Figlio di Beniamino, professore di storia e geografia presso le scuole tecniche udinesi, e di Teresa Buttinasca (entrambi allora cittadini irredenti essendo il padre di Trento e la madre di Gorizia), nacque a Udine il 18 aprile 1892, ultimo di quattro figli. Il fratello maggiore Giuseppe, valente alpinista, morì nel 1907 all’età di ventiquattro anni in un tragico incidente durante la scalata del monte Civetta in Cadore, mentre il fratello Luigi Callisto, classe 1887, ufficiale dell’8° reggimento Alpini, battaglione Val Natisone, venne dichiarato disperso in località Dolje sulle pendici del Monte Nero nel settembre del 1915. Frequentò l’Istituto tecnico Antonio Zanon di Udine (sezione fisico-matematica), dove ottenne il 15 agosto 1909 il diploma con la menzione onorevole in storia naturale. Negli ambienti della Società alpina friulana venne presentato da Olinto Marinelli a Giotto Dainelli come un ragazzo appassionato «dei nostri studi»; aveva diciassette anni e sarebbe diventato uno dei suoi allievi più devoti ed attenti. Nello stesso anno si iscrisse presso il R. Istituto di studi superiori di Firenze dove, sotto la guida del Dainelli, il giorno 11 marzo 1914 si laureò a pieni voti con lode in scienze; nello stesso Istituto qualche anno dopo avrebbero compiuto gli studi superiori altri illustri studiosi friulani come Egidio Feruglio, Ardito Desio e Lodovico di Caporiacco, formando così le basi della scuola friulana di geografia, tanto caldeggiata da Olinto Marinelli. ... leggi Ottenuta una borsa di studio, iniziò il corso di perfezionamento in geologia sempre presso l’Istituto fiorentino, ma le circostanze non gli permisero di ultimarlo. Non riuscì neanche a portare a compimento il progetto familiare con la sua promessa sposa, la biologa di origine ferrarese Enrica Calabresi (1891-1944), conosciuta all’Università di Firenze; nella biografia di quest’ultima (scomparsa tragicamente nel gennaio del 1944 a seguito delle persecuzioni nazi-fasciste contro la popolazione di origine ebraica) emergono alcuni tratti della vita privata di D. G. fino ad ora poco noti o addirittura sconosciuti. Arruolato come allievo ufficiale nel 70° reggimento fanteria con sede in Firenze, svolse il servizio militare durante il primo conflitto mondiale dapprima in Comelico e poi sull’Isonzo, nei pressi di Oslavia, raggiungendo ben presto il grado di tenente nel 69° reggimento fanteria (brigata Ancona). La notte tra il 7 e l’8 giugno 1915 sulle alture di Eisenreich, comandando una pattuglia in ricognizione notturna, «[…] attaccò coraggiosamente una piccola guardia austriaca di forza molto superiore. Ferito, rimase a dirigere l’azione impegnata col nemico, sino a che uccise una vedetta austriaca, ne catturò un’altra e disperse tutta la piccola guardia». Per questo atto eroico gli venne conferita la medaglia d’argento al valore militare. Trascorse la breve convalescenza a Firenze, dove svolse il compito di addestratore di reclute ma, non appena ristabilito, richiese di riprendere il suo posto al fronte. Venne inviato sul fronte trentino ed il 15 maggio 1916 venne ferito mortalmente durante un assalto contro le linee nemiche sul monte Maronia; gli conferirono una seconda medaglia d’argento alla memoria al valore militare, con la motivazione: «Aiutante maggiore in seconda, durante una mischia violenta col nemico, visti cadere alcuni ufficiali, assumeva il comando dei loro reparti, e riordinatili prontamente, li incitava alla lotta, finché, colpito al petto, cadeva dando mirabile esempio di eroismo e di elette virtù militari. Monte Maronia 15 maggio 1916». Solo nell’aprile del 1922 le