Nacque a Trieste il 25 settembre 1807 da Antonio, possidente di Polcenigo con affari nella città sull’Adriatico. Si laureò in medicina all’Università di Padova nel 1833 (la sua dissertazione Quaedam de cordis morborum signis fu subito stampata dalla tipografia patavina di V. Crescini) e si specializzò in chirurgia e ostetricia l’anno seguente. Fu medico a Budoia (notizie nel 1847), a Polcenigo (1854-1857), a Porcia (1863-1867), di nuovo a Polcenigo, dove fu anche per breve tempo assessore nel 1877 e consigliere comunale nel 1881. Morì a Polcenigo il 1° novembre 1883. Di lui ci restano vari manoscritti (ora in fotocopia presso la Biblioteca civica di Polcenigo), che denotano la varietà e la profondità dei suoi interessi, spazianti dai temi di medicina, per lui specifici (si occupò tra l’altro di pellagra, colera, difterite e linguaggio medico), alle scienze naturali e alla storia, sempre con concreti collegamenti con la realtà e i suoi problemi. Fra tutti si ricorda il curioso saggio romanzato Romito di bar. Libera traduzione da ‘Flora francese’ di M. J. A. Boisduval (1879), ambientato a Polcenigo, con numerosissimi e interessanti riferimenti alla botanica, alla geologia e alla storia locale. Di questi scritti alcuni rimasero con molta probabilità inediti, mentre altri furono sicuramente stampati. Nel 1857 pubblicò l’opuscolo Alcune osservazioni sopra il voto della facoltà medica di Padova nel processo della L. B. conjugicida, su un controverso caso di uxoricidio. Nel 1871 comparvero in forma riassunta negli «Atti dell’Ateneo veneto» (serie II, vol. ... leggi VII), istituzione veneziana alla quale partecipava già dal 1847, una memoria su Dio è un fatto naturale e due distinte memorie Sugli economati di soccorso in sostituzione delle condotte mediche; nella stessa sede presentò nel 1874 un’altra memoria, Brevi considerazioni sulle controversie fra i legisti intorno alla pena di morte, nella quale, con motivazioni scientifico-naturalistiche, si schierava a favore della pena capitale. Si suppone che C. sia stato anche coautore (con Francesco Ovio?) dell’anonimo volume Sacile e suo distretto (Udine, 1868). Sono poi con molta probabilità suoi alcuni articoli anonimi, o siglati semplicemente C., apparsi sul settimanale pordenonese «Il Tagliamento» negli anni Settanta dell’Ottocento e riguardanti Polcenigo. Collaborò con vari articoli anche al «Giornale di Udine» e al settimanale «L’Ape», sul quale nel 1869 pubblicò una relazione su Una salita sul Monte Cavallo, condotta diversi anni prima, che fu una delle primissime ascensioni documentate sull’alta montagna avianese, durante la quale fu impegnato soprattutto come botanico.
ChiudiBibliografia
G.A. CURIONI, Quaedam de cordis morborum signis, Padova, Tip. V. Crescini, 1833; ID., Alcune osservazioni sopra il voto della Facoltà medica di Padova nel processo della L. B. conjugicida, Treviso, Longo, 1857.
M. BACCICHET, I pascoli della scienza. L’alpinismo risorgimentale in Cansiglio, Cavallo e Alpago (1867-1902), Sacile, Edizioni La Quercia, 1993, 29-30; Mille protagonisti, 144; E. CONTELLI, Quando il denaro rendeva fratelli. Storia di una cassa cooperativa di prestiti o cassa rurale, in Polcenigo. Studi e documenti in memoria di Luigi Bazzi, a cura di A. FADELLI, Polcenigo, Fondazione ing. Luigi Bazzi e madre Ida, 2002, 163-176: 176; A. FADELLI, Storia di Polcenigo, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2009, 101.
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