV; allievo di Ognibene Bonisoli da Lonigo (Leoniceno Pantagato), coltivò fin dall’età giovanile la poesia, che firmò con lo pseudonimo di “Cimbriacus”. Si trasferì a Pordenone per dedicarsi all’insegnamento del greco e del latino: il 12 maggio 1468, quando gli venne conferito dal capitano di Pordenone Federico di Castrobarco il titolo di notaio, era indicato già come «rettor delle scuole» (titolo che indurrebbe ad anticipare l’anno di nascita del 1449, comunemente accolto). Il C. non ancora ventenne, come sostiene nel primo Encomiasticon, ricevette da Federico III, di passaggio nel 1469 nella cittadina, l’alloro poetico e il titolo di conte palatino: riconoscimenti molto ambiti, che ispirarono lodi iperboliche del casato imperiale. Alla ricerca di un migliore stipendio, il C. accettò dapprima un incarico annuale (1469-70) a San Daniele per 52 ducati e depositò tracce significative di quel soggiorno in due codici di Guarnerio: tre sonetti autografi nel Guarneriano 90, f. 124r-125r e la nota di suo mano nel Guarner. 107, con operette fra l’altro di Ognibene, a chiosare un passo del III libro dell’Antidotum primum in Poggium: «Milianus Cimbriacus. Nota Antonii Caballari. Quid de nugis, quas tu pueros doces, sentiat L. Val. dicas etiam mihi mederi fuit» (f. 193r). Insegnò a Gemona nel triennio 1470-73 e nell’anno 1477-78, come si evince dai Quaderni dei Massari, dove sono segnati i costi dei salariati dal primo ottobre al 30 settembre dell’anno dopo; si può far risalire al primo periodo il suo matrimonio con Giacoma Montegnacco Fantoni, figlia di Nicolò e Agnese di Zoppola, da cui ebbe due figli e una figlia: Vegezio Marone, Lapro e Deiopea. ... leggi Non è stato possibile ricostruire l’avvicendamento delle cattedre prima del 1482, quando il C. fu incaricato per un quadriennio (1482-86) a Pordenone ed entrò nel circolo letterario patrocinato dalla famiglia Mantica, di cui fecero parte umanisti di chiara fama come Pietro Edo (Capretto), Gian Francesco Fortunio, Iacopo Caviceo, Marcello Filosseno. Nell’estate del 1486 C. incontrò a Venezia Filippo Buonaccorsi da San Gimignano (Callimaco Esperiente), fuggito per sventare il carcere dopo la congiura del 1468 contro Paolo II e rientrato per la prima volta in Italia nella veste di ambasciatore di Casimiro IV Iagellone, re di Polonia. Sebbene l’inizio di quella amicizia resti oscuro, persistono, dopo quella data, molte attestazioni del loro legame; inoltre nel 1489 il C., sollecitato dal capitano di Pordenone Giorgio Elacher e da Princivalle Mantica, curò l’edizione del poemetto di Callimaco Attila e scrisse la prefazione e il Protrepticon in Attilam Callimachi. Dopo l’incarico quadriennale pordenonese, il C. accolse l’invito della comunità di Sacile a dirigere le loro scuole per il biennio 1486-88; l’anno successivo era di nuovo a Gemona, luogo di nascita del figlio naturale Elio Basso, avuto da Caterina di Domenico del Zocco, riconosciuto con la sentenza arbitrale del 29 maggio 1488, al cui sostentamento provvide anche dopo il matrimonio della donna con Leonardo Pellipari (documento stilato a Pordenone il 26 maggio 1490). Nel 1489, vent’anni dopo essere stato insignito dell’alloro poetico, si recò a Linz, allora sede della corte, per rendere omaggio a Federico III e al figlio Massimiliano, che confermò i riconoscimenti attribuiti dal padre (diploma imperiale del 3 ottobre 1489). Concluse la sua carriera di docente a Cividale, dove si trasferì nel 1490, portando con sé anche il piccolo Elio, che morì nel 1494, come attesta la lapide posta nella chiesa dei padri conventuali di S. Francesco. Il C. insegnava ancora nel gennaio del 1499; morì nel giugno dello stesso anno e venne sepolto accanto al figlioletto (conferma indiretta dell’anno della morte nell’atto notarile di Girolamo Orsetti del maggio 1500, nel quale Giacoma «figlia del nob. Giovanni q. ser Nicolò Montegnacco» è dichiarata «vedova del q. Emiliano Cimbriaco di Vicenza, rettore delle scuole in più luoghi del Friuli»). Poeta encomiastico molto