Nato a Dogna (Udine) nel 1906, P. si dedicò inizialmente agli studi tecnici conseguendo il diploma di geometra nel 1924. Assecondando la propria innata passione per l’arte, decise di intraprendere la carriera artistica, compiendo i suoi esordi da autodidatta all’insegna della pittura di paesaggio, come testimoniano dipinti quali i Verdi sul Cormor, realizzati in almeno due distinte versioni, entrambe del 1927 (oggi in due diverse collezioni private udinesi). Pur frequentando i tre fratelli Basaldella, Dino, Mirko e Afro, che insieme ad Angilotto Modotto, Candido Grassi e Alessandro Filipponi andavano a quell’epoca preparando l’esordio della cosiddetta Scuola friulana d’avanguardia, P. non partecipò alla prima esposizione del gruppo, mentre presentò, accanto al suo Autoritratto (Udine, Galleria d’arte moderna), la Mammina al sesto piano (Udine, collezione privata) nel contesto della II Biennale friulana d’arte svoltasi a Udine nel 1928. In quell’ambito, dominato ancora dagli esiti di tanta pittura di genere e di paesaggio, trionfanti del gusto e del colore locali, la pittura di P. veniva segnalata come declinazione “moderna” del novecentismo ormai imperante a livello nazionale. I saldi valori plastici che caratterizzano le sue composizioni di quegli anni e il colore steso a corpo, a definire masse e volumi, ma privo di qualsiasi compiacimento estetico, valsero all’artista il riconoscimento della critica più aggiornata e la possibilità di partecipare, l’anno successivo, alla mostra Bevilacqua La Masa a Venezia con il Ritratto della madre (1929; Udine, collezione privata). Alla fine del 1929, inoltre, organizzò insieme con lo scultore Max Piccini una esposizione presso la taverna del cinema Eden dove, oltre ad alcuni quadri, presentò al pubblico anche disegni e xilografie che Arturo Manzano, recensendo la rassegna, ricondusse stilisticamente all’influsso della pittura del postimpressionismo francese e di Cézanne. ... leggi Nel 1930 P. si trasferì a Milano, dove ebbe modo di entrare in contatto con l’ambiente figurativo facente capo all’Accademia di Brera, ma soprattutto alla galleria Il Milione. Fu così che conobbe il critico Edoardo Persico, per il tramite del quale frequentò gli esponenti della corrente del chiarismo milanese, sostenitori di una pittura di raffinati impasti tonali, in opposizione al movimento ufficiale di Novecento italiano patrocinato da Margherita Sarfatti. Grazie a questi rapporti, P. prese parte nel 1933 ad una collettiva allestita presso la galleria Il Milione, insieme con Afro Basaldella, Silvano Taiuti e Raul Bosisio, in cui presentò dipinti contraddistinti da accensioni cromatiche di lontana ascendenza fauve e da stesure pittoriche capaci di rendere la vibrazione luministica della visione. Nel 1934 fu la galleria Sabatello di Roma ad accogliere le sue opere con quelle degli amici Mirko Basaldella, Candido Grassi e Angilotto Ermagora Modotto, che ricomposero, in quella circostanza, l’esperienza artistica della Scuola friulana d’avanguardia. A quel torno di tempo risale la realizzazione del dipinto raffigurante il Ponte di S. Gerardino a Monza (1936; Udine, Camera di commercio, industria, artigianato, agricoltura), tela che testimonia l’adesione del suo artefice ad uno stile più libero e attento alla resa atmosferica della composizione. A partire da quel periodo l’attività espositiva dell’artista si intensificò con partecipazioni ripetute alle mostre sindacali tenutesi in ambito locale e regionale nel corso degli anni Trenta, ma con presenze significative anche a livello nazionale ed internazionale alle Biennali di Venezia (1934, 1936, 1948, 1950) e alle Quadriennali romane (1935 e 1943). Rientrato in Friuli nel 1938, assunse la direzione della Scuola mosaicisti di Spilimbergo, pur continuando a dedicarsi anche alla pittura di soggetto religioso e alla decorazione d’interno. Tra il 1939 e il 1940 portò a termine gli affreschi della parrocchiale di Flambro e realizzò i mosaici per le chiese di Urbignacco e Felettis, risalenti rispettivamente al 1944 e al 1945. Nel secondo dopoguerra P., pur continuando a frequentare i generi della natura morta, del ritratto e del paesaggio, iniziò ad indirizzare il proprio interesse a soggetti tratti dal mondo circense e delle maschere. Nel corso degli anni Sessanta riprese a trattare anche il nudo femminile, mentre venne chiamato a ridipingere alcuni affreschi nel cupolino del duomo di Udine in luogo di quelli già realizzati dal pittore Louis Dorigny e andati distrutti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Tra il 1957 e il 1962 P. venne chiamato a eseguire alcuni mosaici nel Tempio dei caduti di Cargnacco, cui fecero seguito i lavori portati a compimento per il Tempio Ossario (1970) e nel Seminario arcivescovile (1971) di Udine. Morì nel capoluogo friulano nel 1991.
ChiudiBibliografia
DBF, 649-650; Antologica Fred Pittino. Catalogo di Lignano Biennale 2. Rassegna internazionale d’arte contemporanea (Lignano, 25 luglio-18 settembre 1970), a cura di F. PASSONI, Lignano, Azienda autonoma di soggiorno e turismo, 1970; L. BORGHESE, Pittino, Milano, Club amici dell’arte, 1972; Fred Pittino, in SBS Enciclopedia dell’arte contemporanea, supplemento al fascicolo n. 13, s.l., s.d. [1975 ca.]; Fred Pittino. 50 anni di pittura. Mostra antologica, a cura di A. RIZZI, Fagagna, Comune di Fagagna, 1985; A. RIZZI, Fred Pittino. La produzione sacra fino agli anni Cinquanta, Udine, Comitato promotore Mostra d’arte sacra Flambro, 1986; I. REALE, in Dino, Mirko, Afro Basaldella. Catalogo della mostra (Udine, 20 giugno-31 ottobre 1987), a cura di E. CRISPOLTI, Milano, Mazzotta, 1987, 271-272; A. RIZZI, Fred Pittino, Udine, Banca popolare di Codroipo, 1988; La Pittura in Italia. Il Novecento/2. 1945-1990, Milano, Electa, 1993, 828; Fred Pittino. Un protagonista dell’arte del Novecento, dal periodo milanese agli anni Settanta. Catalogo della mostra (Maiano, 10 gennaio-21 febbraio 1999), a cura di L. DAMIANI - E. SANTESE, Maiano, Comune di Maiano, 1998; G. ELLERO, Fred Pittino e la Scuola Friulana di Avanguardia, Udine, Centro friulano arti plastiche/Galleria del Girasole, 2006; Fred Pittino e gli affreschi di Flambro, a cura di G. ELLERO, Udine, Centro friulano arti plastiche/Parrocchia di Flambro, 2006.
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