sue spoglie vennero portate nel cimitero cittadino di Udine, dove tuttora riposa. Nella commemorazione funebre, il suo maestro Dainelli ricordò le sue doti umane ed intellettuali, riportando un breve tratto della lettera inviatagli pochi giorni prima di morire (monte Maronia, 14 aprile 1916): «È strano come una lettera porti tanto sollievo e tanta gioia nell’animo. Io poi, socievole e amico di tutti sempre, che con tutti scherzo e su tutto e in qualsiasi momento trovo modo di filosofeggiare allegramente, mi sento invece alquanto solo qui, chè ben pochi trovo capaci di capire e di dividere le mie idee. Non è della sola apparenza esterna che si vive, né soltanto di quell’allegria che è spontanea e perenne in qualsiasi giovane sano e d’indole non… lunatica; ma dentro, e in fondo all’animo, si nascondono pure i sentimenti che formano il carattere dell’individuo. Per questi sentimenti, per le idee e i pensieri che ne derivano, è necessario aver sempre qualcuno con cui parlare, con cui sentirsi affini». Nel 1909 iniziò la pubblicazione dei suoi studi con l’edizione, su incarico della Società friulana di agricoltura, della descrizione geologica dei dintorni di Cividale del Friuli, ma già era apparsa una nota su «Mondo Sotterraneo» nel 1906 che descriveva la sua visita alle grotte di Prestento. Nella sua breve vita è stato autore di oltre centotrenta tra articoli, libri, studi, opere riguardanti geologia, botanica, zoologia, speleologia, glaciologia, alpinismo ed altre materie connesse con le scienze naturali, che vennero pubblicati su «In Alto», «Mondo Sotterraneo», «Annali del R. laboratorio di chimica agraria di Udine», «Bollettino dell’Associazione agraria friulana», «Rivista geografica italiana», «Bollettino CAI Sezione di Firenze». Scrisse inoltre innumerevoli interventi con articoli di vario argomento sulla stampa locale, alcune volte sotto lo pseudonimo di “Troglophilus”. Fu redattore delle riviste «In Alto», della Società alpina friulana, dal 1914, «Mondo Sotterraneo» dal 1912, e del «Bollettino» della sezione fiorentina del CAI. Il suo spirito di ricercatore lo portò fin da ragazzo a compiere esplorazioni, ardite per quei tempi, scendendo nelle viscere della terra. Il suo Grotte e Voragini del Friuli, dove descrive oltre centocinquanta grotte, a tutt’oggi rimane un testo basilare per lo studio dei fenomeni carsici della regione friulana. In questo volume vengono trattati con meticolosa precisione aspetti riguardanti la morfologia, l’idrologia, la meteorologia sotterranea, la paletnologia e la paleontologia; le informazioni vengono accompagnate da rilievi, da fotografie, da una nutrita bibliografia, oltre che da comparazioni con analoghi fenomeni rintracciabili in altre parti del pianeta. L’importante studio venne pubblicato postumo nel 1916 sia sulla rivista «Mondo Sotterraneo» (annata 1915), sia come monografia nella collana “Memorie di geografia, 30”, a cura di Giotto Dainelli. Nel 1915 venne pubblicato nella stessa collana l’interessante e corposo studio monografico sulle Casere del Friuli. Gli appunti freneticamente raccolti venivano racchiusi in piccoli taccuini a quadretti con la copertina nera, rigorosamente numerati; di essi, purtroppo, ne rimangono solo alcuni presso l’archivio del Circolo speleologico ed idrologico di Udine. Tra il 1910 ed il 1911, con il solo supporto dei due studenti Manlio Rodaro (autore di un eccezionale servizio fotografico interno) e Giovanni Sadnig, compì lo studio descrittivo della grotta di Villanova o Doviza (Villanova delle Grotte), con esplorazioni che durarono anche ventiquattro ore, ed eseguì il rilievo delle