Nelle attese suscitate dai movimenti del 1848, fu avviata fin dal 1850 a Vienna l’istituzione della Central-Commission zur Erforschung und Erhaltung der Baudenkmale, di cui fu incaricato C. (poi barone von Czernhausen), che era nato a Clam-Gallas, presso Czernhausen, il 5 maggio 1804 e che aveva studiato a Jči e a Praga prima di laurearsi a Vienna nel 1827. C. aveva già svolto un’intensa attività quale funzionario in vari ambiti (porti, ferrovie, etnografia e soprattutto statistica), dimostrando un’ampia visione civile (a Milano conobbe anche Carlo Cattaneo) e grandi capacità organizzative. Cogliendo soltanto qualche spunto da esperienze maturate altrove (Prussia), il ministro del Commercio, Karl Bruck, il 31 dicembre del 1850 fissò l’istituzione della suddetta Commissione centrale, ma proprio in quello stesso 1850 inviò a Trieste C., che fino al 1852 vi svolse la sua attività dando vita a un’autorità marittima centrale. Nominato poi direttore della Commissione centrale per la cura e per la conservazione dei monumenti, egli provvide a strutturarla in modo organico e molto diramato in tutti i Länder dell’Impero. Un’istituzione emanata dal centro si metteva a disposizione delle varie esigenze e specificità culturali che componevano le genti della monarchia: oltre che rispondere alle diverse sensibilità mentali e culturali, la nuova istituzione impegnava tutti nella riflessione sulla propria cultura e in una ragionata comprensione e valorizzazione della stessa, nei riflessi che potevano aver acquistato in merito i monumenti distribuiti nei secoli sul territorio e in ogni centro, grande o piccolo che fosse. ... leggi La prima seduta della Commissione, presieduta da C., si tenne il 10 gennaio 1853. Nel 1856 C. incominciò a fare uscire l’annuario («Jahrbuch») e contemporaneamente furono date alle stampe anche le Comunicazioni («Mittheilungen») che accoglievano i contributi scientifici che precedevano regolarmente le operazioni a cui dovevano essere sottoposti i singoli monumenti, in base al paragrafo 23 dello statuto. Il 10 gennaio 1853 il presidente pronunciò un discorso preliminare, entrando nel merito dell’azione che avrebbe dovuto compiere la Commissione. Ricordando i lavori già avviati in ambiti molto significativi, egli volle menzionare la cultura dei Celti; le esigenze di centri come Aquileia e Carnuntum; alcuni fondamentali monumenti antichi, tra cui le arene di Verona e di Pola, e i monumenti romani di Brescia, Spalato e Salona, senza dimenticare però testimonianze medievali (Karlštejn, Tirolo, Brno, Lubiana) e rinascimentali dell’Italia settentrionale (come Milano, Verona, Vicenza, Venezia). Una rete di collaboratori (“Mitglieder”), di conservatori e di corrispondenti voleva assicurare segnalazioni di necessità e interventi un po’ dovunque; nel 1876 il Litorale aveva cinque conservatori, due goriziani, Paolo Bizzarro e Francesco Coronini Cronberg, tre triestini, che però non collaboravano volentieri, e un corrispondente di Pola. Improvvisamente, però, nel 1863 C. diede le dimissioni dalla “sua” Commissione per motivi di salute. Allontanandosi da Vienna, si ritirò a Gorizia, quasi anticipando una meta che proprio dopo il 1866 fece di Gorizia la “Nizza austriaca”, appellativo che lo stesso C. avrebbe coniato e diffuso con grande beneficio per la città. Oltre a incitare i goriziani (fu proclamato cittadino onorario e gli fu dedicata una via) nello studio e nella cura delle loro testimonianze monumentali e archivistiche, continuò a tenere i contatti col potere centrale per molte iniziative, tra cui la fondazione del Museo di Aquileia (realizzata nel 1882) e l’istituzione di una università a Gorizia. Ritirandosi a Gorizia C., lontano dai centri «disordinati e dissolutori», come li definiva Adalbert Stifter, anch’egli collaboratore nella Commissione, promosse la scoperta e lo studio delle tradizioni e delle varietà culturali di ciascuna regione, pur senza indulgere troppo nelle specificità che potevano essere in disarmonia con una visione sovranazionale. Intitolando Stadt und Land il suo primo dettato a Gorizia, egli si rifaceva a un luogo letterario austriaco, analizzando però due modi d’essere che bene si verificano proprio a Gorizia, fondata sulla presenza parallela e contemporanea di più componenti e propensa a una misura composta e soltanto apparentemente rinunciataria. Si intuirono allora, da parte sua, i vantaggi che la città poteva trarre dalle possibilità turistiche, specialmente dopo che l’Impero aveva perduto l’Adria veneta: riferendosi alla possibilità per Gorizia di essere sede universitaria, C. fece osservare che, pur avendo vinto a Custoza e a Lissa, l’Impero aveva perduto un tremendo quadrilatero, che non sarebbe stato il caso di ripristinare più a oriente, sostituendolo semmai con un’istituzione che favorisse «l’istruzione e il benessere dei suoi popoli». La sua esperienza di manager e