Figlio di Giambattista e di Daniella Ortiga, fratello minore di Paolo e di Marcantonio, F. nacque probabilmente a Pordenone intorno al 1480 (l’anno di nascita, per congettura e cautamente indicato dal Liruti, è stato invece senz’altro accolto da Pizzi, senza tuttavia necessarie verifiche documentali; nessuna notizia si ricava in merito dalla genealogia della famiglia ricostruita dallo Schröder). Nella sua mansione di pubblico docente di lettere greche e latine svolta in alcune città venete e friulane (Pordenone, Conegliano, Sacile e Oderzo) ricevette grande apprezzamento e fu lodato in particolare da Girolamo Rorario, che lo ricorda in apertura del secondo libro del Quod animalia bruta saepe ratione utantur melius homine («Vicino alla mia città natale c’è il borgo di Sacile, dove il dottissimo Francesco Amalteo insegna le umane lettere quale pubblico salariato; sotto la sua guida ho appreso da fanciullo i primi rudimenti». Della sua produzione letteraria assai poco ci è giunto: come osservò il Liruti, tra le epistole di Iacopo di Porcia (attuale ms 214, San Daniele del Friuli, Biblioteca Guarneriana) due sono indirizzate a lui; da esse il Liruti ricavava che l’A. avrebbe composto «due dissertazioni latine storico-letterarie» e le avrebbe entrambe dedicate al Porcia. ... leggi La prima sarebbe stata una “comparatio” tra uomo di lettere e uomo di guerra, conclusa a tutto vantaggio del primo; la seconda sarebbe stata composta «sopra il rinomato valorosissimo C. Mario». Effettivamente Iacopo di Porcia accenna a uno scritto di F., a lui stesso indirizzato, concernente il primato della vita letteraria sulla vita militare; occorre però rilevare come il suo giudizio in proposito non sia benevolo, ma, anzi, nettamente contrario a quanto sostenuto dall’A. («falsa tamen est controversia quam proposuisti; nam nemo optimus exercitus imperator esse aut dici potest, nisi qui aliqualem litterarum scientiam tenet…»); con ogni probabilità lo scritto va identificato nel Dialogus inter doctum et militem di «Franc. Amatheus» [sic] contenuto nel manoscritto della Biblioteca Apostolica Vaticana (lat. 8769), registrato dal Kristeller. Invece la pretesa seconda dissertazione su Gaio Mario probabilmente non è mai esistita. Nella seconda lettera a F., Iacopo di Porcia dice infatti: «delectat me plurimum tecum… verbis certare, quoniam huiusmodi ex diseptatione… doctior… fieri possum. Quod de Mario scribis, lege contionem illam in Salustiana historia, quam ad populum Romanum habuit: quem oratorem aut philosophum non contemneres? Quid de Alexandro Magno, Caesare, Catone… tibi videntur? Ignorabantne litteras viri isti?»; dal passo si deve ricavare che A. aveva risposto alle critiche rivoltegli da Iacopo con una lettera in cui prendeva a esempio di condottiero «sanza lettere» Gaio Mario (di cui è nota l’avversione nei confronti della cultura grecizzante); a tale (debole) difesa Iacopo risponde con facilità, ricordando le capacità oratorie di Mario, nonché la grande cultura di tanti altri antichi condottieri. Un carme di A. per Gasparo Contarini, in occasione del suo ingresso episcopale in Belluno (21 luglio 1538), è contenuto nel manoscritto 58 del Seminario Gregoriano di Belluno. Un solo componimento fu pubblicato a stampa, e solo postumo, cioè il carme In laudem magn(ifici) et generosi viri domini Nicolai Bernardi Feltrensis praetoris meritissimi inibique coena commendatur dapibus opiparis parata. Sposò Emilia Melchiori, di nobile e ricca famiglia opitergina e dal matrimonio nacquero Girolamo, Gian Battista e Cornelio, che, come il padre e gli zii paterni, coltivarono le lettere e furono apprezzati poeti latini. Il radicamento della cultura umanistica nella famiglia è vivacemente testimoniato dall’epistolario del fratello maggiore di Francesco, Marcantonio, di cui una parte quantitativamente assai rilevante è costituita da lettere di Marcantonio a Francesco (se ne contano almeno ventitre, com – prese in un arco cronologico che va dal 1515 al 1529); nella lettera del 2 luglio 1515 (cc. 5v-6r) Marcantonio sembra alludere a un trascorso rapporto di discepolato («videbar profecto mihi praesagire, te adhuc adolescentem, cum iam tua fama gloriaque florere coepisset, in virum maximum evasurum: neque me ulla in re tui fefellit expectatio»): di qui Liruti congetturava, probabilmente a ragione, che F., adolescente, fosse stato allievo di Marcantonio e ne avesse ereditato la vocazione umanistica. Un intenso scambio di opinioni e pareri letterari è in molte altre missive (particolarmente interessante quella del 30 luglio 1517, c. 10r-v, con la quale Marcantonio inviava al fratello alcuni carmina del fratello Paolo, discutendo anche di carmina a lui stesso inviati da Francesco e apportandovi correzioni e modifiche). L’anno di morte di A., ignorato dal Liruti, è dal Pizzi indicato nel 1554 (ma senza dichiarazione della pertinente fonte documentale).
ChiudiBibliografia
Ms BAV, lat., 6199 (contiene lettere di vari al cardinale Girolamo Aleandro, tra i mittenti anche Francesco Amalteo); ms BAV, 8769, F. Amalteo, Dialogus inter doctum et militem; ms Seminario Gregoriano di Belluno, 58; ms BNM, lat., XI, Epistolario di M.A. Amalteo; ms BGSD, 214, Epistole di Iacopo di Porcia.
F. AMALTEO, In laudem […] Nicolai Bernardi Feltrensis praetoris […], in Lettera di N. N. al signor Raimondo Cecchetti intorno a Giovanbattista e Girolamo fratelli Amaltei, Venezia, Zane, 1729 (Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. CALOGERÀ, 2), 227-271: 229-231.
LIRUTI, Notizie delle vite, II, 22-27; F. SCHRÖDER, Repertorio genealogico delle famiglie nobili e dei titolati nobili nelle Provincie venete, Venezia, Alvisopoli, 1830, 27; F. PELLEGRINI, Belluno, biblioteca Lolliniana, in MAZZATINTI, Inventari, 128 no58; KRISTELLER, Iter Italicum, II, 243b, 345b, 379b, 495a; G. PIZZI, Storia degli Amaltei, Oderzo, Becco Giallo, 1990 (Passato e Presente. Le storie, 2), 35-37; G. RORARIO, Le opere, a cura di A. SCALA, premessa di F. RURALE, Pordenone, Accademia S. Marco, 2004, I, 47, 98, 374 e 456.
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