gallerie, che così raggiunsero lo sviluppo di oltre due chilometri, facendo risultare la grotta la più lunga d’Italia per l’epoca. Le sue esplorazioni non si limitarono al solo territorio della piccola patria: nel periodo passato a Firenze per gli studi universitari, si spinse in Abruzzo sul Massiccio della Maiella per verificare come la pretesa grotta più lunga d’Italia (grotta del Cavallone) fosse di gran lunga inferiore a quella da lui rilevata sul Massiccio del Bernadia; si recò in Toscana, sull’Appennino emiliano e nella Repubblica di San Marino, dove con il friulano Lodovico Quarina descrisse i fenomeni carsici nei gessi. Compì tra il 1911 ed il 1912 alcuni studi sui ghiacciai italiani, su incarico della Commissione per lo studio dei ghiacciai italiani del Club alpino italiano, nella Conca del Baitone nel gruppo dell’Adamello e nella Valle di Gressoney. Per la sua riconosciuta capacità, fu invitato a partecipare alla spedizione scientifica organizzata da padre Alberto De Agostini, missionario a Punta Arenas, nella lontana Terra del Fuoco (Argentina) per esplorare la parte compresa tra il Canale di Beagle ed il Seno dell’Ammiragliato, zona ritenuta allora totalmente inesplorata. Si imbarcò a Genova il 16 dicembre 1912 e, dopo circa un mese di navigazione, arrivò a destinazione. D. G. ebbe l’incarico di condurre le indagini di carattere geografico e naturalistico e di compiere il rilevamento delle regioni percorse. Rilevò il fronte del ghiacciaio Negri, la valle che limita a sud il monte Sarmiento e i ghiacciai che ad essa discendono, scoprendo l’esistenza, nel fondo della Keats Sound, di due fiordi, ad uno dei quali confluiscono ben undici ghiacciai. Rilevò il grande ghiacciaio della Baia di Ainsworth e, con una traversata di sei giorni, passò dalla Baia dell’Ammiraglio al Canale di Beagle, rilevando l’itinerario, passando attraverso la Sierra Valdivieso. La spedizione ebbe termine nel marzo 1913. Ritornato in Italia, lasciò all’Istituto Fiorentino le collezioni di rocce, fossili, piante e animali raccolte e scrisse importanti documentazioni, pubblicate in massima parte postume da Giotto Dainelli. Va inoltre ricordato che è stato D. G. nel 1914 a descrivere i primi fenomeni carsici del monte Canin, segnalandone la grande potenzialità di ricerca e l’importanza per lo studio dell’idrografia. A distanza di quasi cent’anni, la decina di cavità da lui rilevate sono diventate oltre 1.500, risultando la zona, oggi comprendente anche il versante sloveno, una tra le più importanti d’Europa dal punto di vista speleologico. Molte associazioni ed istituzioni culturali in questi anni hanno riconosciuto il merito dei suoi importanti studi e, per ricordarlo, gli sono stati dedicati nell’ottobre del 1925 dalla Società alpina friulana un rifugio alpino nella Val Pesarina (accomunando il ricordo anche degli altri due fratelli), una via nella città di Udine, un lago nella Terra del Fuoco, dagli speleologi udinesi un abisso carsico profondo 525 metri sul massiccio del monte Robon (monte Canin) e dagli speleologi abruzzesi un abisso sulla Maiella (Abruzzo).
ChiudiBibliografia
G.B. DE GASPERI, Scritti vari di geografia e geologia, a cura di G. DAINELLI, Firenze, Memorie Geografiche, 1922.
O. MARINELLI, Giovanni Battista De Gasperi, «In Alto», 27/1-3 (1916), 1-5; F. MUSONI, G. B. De Gasperi, «Mondo Sotterraneo», 13/1-3 (1916), I-IV, 2; F. MICELLI, Gli scienziati della Società Alpina Friulana (1880-1900), in Historia naturalis, 110-123; U. SELLO, La speleologia in Friuli e le origini del Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, ibid., 125-131.
Nessun commento