Nacque a Udine nel 1682 dal nobile Giulio Cesare, notaio e cancelliere di reggimenti veneziani in città di terraferma, e da Isabella Madrisio, sorella di Nicolò. Il fratello Giovanni Francesco fu padre dell’agronomo Fabio. L’A. fu battezzato come Girolamo Antonio; nel 1698, entrato a Monza nell’ordine dei chierici regolari di S. Paolo o barnabiti, assunse il nome di Basilio. Studiò retorica e filosofia a Milano, teologia a Bologna. Personalità di rilievo all’interno dell’ordine, fu a Parma, Piacenza e Roma; insegnò nelle scuole barnabite di Lodi e della nativa Udine, dove fece ritorno e si stabilì a partire dal 1718 ricoprendo la carica di rettore e preposito in un periodo di forte incremento dell’istituto e dell’annesso collegio dei nobili. L’A. si dedicò anche, come attesta G.G. Liruti che a lui dedicò la sua dissertazione De Iulio Carnico, nunc Zuglio in Carnis Foroiuliensibus, al collezionismo di monete, medaglie greche, latine e “idoletti”; fu socio della Società letteraria albriziana di Venezia. Compose rime d’occasione per ingressi e partenze di luogotenenti o per nozze, secondo il costume dell’epoca, ma il suo interesse si rivolse principalmente alla storia patria nel clima della “respublica litteraria” degli intellettuali friulani del primo Settecento. ... leggi La sua prima opera a stampa fu una traduzione da un anonimo francese per i tipi dei Murero di Udine del 1723, Lo spirito buono in traccia de’ mezzi per ben disporsi alla buona morte tradotto da un religioso barnabita, un libretto di devozione di piccolo formato, in cui il nome dell’A. quale «religioso barnabita» a cui si deve il lavoro figura a pagina 14, sottoscritto alla dedica ai presidenti della Compagnia della buona morte. Successivamente nel 1735 uscì a Venezia presso Pasinelli Cent’ottanta, e più uomini illustri del Friuli, quali fioriscono o anno fiorito in questa età, un repertorio di personaggi suddivisi in cinque classi (ecclesiastici, militari, politici, cavalieri d’ordine, letterati), selezionati a partire dal 1665, vale a dire dall’anno di edizione di Udine illustrata da molti suoi cittadini di Gian Giuseppe Capodagli, opera di cui questa, secondo quanto dichiara lo stesso A., avrebbe dovuto essere la continuazione. Ma il quadro si modifica, come del resto si evince dalla dedica alla gioventù friulana e dalla Breve notizia della storia del Friuli in premessa, dove sono indicati i criteri guida del repertorio, non più incentrati soltanto su Udine e sui suoi cittadini. L’A. dichiara di voler presentare ai giovani alcuni «soggetti da imitare» selezionati nell’arco degli ultimi settant’anni, esempi di «virtù» civica e di valori cristiani, ricordando che «infelice è colui che solamente sul merito de’ Maggiori, e non sul proprio, appoggi il suo vanto», ricalcando i temi di un dibattito sulla nobiltà che in quegli anni aveva raggiunto i toni più forti con Romanello Manin. La ricerca si allarga a tutta la Patria, senza per questo mettere in discussione il ruolo centrale di Udine; piuttosto sottolineando come, sulla linea di un’allegoria diffusa dall’anonima Anatomia della Patria del Friuli di metà Cinquecento rimasta manoscritta, la nobiltà del capo viene esaltata quando sono «bene ornate» anche le membra. Nel sommario di storia friulana posta in premessa l’A. si serve di fonti classiche e di autori friulani, da Giovanni Candido a Nicolò Madrisio, identificando Forum Iulii con Cividale e ammettendo la difficoltà di stabilire le origini di Udine, scartando le vecchie argomentazioni di parte a favore di Udine e accettando invece una linea di studi che da Candido arriva a Giusto Fontanini e Scipione Maffei. Nel 1737 uscì a Udine presso la stamperia Murero la Vita e viaggi del beato Odorico da Udine, dedicata ai padri del convento di S. Francesco presso la cui chiesa il beato era sepolto. L’A. afferma di aver voluto con il suo lavoro colmare un vuoto, in quanto gesta e miracoli del beato sarebbero ricordati ormai soltanto da Lucrezio Treo, asserendo anche di avere reperito un’unica copia di una biografia «molto ristretta». Forse tale opera è la Vita b. Odorici Foro Iuliensis, dagli annali di Luke Wadding, curata da Bernardino Treo e pubblicata dall’udinese Nicolò Schiratti nel 1654; ma lo stesso Schiratti nel 1639 aveva stampato un’altra vita di Odorico di padre Marco da Lisbona. L’A. chiama il beato «Odorico da Udine» e non «da Pordenone», come pure è frequentemente indicato, privilegiando il luogo della sepoltura, allo stesso modo di sant’Antonio da Padova, san Giacomo di Gallizia, san Nicolò da Bari. Nel 1741 uscì il Ragguaglio geografico storico del territorio di Monfalcone nel Friuli, un’analisi basata su ricerche documentarie in cui si discute sulla natura e sulle risorse del territorio, sui luoghi