Nacque nel 1507 a Oderzo, primogenito di Francesco e della nobile opitergina Emilia Melchiori. La vocazione poetica era tradizione familiare: poeti furono gli zii paterni Cornelio Paolo e Marcantonio e anche G., come il più giovane fratello Giovanni Battista, fin da ragazzo si segnalò per la non comune abilità di versificare latino. Trasferitosi nel 1523 a Padova per intraprendere gli studi universitari, vi si addottorò in arti e medicina l’11 agosto 1533. Presso lo Studio della medesima città fu docente nel 1532, quando ricoprì l’incarico di lettore in primo luogo del III libro di Avicenna, e dal novembre 1533, quando assunse per un anno la cattedra di filosofia morale. Lasciata Padova e l’insegnamento, sembra per motivi di cagionevole salute, ritornò a Oderzo, e quindi si trasferì a esercitare la professione medica a Ceneda (dal 1536 al 1539), a Serravalle (fino al 1559) e a Sacile. Accanto al lavoro coltivò sempre la poesia, secondo uno stile di altri medici suoi contemporanei (Girolamo Fracastoro e Bernardino Tomitano, con entrambi i quali egli fu in contatto; interessante è una lettera indirizzatagli il primo maggio 1551 dal Fracastoro, che difende ed elogia la vocazione poetica del suo collega e amico). Dal matrimonio con l’opitergina Marietta Melchiori Tomasis ebbe dieci figli, tra i quali Ottavio, che seguì la professione paterna, Attilio, che divenne arcivescovo di Atene, e Amaltea, che fu madre di Girolamo Aleandro il Giovane, dotto sacerdote e poeta a sua volta, attivo a Roma nel secolo XVII presso la famiglia Barberini. ... leggi Nel 1558 l’A. di nuovo ritornò a Oderzo, ove morì nel 1574. Fu sepolto in Oderzo, nella chiesa di S. Martino dei Camaldolesi; l’iscrizione tombale, come osservò Liruti, ne trasmette gli essenziali dati anagrafici. La sua fortuna, come quella dei fratelli Giovanni Battista e Cornelio, si deve alla postuma raccolta, curata dal nipote Girolamo Aleandro il Giovane, Trium fratrum Amaltheorum […] