Nacque a Motta di Livenza il 29 luglio 1574. Entrambi i genitori appartenevano a famiglie culturalmente illustri e socialmente agiate: il padre, Scipione, era fratello di Francesco, arcivescovo di Brindisi, nipote dell’omonimo arcivescovo e cardinale Girolamo Aleandro; la madre Amaltea Amalteo era figlia del medico e poeta Girolamo, sorella di Attilio, arcivescovo di Atene, nunzio pontificio in numerose e importanti legazioni. L’A. compì i primi studi a Treviso, dove furono anche pubblicate alcune sue giovanili composizioni latine, tra cui i Septem psalmi poenitentiales carminibus explicati del 1593, il Carmen in obitum Bernardini Nussii del 1594 e il Carmen ad illustrissimum Iustinianum Contarenum del 1598; al periodo trevigiano risalgono anche Le lagrime di penitenza a imitazione de’ sette salmi penitenziali – una delle rare prove in lingua volgare, nel quadro di una produzione prevalentemente latina – pubblicate più tardi a Roma nel 1623. Trasferitosi a Padova nel 1594 per addottorarsi in legge, frequentò le lezioni, fra gli altri, di Guido Panciroli e di Benedetto Selvatico; strinse inoltre una fruttuosa rete d’amicizie con letterati e studiosi eminenti, tra cui Nicolas Claude Fabri, signore di Peiresc, Paolo Gualdo, Lorenzo Pignoria, Giovanni Vincenzo Pinelli e Antonio Querenghi. Frutto di questo periodo di studi è un’edizione dei frammenti di Gaio con brevi note di commento, pubblicata in Venezia (1600), e il breve e ancora inedito trattato De tribus servitutibus rusticis, itinere, actu, via, deque veterum tum vehiculis tum sedilibus, che era solo indirettamente noto al Liruti, e che è un autografo di A., esempio eloquente delle sue ottime qualità di calligrafo e disegnatore: l’opera è infatti corredata di varie riproduzioni di monete e di epigrafi; interessante è anche il sistema di “marginalia” autografi, esemplato sul coevo uso tipografico che puntualmente rinvia alle fonti utilizzate, tra cui sono scritti di Guillaume Budé, Fulvio Orsini, Paolo e Aldo Manuzio il Giovane. ... leggi Nel 1600, dopo il conseguimento della laurea e l’ordinazione sacerdotale, l’A. ritornò per un breve periodo a Motta, che lasciò definitivamente alla fine dello stesso anno, per partire alla volta di Roma. Grazie all’interessamento dello zio materno Attilio, ebbe la prepositura, senza obbligo di residenza, dei SS. Filippo e Iacopo di Brescia e divenne quindi segretario del cardinale Ottavio Bandini, presso il quale lavorò fino al 1623, quando entrò a servizio della famiglia Barberini in qualità di segretario del cardinale Francesco e dello stesso pontefice Urbano VIII. Partito alla volta di Parigi nel 1625 al seguito di una legazione guidata dal cardinale Barberini, si racconta che, a causa delle sregolatezze conviviali cui i diplomatici erano costretti, il suo già debole fisico ne sia stato irrimediabilmente debilitato. Ritornato a Roma, vi si spense il 9 marzo 1629. La sua attività, dunque, si svolse quasi interamente nell’Urbe, di cui presto divenne studioso e letterato fra i più stimati. Ascritto alla neonata Accademia degli Umoristi con il nome di Aggirato, nel 1608 fu incaricato di stenderne le leggi; per le sedute dell’Accademia approntò varie letture, tra esse fu pubblicato il Discorso sopra l’impresa degli accademici humoristi (1611); inedite restano invece quattro lezioni sulla Poetica di Aristotele, tenute nel 1605. Nel 1616 pubblicò la prima delle sue opere storico-antiquarie, Antiquae tabulae marmoreae solis effigie, symbolisque exculptae accurata explicatio, cui seguì, nel 1619, la Refutatio coniecturae anonymi scriptoris de suburbicarijs regionibus et diocesi episcopi Romani e nel 1626 il Navis Ecclesiam referentis symbolum in veteri gemma annulari insculptum explicatione illustratum. Tali lavori, in apparenza confinati a una dimensione puramente erudita, hanno in realtà importanti risvolti politici e religiosi: la Refutatio vuole dimostrare, di fronte al contrario parere di studiosi riformisti (e in particolare dell’“anonymus scriptor”, Jacques Godefroy), la fondatezza storica del primato del pontefice romano; analogamente con il Navis Ecclesiam referentis symbolum l’A. afferma la legittima ingerenza del pontefice nelle vicende politiche dell’epoca e in particolare nella trattativa per la soluzione del conflitto della Valtellina. Postuma uscì la Difesa dell’Adone, poema del cav. Marini per risposta all’Occhiale del cav. Stigliani, forse l’opera sua più nota, composta per invito di Claudio Achillini, con la quale l’A. assumeva l’incondizionata difesa del poema mariniano, criticato da Tommaso Stigliani. Postuma è anche un’edizione, con aggiunte e correzioni, delle Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S. R. E. cardinalium ab initio nascentis Ecclesiae, usque ad Urbanum VIII pont. max. di Alfonso Chacon. La rilevanza europea del magistero dell’A. emerge chiaramente dall’epistolario con il Peiresc: i due dotti si erano conosciuti a Padova, ma intrattennero