e sulle istituzioni, sugli abitanti, sulla toponomastica. Accanto alle note erudite ci sono osservazioni sullo stato presente o su fenomeni tipici della zona del Carso. L’interesse per il monfalconese era motivato anche da una conoscenza diretta dei luoghi per i possessi che la famiglia aveva nella zona, beni che il fratello dell’A., Giovanni Francesco, legò a un fedecommesso. La corrispondenza dell’archivio Liruti presso l’Archivio di stato di Udine attesta che alcune informazioni ad A. furono fornite da Gian Giuseppe Liruti, il quale, ricevuta in omaggio l’opera, scrisse all’autore di trovarla «dotta e dappertutto spazia di nuovi lumi e singolari» (minuta sul verso della lettera dell’A. del 18 settembre 1741). A tale lavoro rispose immediatamente Gian Domenico Bertoli con Alcune osservazioni […] sopra l’opera del padre, don Basilio Asquini barnabita udinese, edite nella Raccolta di opuscoli scientifici e filologici del Calogerà nel 1742. Il Bertoli, sulla base delle ricerche effettuate per le sue Antichità d’Aquileia, discute sull’interpretazione di alcune iscrizioni e sulla datazione di lapidi romane ricordate dall’A., oltre che sull’identificazione delle «acque gradane». L’opera comunque rimane una fonte per la conoscenza delle istituzioni del Monfalconese. L’A. morì a Udine nel 1745. Presso l’archivio privato Asquini di Fagagna (Udine) si conservano suoi inediti manoscritti, alcuni dei quali anche in copia presso la Biblioteca civica Joppi di Udine, sia in versi sia in prosa. Lasciò incompiuta la Storia sacro-profana del Friuli, di cui restano appunti e bozze dei primi sei capitoli, oltre alle vite delle sante Eufemia, Dorotea, Tecla ed Erasma, alle vite dei duchi del Friuli Rachisio e Anselmo, di Paolo Diacono, del beato Bertrando. Nel 1899 su «Pagine friulane» Giuseppe Biasutti pubblicò per il millenario di Paolo Diacono la Vita del beato Paolo Diacono d’Aquileia, premettendo che il lavoro dell’A., pur presentandosi come un panegirico per essere l’autore un “erudito” ed elegante letterato più che storico che scandaglia fonti autentiche, costituiva comunque una testimonianza dell’interesse per la figura dello scrittore cividalese. Nell’archivio Asquini si conservano pure molti appunti su famiglie udinesi, lavori preparatori di una inedita cronaca di famiglie nobili, Nobili udinesi che abitano o hanno abitato in questa città di Udine, conosciuti da me scrittore, ovvero che sono vissuti nello spazio di sessantré anni di mia vita la quale cominciò il 20 maggio 1682 usque 1745. Dal manoscritto, Luigi Frangipane redasse nel 1899 una copia, conservata presso l’archivio privato Frangipane a Ioannis di Aiello (Udine), a cui sono allegati uno spoglio delle abitazioni delle famiglie citate in cronaca, estratto dallo stesso Frangipane, oltre a un indice a cura di Giovanni Battista della Porta, datato 1903. Tale spoglio, Da chi furono possedute alla metà del 1700 gran parte delle case di Udine, fu pubblicato nel 1901 su «Pagine friulane» a cura del Frangipane. Tra gli inediti il Liruti ricorda anche una dissertazione «sul riparo delle acque dannose del Friuli», Parere circa il riparo delle acque dannose del Friuli, manoscritto dell’archivio Asquini, noto ad Antonio Zanon, che rispose dalle pagine di Dell’agricoltura, delle arti e del commercio. Il Liruti menziona anche una raccolta di novelle del Friuli e di altri paesi sul modello di Boccaccio.
ChiudiBibliografia
Ms BCU, Joppi, 710c, V. Joppi, Letterati friulani, f. 55v.
[ANONIMO] Lo spirito buono in traccia de’ mezzi per ben disporsi alla buona morte tradotto da un religioso barnabita, Udine, Murero, 1723, traduzione di B. A.; B. ASQUINI, Cent’ottanta, e più uomini illustri del Friuli, quali fioriscono, o anno fiorito in questa età, Venezia, Pasinelli, 1735; ID., Vita e viaggi del beato Odorico da Udine, Udine, Murero, 1737; ID., Ragguaglio geografico storico del territorio di Monfalcone nel Friuli, Udine, Murero, 1741.
LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 329-330; [G. BIASUTTI], prefazione a B. ASQUINI, Vita del beato Paolo Diacono d’Aquileia, «Pagine friulane», 12 (1899), 57-59; L. FRANGIPANE, Da chi furono possedute alla metà del 1700 gran parte delle case di Udine, «Pagine friulane», 13 (1900), 174-177, 190-193; E. PATRIARCA, Storici minori del Friuli. Asquini Basilio, «La Guarneriana», 19 (1967), 1; E. MIRMINA, Esplorazioni nel Settecento letterario italiano: Venezia e la “Patria del Friuli”, Roma, Bulzoni, 1984, 204-210; A. ASQUINI, Don Basilio Asquini, barnabita, in Bisiacaria, numero unico dell’Associazione Culturale Bisiaca, Monfalcone, 1994, 9-16; M. CAVINA, Introduzione a Statuti di Monfalcone, a cura di M. CAVINA, Udine, Forum, 2005, 12-19.
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