Nacque a Udine il 9 aprile 1814 da Vincenzo, originario di Villa di Varmo, e da Rosa Canciani. Poco dopo, la sua famiglia si trasferì dalla parrocchia del Redentore a quella delle Grazie, dove conobbe il canonico p. Francesco Alessio, che lo avviò al sacerdozio e, insieme a p. Pietro Platnis, lo guidò nella prima fase della carriera ecclesiastica. Compiuti gli studi seminariali, nel 1837, fu ordinato sacerdote nella chiesa di S. Antonio. Il suo ingresso nel Capitolo metropolitano fu di poco successivo, cappellano corale in quello stesso 1837, cappellano nel 1841, maestro di cerimonia dal 1856 alla morte. Certamente un minore, la sua figura è nondimeno tra le più importanti ed interessanti del clero liberale nell’Ottocento friulano. Le sue posizioni politiche e religiose, ma anche uno stile di vita molto secolare, gli procurarono forti ostilità da parte di una gerarchia ecclesiastica allineata, almeno dall’avvento dell’arcivescovo monsignor Luigi Trevisanato, su di un rigido intransigentismo. Sollecitata dall’autorità politica, la curia metropolitana esercitò un rigoroso controllo su questo erudito abate, che aveva partecipato al dibattito pubblico cittadino e alla propaganda delle idee patriottiche e liberali nei giorni della rivoluzione del 1848. La musica sacra fu al centro dei suoi interessi nel decennio pre-unitario; insieme all’abate Gianfrancesco Banchieri, tra l’altro, si dedicò alla stesura dei nuovi regolamenti per il coro metropolitano. Con la liberazione, il suo isolamento, se si eccettua l’amicizia di Banchieri e pochi altri, riuscì paradossalmente accresciuto, costringendolo a dedicarsi, anche per ragioni economiche, alle attività di precettore privato e di pubblicista. ... leggi I suoi scritti apparvero regolarmente nella stampa liberale e in almeno trentasette opuscoli, spaziando tra la poesia, la necrologia e la saggistica. I suoi contributi sul Risorgimento, tra cui si deve menzionare almeno La mente degli italiani dopo la disfatta di Novara (1878) e L’Italia dal 1814 al 1849 (1881), esprimono una compiuta riflessione filosofica e politica sulla storia nazionale, influenzata ecletticamente da Mazzini e Louis Blanc, Gioberti e Rosmini. La manifestazione di fedeltà allo Stato nazionale, gli auspici di una riforma religiosa, l’aspirazione alla conciliazione tra fede e ragione, cardini di queste opere, gli valsero le accuse di razionalismo e persino deismo da parte clericale. Dalla metà degli anni Settanta, le cure dedicate ad un fratello malato, Luigi Paolo, lo costrinsero ad indebitarsi e lo precipitarono sull’orlo dell’indigenza. Morì l’8 luglio 1890.
ChiudiBibliografia
BSAU, Biasutti, Valentino Tonissi.
V. TONISSI, Pagine sparse. Pubblicate per cura di Maria Venturini, Cividale, G. Fulvio, 1904.
P. V., Ab. Valentino Tonissi, «Giornale di Udine», 8 luglio 1890; C., Valentino Tonissi, «La Patria del Friuli», 8 luglio 1890; G. COPOLUTTI, Riflessi della “Questione Romana” nel Clero Udinese durante il Pontificato di Pio IX, t.l., Roma, Pontificia Università Lateranense, 1963, 80-87; T. SGUAZZERO, Cattolicesimo e liberalismo in Friuli nel secolo decimonono, Udine, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1992, 23, 62-63, 65.
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