un fitto carteggio a cominciare solo dal 1616 fino alla morte di A. La comune passione per l’antiquariato, l’archeologia, la filologia; il rapporto tra chiesa cattolica, protestante e gallicana; la complessa situazione di chi, come A., lavorava nella Roma della Controriforma, prevenuta nei confronti di qualsiasi novità culturale: sono questi alcuni dei temi che fanno dell’epistolario un documento particolarmente interessante della storia seicentesca. Accanto a queste, altre opere, come dimostrano dediche di saggi e di poesie a parenti ed amici friulani, sottolineano i suoi legami affettivi con la sua terra d’origine rimasti sempre vivi. Significative sono in tal senso le liriche per il conte Lamberto Altan e in particolare la lunga ode Cernin’, Calliope, ut fluminibus vagis, pubblicata postuma nel 1685 a Udine in una raccolta di rime dello stesso Altan. Notevole contributo di A. alla divulgazione della cultura friulana del tardo Cinquecento è la fortunata raccolta dei carmi degli zii materni Girolamo, Giovanni Battist e Cornelio Amalteo, dedicata, con voluto parallelismo, ai tre fratelli Barberini Francesco, Taddeo e Antonio; a tale raccolta l’A. premise un’introduzione, nella quale evidenziava la singolarità di una famiglia che vantava tanti illustri poeti, e vi aggiunse, quale appendice, una sua propria antologia di novantasei carmi latini (Trium fratrum Amaltheorum Hieronimi, Io. Baptistae, Cornelii Carmina. Accessere Hieronymi Aleandri iunioris Amaltheorum cognati Poematia, 1627). Le poesie di A. qui raccolte e in parte già precedentemente edite (così il lungo epicedio per la morte della cagnetta di Aldo Manuzio il Giovane, pubblicato a Parigi nel 1622 nella raccolta In obitum Aldinae catellae. Lacrymae poeticae, hanno in prevalenza il carattere dell’occasione e dell’omaggio galante, ma possono anche rivelare una sensibilità artistica genuina, che non disdegna il confronto con temi e immagini simbolici (quali lo specchio o la trottola), tipici della poesia barocca.
ChiudiBibliografia
Ms Firenze, Laur. Ashb. 1397: carmina; ms Milano, Ambr. S. 81 sup.: epistole; ms BNMV, Lat., XIII 64 (= 4222): De tribus servitutibus rusticis, itinere, actu, via, deque veterum tum vehiculis tum sedilibus; Lat. XIV 47 (= 4705), cc. 60-89: lezioni sulla Poetica di Aristotele; mss BAV, Barb. lat., 1722, 1731, 2138: carmina; Barb. lat., 1848, 1987, 2006, 2007, 2036, 2114, 2124: adversaria, annotationes e praefationes ad autori latini; Barb. lat., 2154: Kalendarium Romanum typis editum cum ms. observationibus Hier. Aleandri Jun. (è il «Commentario… sopra un antico Calendario» ricercato da molti dotti, che il Liruti riteneva disperso, e di cui un apografo in ms Venezia, Museo Civico Correr, 1080).
KRISTELLER, Iter Italicum (in part. voll. I, II e VI), da usare con cautela, poiché negli indici (compreso il Cumulative Index to Volumes I-VI) frequentemente sono attribuite a Girolamo Aleandro cardinale (cioè il Vecchio), opere di A. il Giovane. G. ALEANDRO, Septem psalmi poenitentiales carminibus explicati, Treviso, Amici, 1593; ID., Carmen in obitum Bernardini Nussii, Treviso, Amici, 1594; ID., Carmen ad illustrissimum Iustinianum Contarenum, Treviso, Deuchino, 1598; CAII Institutionum fragmenta, et epitome cum Hieronymi Aleandri iunioris commentario, Venezia, Bolzetta, 1600; G. ALEANDRO, Discorso sopra l’impresa degli accademici humoristi, Roma, Mascardi e Sforzini, 1611; ID., Antiquae tabulae marmoreae solis effigie, symbolisque exculptae accurata explicatio, Roma, Zannetti, 1616 (= Parigi, Cramoisy, 1617); ID., Refutatio coniecturae anonymi scriptoris de suburbicarijs regionibus et diocesi episcopi romani, Parigi, Cramoisy, 1619; ID., Le lagrime di penitenza a imitazione de’ sette salmi penitenziali, Roma, Facciotti, 1623; ID., Navis Ecclesiam referentis symbolum in veteri gemma annulari insculptum explicatione illustratum, Roma, Corbelletto, 1626; Trium fratrum Amaltheorum Hieronimi, Io. ... leggi Baptistae, Cornelii Carmina. Accessere Hieronymi Aleandri iunioris Amaltheorum cognati Poematia, Venezia, Muschio, 1627; G. ALEANDRO, Difesa dell’Adone, poema del cav. Marini per risposta all’Occhiale del cav. Stigliani, I-II, Venezia, Scaglia, 1629 (I), Ibid. 1630 (II).
LIRUTI, Notizie delle vite, I, 506-36; A. ASOR ROSA, Aleandro, Girolamo, il Giovane, in DBI, 2 (1960), 135-36; C. RIZZA, Peiresc e l’Italia, Torino, Giappichelli, 1965; A. BENEDETTI, Cornelio Paolo Amalteo, umanista pordenonese, «Atti dell’Accademia di Udine», s. VII, 8 (1966-69), 97-182, in particolare 98 s.; O. BESOMI, Tommaso Stigliani: tra parodia e critica, «Studi Seicenteschi» 13 (1972), 3-73, in particolare 4 n.; M. SLAWINSKI, Agiografie mariniane, «Studi Seicenteschi», 29 (1988), 19-79, in particolare 40 s., 50; Correspondance de Peiresc et Aleandro, editée et commentee par J.-F. LHOTE et D. JOYAL, I (1616-1618), II (1619-1620), Clermont, Adosa, 1995 (Héritages, 3).
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