la sua curiosità viva lo animarono ancora con la pubblicazione di articoli per lo più di carattere divulgativo, per esempio su Aquileia (Das römische Aquileia, 1869), su Gorizia (Görz. Stadt und Land, 1866) o sull’Isonzo (L’Isonzo, il più giovane fiume d’Europa è uscito nella traduzione di E. Pocar nel 1972), ma anche sul Friuli in genere (Sul Friuli, sua storia, lingua ed antichità, traduzione di B. B. Maccari, 1867). Erano però gli anni in cui si accendevano tensioni di tipo nazionale che avrebbero dato vita all’irredentismo. Nel 1865 Prospero Antonini aveva dato alle stampe Il Friuli orientale, che avrebbe trovato più esplicite definizioni nel volume dello stesso autore, Del Friuli ed in particolare dei trattati da cui ebbe origine la dualità politica di questa regione (1873), in cui viene sostenuta la tesi di una sostanziale unità nazionale e culturale di tutto il Friuli, tanto di quello veneto quanto di quello austriaco. C., che rimproverò all’Antonini la mancata consultazione di fonti non italiane, rispose con due volumi (si veda H. Goebl, 2008), evidentemente preparati da tempo: il primo, uscito a Vienna nel 1873, ricostruisce la storia della contea di Gorizia, ma anche dello stesso patriarcato di Aquileia, mentre il secondo, uscito l’anno seguente, riguarda Gorizia quale luogo climaticamente apprezzabile. Le due opere, unificate poi nella traduzione di Ervino Pocar ed edite in italiano nel 1969 col titolo Gorizia «la Nizza austriaca». Il territorio di Gorizia e Gradisca (una prima traduzione parziale di F. Simzig uscì a Gorizia nel 1891), costituiscono abitualmente la traccia in cui si muovono le ricerche e le ricostruzioni della maggioranza degli storiografi, nonostante che siano state espresse riserve, sia per la dipendenza di C. da autori più antichi, come il de Rubeis, sia soprattutto per la sua minore autorità rispetto allo storiografo goriziano Carlo Morelli, animato da vero respiro europeo (Cavazza, 2003). Negli stessi anni, tra il 1872 e il 1873, apparvero nella «Görzer Zeitung» tre articoli, indicati poi come Polemische Aufsätze, in cui C. volle rivendicare l’austriacità di fondo della storia e della cultura goriziane soprattutto nell’età medievale e quindi l’equilibrata specificità goriziana, insieme friulana, italiana, slovena e tedesca, in un’unità austriaca. Agli articoli di C., che concorrevano a incoraggiare un movimento d’opinione antirisorgimentale, rispose immediatamente e con veemenza la stampa italiana con «L’Isonzo», mentre «Il Goriziano» tentò di mostrarsi equidistante nello spirito che sarebbe stato coltivato poi dal Partito popolare friulano. L’opera di C. fu accolta con favore da alcuni storiografi italiani, come C. Cantù e A. De Gubernatis. La figura e l’opera di C. furono delineate con larghezza di giudizi alla sua scomparsa, avvenuta a Gorizia il 5 ottobre 1889. Lui stesso aveva predisposto la stampa della sua bibliografia in due edizioni successive (1879, 1888).
ChiudiBibliografia
La bibliografia di C. Czoernig è stata da lui raccolta in Biographische Notizen, Wien, Selbstverlag, 1879, e Anhang zu den biographiscen Notizen für Zeitraum von 1880-1887, Wien, Selbstverlag, 1888. Per quella di interesse regionale e goriziano: S. TAVANO, Karl von Czoernig da Vienna a Gorizia (1850-1889), in Karl Czoernig fra Italia e Austria, Gorizia, ISSR, 1992, 121-125. C. C., in WURZBACH, 3 (1858), 117-120; F. KRALJ, Czoernig, Carl von, in PSBL, 3 (1976), 215-216 (vi compare anche il figlio che era omonimo); L. FACCINI, Un funzionario austriaco dalla Boemia alla Contea di Gorizia, «Studi Goriziani», 59 (1989), 7-15; F. SALIMBENI, Carl von Czoernig storico della contea di Gorizia e Gradisca, ibid., 17-32; L. CIANCIA, “Nizza austriaca” o “Eden austriaco”?, in Ottocento goriziano, a cura di L. PILLON, Gorizia, LEG, 1991, 125-140; M. TONETTI, Carl Czoernig: la vita e le opere, in K. Czoernig fra Italia e Austria, cit., 1-16; U. CORSINI, Czoernig e il risorgimento italiano, ibid., 17-39; M. MERIGGI, Czoernig liberale nostalgico, ibid., 49-61; A. TRAMPUS, Czoernig, le riforme e la storia dell’amministrazione fiscale a Trieste, ibid., 151-166; S. TAVANO, Czoernig per l’università a Gorizia, «Borc San Roc», 3 (1991), 19-26; H. KITZMÜLLER, Carl Czoernig e l’identità di Gorizia, «Studi Goriziani», 76 (1992), 17-24; S. CAVAZZA, Premessa, in S. CAVAZZA - P. IANCIS - D. PORCEDDA, Studi e documenti su Carlo Morelli e l’Istoria della contea di Gorizia, Monfalcone, EdL, 2003, 10; H. GOEBL, Ein ethnopolitisch brisanter Brief des Statistikers Carl von Czoernig an den österreichischen Kulturminister Karl von Stremayr aus dem Jahr 1873, «Ladinia», 32 (2008), 19-49; S. TAVANO, Karl Czoernig, fondatore della Commissione Centrale, in Il Duomo di Trento tra tutela e restauro: 1858-2008, a cura di D. PRIMERANO - S. SCARROCCHIA, Trento, Temi, 2008, 87-98.
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