Nacque a Toppo di Travesio, presso Spilimbergo, il 14 febbraio 1770 figlio di Marco, pasticciere, che si era trasferito in Friuli da Monigo (Treviso). Ancor giovane seguì la famiglia a Venezia e fu lì che poté intraprendere gli studi artistici iscrivendosi, nel 1791-1792, all’Accademia per frequentare le lezioni di Agostino Mengozzi Colonna prima, e del quadraturista Davide Rossi poi. Se i suoi esordi vanno probabilmente rintracciati nel campo della scenografia, la sua prolifica attività di ornatista rimane legata, soprattutto agli inizi della carriera, a quella di pittori figuristi come Giambattista Canal e Giovanni Carlo Bevilacqua con i quali operò fra Trieste, il Friuli, Treviso, Castelfranco e Venezia. Mentre i lavori di casa Romano a Trieste (1801) sono andati perduti, sopravvivono le decorazioni ad affresco di villa Spilimbergo-Spanio a Domanins (Pordenone) portate a compimento, in collaborazione con Canal, nel 1804. La collaborazione con Canal si rinnovò tra il 1805 e il 1806 negli affreschi eseguiti a palazzo Valvason-Morpurgo a Udine, in cui spettano sicuramente a B. i finti intercolumni, che, con gli affreschi monocromi di Canal, nel loro insieme costituiscono uno scoperto omaggio a Canova, maggiore scultore neoclassico italiano. Si precisano in questi interventi friulani i caratteri trionfalistici ed antichizzanti di quel gusto decorativo “Empire” di derivazione francese di cui B. fu uno dei principali esponenti in ambito veneto. ... leggi I successi ottenuti nell’esecuzione degli incarichi affidatigli dalla ricca committenza dell’entroterra, consentirono a B. di assolvere importanti commissioni governative. Tra il 1807 e il 1812 fu infatti chiamato a decorare alcuni ambienti nella villa imperiale di Stra, in contemporanea ai lavori da lui realizzati negli interni di palazzo Reale a Venezia (1809-1812 e successivamente nel 1836). Nel 1812 ottenne l’incarico d’insegnamento alla cattedra di ornato della rinnovata Accademia di belle arti della città lagunare, dove fu pure nominato scenografo ufficiale al teatro La Fenice tra il 1809 e il 1823. Tra gli interventi di decorazione eseguiti all’interno di molti teatri del Veneto vanno ricordati anche quelli, oggi non più esistenti, portati a termine con Sebastiano Santi nel Teatro Sociale di Udine nel 1824. Suoi cicli decorativi si conservano in numerosi palazzi di Venezia, Padova e Vicenza, dove ebbe modo di mettere a frutto le proprie invenzioni rese note attraverso la stampa della sua Opera ornamentale (1831) e la pubblicazione italiana del volume Raccolta di decorazioni interne di C. Percier e P. L. F. Fontaine, arricchita di una sua Aggiunta di decorazioni, suppellettili ed altri oggetti d’ornamento che vide la luce editoriale nel 1843 a Venezia. A questa attività di decoratore, B. affiancò una copiosa produzione di quadri da cavalletto raffiguranti soprattutto vedute di Venezia che, pur rivelando spesso intenzionalità cronachistiche, nell’impostazione denunciano la loro derivazione dal vedutismo veneto tardo settecentesco e furono particolarmente apprezzate dal collezionismo aristocratico e borghese non solo veneziano. B. morì a Venezia il 13 ottobre 1849.
ChiudiBibliografia
Raccolta di decorazioni interne, composta da C. Percier e P. L. F. Fontaine ed eseguita sui loro disegni; riveduta la traduzione da F. Lazzari con notevoli giunte di G. Borsato, Venezia, Antonelli, 1843; N. IVANOFF, Borsato, Giuseppe, in DBI, 17 (1971), 117-118; G. PAVANELLO, in Gli affreschi nelle ville venete dal Seicento all’Ottocento, I, Venezia, Alfieri, 1978, 160, 189-248; F. MAGANI, Borsato, Giuseppe, in La Pittura in Italia. L’Ottocento/2., Milano, Electa, 1991, 709-710; I. REALE, Nel secondo centenario della morte, sulle tracce di un mito: le statue di Canova affrescate in palazzo Valvason, «Ud. Boll.», 1 (1992), 171-182; R. DE FEO, Gli affreschi di Giuseppe Borsato e Giambattista Canal in Villa Spilimbergo a Domanins, «Neoclassico», 3 (1993), 56-71; ID., Per Giambattista Canal e Giuseppe Borsato: il “Casino del Sig. Sabadin” e varie cose in Casa C.ti Caiselli, «A|D», 7 (1993), 217-224; G. BERGAMINI, Tre secoli d’arte nel cuore della città, in Il palazzo Valvason-Morpurgo, a cura di G. BERGAMINI - L. CARGNELUTTI, Udine, Civici musei, 2003, 97-114; R. DE FEO, Borsato Giuseppe, in Pittura nel Veneto. L’Ottocento, II, 655-656; G. PAVANELLO, La decorazione degli interni, ibid., 421-498, passim.
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