fecondo, il C. celebrò nei suoi quasi cinquemila versi in latino i rappresentanti politici e culturali delle sedi dove svolse la preminente attività di insegnante di lettere, gli avvenimenti più significativi della sua epoca, i suoi rapporti con la corte imperiale e i circoli letterari d’oltralpe (spiccano i nomi di Pietro Bonomo, Johannes Reuchlin e Konrad Celtis). Le due raccolte più impegnative comprendono i cinque poemetti degli Encomiastica e i sei delle Rapsodiae dedicati a Nicolò Donà per la sua nomina a patriarca di Aquileia, illustrata nei suoi tratti storico-geografici nel De Aquileiensi diocesi. Il C., corrispondente di letterati famosi al di fuori dell’ambito regionale, come Ermolao Barbaro il Giovane, Callimaco Esperiente e Pomponio Leto, collaborò soprattutto con gli umanisti del circolo letterario pordenonese gravitante attorno alla famiglia Mantica e con intellettuali, come Cinzio da Ceneda; elogiato da Cornelio Paolo Amalteo, suo allievo, nel carme per Raimondo Peraudi (Pérault), vescovo di Gurk, allora creato cardinale, e da Lilio Giraldi, il quale riferisce l’opinione che gli scritti del C., autore di elegie ed epigrammi, di un probabile resoconto della guerra dei Turchi contro i Rodiesi e di un epicedio per Federico III, sarebbero stati sottratti da persone invidiose, evidentemente, della sua bravura: «Fuit et Aemilianus Cymbricus poeta elegiographus in primis, cuius et epigrammata leguntur. Audivi et illum exorsum fuisse bellum Rhodiacum, quod Turcae suo tempore adversus Rhodienses gessere. Hic et epicedium in Federicum tertium imperatorem cecinit, at inique huius hominis scripta ab invidis dicuntur supprimi».
ChiudiBibliografia
Esauriente la voce di M. MOSCHELLA, Emiliano, Giovanni Stefano, in DBI, 42 (1993), 613-615, alla quale si rinvia per la documentazione, ampliata, per i rapporti con la casa imperiale, da S. DI BRAZZANO, Pietro Bonomo (1458-1546), diplomatico, umanista e vescovo di Trieste. La vita e l’opera letteraria, Trieste, Parnaso, 2005, 31, 34n, 42, 117, 146, 362, 377, 403n, 406n, 428n, 431-33n, 441n. Si citano tuttavia alcuni rimandi: CAPODAGLI, Udine illustrata, 564-565; LIRUTI, Notizie delle vite, I, 382-394; ANGIOLGABRIELLO di S. MARIA (P. CALVI), Biblioteca e storia di quei scrittori […] di Vicenza, III, Vicenza, Vendramini Mosca, 1775, LIV-LXXXII; TIRABOSCHI, Storia, III, 205; BALDISSERA, Degli uomini, 19; B. ZILIOTTO, Elio Quinzio Cimbriaco, «Pagine Istriane», 38 (1959), 31-32; MARCHETTI, Friuli, 954; F. BABINGER, Maometto il conquistatore e gli umanisti, in Venezia e l’Oriente fra tardo Medioevo e Rinascimento, a cura di A. PERTUSI, Firenze, Sansoni, 1966, 446; G. ORTALLI, Cronisti e storici del Quattrocento e del Cinquecento, in Storia di Vicenza. III/1. L’età della repubblica Veneta (1404-1797), a cura di F. BARBIERI - P. PRETO, Vicenza, Neri Pozza, 1989, 401, 405; Mille protagonisti, 183-184; DBF, 197; PATAT, Oms, 73. Non del tutto affidabile, ma imprescindibile per le notizie, talora sostenute dai documenti in appendice, il saggio di BENEDETTI, Attività educativa, 109-205. Sulle sue condotte: DEGANI, Le nostre scuole, 91; BALDISSERA, Alcune notizie, 9; GRION, Guida, 285-286 (accoglie le date registrate in ms BCU, Joppi, 596, Serie cronologica, f. ... leggi non num.; AMC, cartol. GO6/07, nei Quaderni della Comunità dal 1490 al 1498 è registrato saltuariamente il salario per C. e l’affitto per la sede della scuola); BELLONI, Umanisti, 136-137; inoltre BGSD, Collectanea Coluta, T. A, 64; ms BCU, Principale, 860/V, Serie di maestri di scuola pubblica di San Daniele. Generica la segnalazione di F. METZ, L’istruzione e la cultura, in Pordenone. Una città, a cura di P. GOI, Pordenone, Savioprint, 1991, 149. Gli incarichi a Gemona trovano parziale riscontro nei Quaderni dei Massari in ACG, Parte antica, no 466 (1470-71), f. non num.; 468 (1472-73), f. non num.; 474 (1477-78), f. 28r. Dagli stessi quaderni risulta che dal 1473 al 1476 a Gemona insegnano invece il prete Sebastiano e Bernardino Franceschini (ni 