Nacque a Gemona nel 1835, figlio del pittore Pietro. Era cugino di Girolamo D’Aronco, impresario edile, padre del famoso architetto Raimondo, e fratello del pittore decoratore Elia. Contrariamente alla maggior parte degli artisti gemonesi, nel 1859 si arruolò volontario nella brigata Acqui dell’esercito piemontese, combatté come volontario nella seconda guerra di indipendenza nel 1859, rimanendo ferito gravemente nella battaglia di San Martino. Inabile per la ferita di guerra, rifiutò ogni aiuto e cercò lavoro come «lavoratore di stucchi, nella qual arte era peritissimo» (Picco), ma dovette arrabattarsi con lavori precari, per poi rimpatriare clandestinamente a Gemona, dove fu assistito dagli amici e rimesso in forze. Il primo gennaio 1860 emigrò di nuovo diventando, per vivere, venditore di statuette in gesso, e raggiunse Firenze, dove trovò lavoro nel laboratorio di un mosaicista e si impratichì in breve del mestiere diventando «abilissimo». Nel 1866, con la caduta del Regno Lombardo-Veneto e l’annessione del Friuli all’Italia, lavorò nei laboratori musivi di Venezia, probabilmente da Orsoni. Venne così in contatto con i mosaicisti di Sequals e, emigrato a Parigi, fu uno dei collaboratori di Pietro Facchina, decorando il Teatro dell’Opera con il mosaico a rivoltatura, che permetteva risparmi di tempo e di denaro. In Francia si distinse in numerose opere musive, probabilmente nell’orbita del Facchina, ma nel 1871 fu sorpreso a Parigi dalla guerra con la Prussia e dalla rivolta della Comune. Le sue condizioni di salute si aggravarono e fu costretto a rimpatriare. Morì nel 1877 a Gemona dove viveva la famiglia e, come nota retoricamente il Picco, «Arte patria lavoro e onestà furono la sua bandiera».
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