Nacque a San Daniele del Friuli nel 1895. Dal padre Celso, che era scalpellino, apprese da subito la grande lezione dell’artigianato; si iscrisse alla Scuola speciale di architettura dell’Accademia di belle arti di Venezia (1912) dove ebbe come compagni di corso Pietro Zanini e Cesare Scoccimarro. Nel 1915 vinse il premio Tommaso Coronini per l’architettura ed effettuò diversi viaggi di istruzione in Italia. Diplomatosi a pieni voti in disegno architettonico, tornò in Friuli e lavorò presso lo studio di Provino Valle, occupandosi del progetto per il cinema Eden di Udine. Nel 1922 partì per Bucarest dove si fermò per due anni e al ritorno in Italia cominciò a esercitare la libera professione. Nominato componente della Commissione igienico-edilizia del comune di Udine, con Cesare Miani e Provino Valle (1926), aderì nel 1929 all’albo degli architetti di Udine e nel 1933 al Sindacato fascista architetti del capoluogo friulano. Le sue prime prove – villa Calvetti in viale Venezia a Udine (1925) e il villino Candolini in via Volturno (1925) – ispirate all’eclettismo neo-rinascimentale di tanti edifici “signorili”, lasciarono il posto a una precoce adesione al nuovo linguaggio espressivo, dapprima debitore alla lezione dei viennesi, appresa dal Valle, quindi più chiaramente derivato dai giovani seguaci italiani del Movimento moderno. A segnare questa svolta è palazzo Mulinaris Massarutto (1926-1930), situato nel centro storico di Udine, che si inserisce in un contesto tradizionale impiegando strutture e forme innovative, come i terrazzi a sbalzo posti sull’angolo, che rendono esplicito l’uso del calcestruzzo armato. ... leggi Insieme con Pietro Zanini e Cesare Scoccimarro, venne incaricato di progettare la Casa dell’aviatore per la Triennale di Milano del 1933: recensito positivamente dalla critica italiana, l’edificio era ispirato ai criteri di funzionalità che caratterizzano il razionalismo, oltre a rappresentare uno spazio promozionale per l’artigianato e l’arte friulana. Da questa data la sua adesione al nuovo linguaggio espressivo si fece sempre più convinta, ma anche personale. Infatti, oltre a sviluppare un proficuo rapporto con il mobilificio Fantoni che avrebbe realizzato molti degli arredi delle abitazioni progettate, M., in collaborazione con le imprese di costruzione locali, studiò delle soluzioni costruttive innovative, dove l’impiego del calcestruzzo armato veniva interconnesso ai materiali tradizionali. A Udine, per l’Opera Nazionale Balilla (ONB), realizzò la Casa della giovane italiana (1933-1937) in via Asquini (ora cinema Visionario) e il collegio convitto di via Pradamano (1934-1936), per il quale chiamò a collaborare il giovane Afro Basaldella che realizzò gli affreschi dell’atrio. I fratelli Basaldella (Mirko e Afro), oltre a Corrado Cagli, lo affiancarono nuovamente nella ristrutturazione di casa Cavazzini a Udine (1937-1939) per la quale disegnò alcuni interessanti pezzi di arredo. Ma il progetto che meglio evidenzia l’adesione di M. alle istanze del razionalismo e la perfetta integrazione con gli spazi interni, è il gruppo di “casette uguali” (1935-1936) realizzato in via di Toppo a Udine (Fantoni, Marcuzzi, Pittini) che rivelano la personale rielaborazione delle opere di Le Corbusier e delle colonie di ville del Weissenhof di Stoccarda. In una delle “casette” trasferì studio e abitazione, restandovi fino al 1969. Con il suo rivestimento in piastre cementizie e le balaustre in vetro delle terrazze, site nel corpo principale rinserrato tra due ali cilindriche divergenti, palazzo Piussi-Levi (piazza della Repubblica a Udine, 1935-1936) va visto, secondo Luigi Pellegrin, alla luce del Novocomum di Giuseppe Terragni e dei costruttivisti russi. Per l’ONB realizzò sedici case in tutto il territorio regionale tra cui quelle per Udine, Codroipo (1933), San Daniele (1933), Gemona, Talmassons, Aiello, Buia, Maniago, Forni di Sotto, Prato Carnico, Osoppo, Mortegliano (1934). Nelle ville (Blanchini in via Sacile, 1933; Caisutti Brunetti in via Caccia, 1938) e nelle palazzine Sommariva (1937) e Tonini (1937-1938) in via Girardini, entrambe realizzate dall’impresa Tonini, l’architetto utilizzò il lessico razionalista adattandolo di volta in volta alle funzioni e alle richieste della committenza, sempre proponendo soluzioni originali, soprattutto curando la progettazione degli interni. Durante la seconda guerra mondiale aderì alla Resistenza e nel dopoguerra partecipò attivamente alla vita politica come consigliere comunale e componente della Commissione igienico-edilizia comunale. L’attività professionale fu molto intensa anche in questo periodo. Tra il 1952 e il 1957 realizzò numerose sale cinematografiche, a Grado, Cervignano del Friuli, Azzano Decimo, Latisana, Gonars, Maniago, Resiutta, San Giorgio di Nogaro, oltre a curare il riadattamento di quelle di Gemona, Cividale, Terenzano, Tarcento, Cormons. Si impegnò inoltre nella progettazione di diversi complessi INA case: Pontebba 1950, Tarcento 1950-1951, Pagnacco 1951-1952, Spilimbergo 1952-1954, Campoformido 1953-1954, San Daniele 1957-1958, Ovaro, Trasaghis e Tricesimo 1958-1959, Moggio 1959-1965, Ampezzo 1960, Cavazzo Carnico 1962-1965. Iniziato nel 1940 e completato nel 1950, il palazzo della Cassa di risparmio in piazzale Osoppo a Udine, insieme alla galleria del Lavoratore (1950), a villa Sonvilla (1957) e alla coeva villa Proclemer a Tricesimo costituiscono i nuovi modelli di riferimento per l’architettura di M., il quale dimostrò ancora una volta la vitalità della propria progettazione, che riuscì a rinnovarsi conservando misura e qualità. M. morì a Udine nel 1972.
ChiudiBibliografia
L. PELLEGRIN, Trent’anni di recezione europea a Udine, «L’Architettura. Cronache e Storia», 34 (1958), 224-241; F. TENTORI, Architettura e architetti in Friuli nel primo cinquantennio del ’900, «AAU», s. VII, 8 (1966-1969), 301-406; DAMIANI, Arte del Novecento II, 240-251; L. MANGILLI, Ermes Midena architetto moderno in Friuli, Udine, Coop. Alea, 1988; L. LENARDUZZI, Razionalismo e memoria storica nell’architettura di Ermes Midena, «AFT», 10 (1988), 169-184; D. BARILLARI, Architettura e arredo nella progettazione razionalista di Ermes Midena, «Sot la nape», 41/2-3 (1989), 85-100; M. CASTAGNARA CODELUPPI, Ermes Midena, in Guida critica all’architettura contemporanea. Friuli Venezia Giulia, a cura di S. POLANO - L. SEMERANI, Venezia, Arsenale, 1992, 125-131; L. MANGILLI, schede, in Arti a Udine, 357-363.
Nessun commento