469, 471, 472, 473) e che nel 1479-80 subentra Bortolo di Tarcento (no 475, f. 15v). Mancano i registri del 1476-77 e dal 1480 al 1499. Sull’attività poetica: V. LANCETTI, Memorie intorno ai poeti laureati d’ogni tempo e d’ogni nazione, Milano, Manzoni, 1839, 173-176; A. HORTIS, Pordenone e Trieste. Un poemetto inedito dei fatti di Pordenone, Trieste, Caprin, 1890, 39 n. 15; A. BENEDETTI, Nota storica sull’attività del Bellunello in Pordenone, «Il Noncello», 8 (1957), 39-42. Versi per Federico III e Massimiliano in In hoc libello, amice lector, iam primum in lucem edita […] Quintii Haemiliani Cimbriaci poetae et comitis palatini Epicoedion in divum Fridericum III imperatorem cum epistola liminari Iacobi Spiegel […], Viennae Austriae, Hieronymus Vietor et Ioannes Singrenius, 13 febbraio 1514, f. D 1r-v; i cinque poemetti Encomiastica ebbero grande fortuna editoriale: la princeps, con l’epistola prefatoria di Giovanni Camers, in Cymbriaci poetae […] ad divos Caesares Foedericum imperatorem et Maximilianum regem Romanorum, Venezia, Manuzio, 1504; di nuovo in Rerum Germanicarum scriptores varii, qui res in Germania et imperio sub Friderico III Maximiliano I impp. memorabiliter gestas illo aevo litteris prodiderunt, a cura di M. FREHER - B.G. STRUVE, II, Argentorati, Dulsseckerus, 1717, 415-444; poi in De carminibus Latinis saeculi XV et XVI ineditis, a cura di A. ZINGERLE (Beiträge zur Geschichte der Philologie, 1), Innsbruck, Libraria Academica Wagneriana, 1880, ni 16-29, 45-65. Delle Rapsodiae sono a stampa la prima De veteris Aquileiae claritudine a cura di BENEDETTI, Attività educativa, 195-197, e la seconda, De Aquileiensi Dioecesi, pubblicata da ZILIOTTO, Elio, 32-34. Inoltre in A. GOI, Tombe e monumenti funebri, in San Marco di Pordenone, a cura di P. GOI, Pordenone, GEAP, 1993, 755-758, l’epigramma composto per Salomè Raunach, moglie del capitano cesareo di Pordenone Federico Dürer, deceduta nel 1482; A. BELLAVITIS, Una storia familiare. Una storia edilizia, in G. BELLAVITIS, Palazzo Montereale-Mantica, Pordenone, Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, 1987, 44-45. Gli dedica un distico Raffaele Zovenzoni (B. ZILIOTTO, Raffaele Zovenzoni. La vita, i carmi, Trieste, Smolars, 1950, 115 n. 158). Componimenti inediti: ms BCU, Joppi, 710c, Letterati e notizie letterarie, f. 115r un carme per Nicolò Canussio, f. 115v, e uno per il ponte di Cividale; ms BCVr, 294/19, f. 19r-191r; ms BBU, Fontanini, Varia, XIII, f. 45r-71v, perlopiù autografi; ms BNMV, Lat. XIV 50 (4238), f. 107r il ritratto di C. eseguito da Andrea Bellunello (su cui C. FURLAN, “Per dar maggior vaghezza et splendore alla Chiesa”. La decorazione pittorica dalla metà del Quattrocento alla fine del Cinquecento, in San Marco di Pordenone, a cura di P. GOI, Pordenone, GEAP, 1993, 236) e il carme edito da BENEDETTI, Attività educativa, 120; ms BCU, Principale, 102, carmi a pp. 267-279, 238-261 e quattro sonetti a pp. 488-490; ms Ibid., 637, Carmina, f. non num.; ms Roma, Biblioteca Casanatense, 321 (Dv8), su cui BELLONI, Umanisti, 137-138. Sulla presenza di C. a San Daniele si vedano Ibid., 136-137 e CASARSA - D’ANGELO - SCALON, Libreria, 310, 348-349. Inedita la corrispondenza col Porcia (ms BGSD, XXVI, Lettere inedite di Iacopo Porcia, libro IV o VI ni 2, 3 e 4); a stampa, l’epistola di Ermolao Barbaro in E. BARBARO, Epistolae, Orationes et Carmina, a cura di V. BRANCA, Firenze, Bibliopolis, 1943, I, 50-51 n. 34, e alcune a e di M. SABELLICO, Epistulae familiares, in Opera, Venezia, Albertino da Lissona, 1502, f. 2r-v, 18v, 19v, 19v-20r, 51r. Per i giudizi rispettivamente Miscellanea di varie operette, V, Venezia, Lazzaroni, 1741, 514 e LILIUS GREGORIUS GYRALDUS, De poetis nostrorum temporum, ed. K. WOTKE, Berlin 1894, ora LILIO GREGORIO GIRALDI da Ferrara, Due dialoghi sui poeti dei nostri tempi [Dialogi duo De poetis nostrorum temporum], a cura di C. PANDOLFI, presentazione di W. MORETTI, Ferrara, Corbo, 1999, 72.
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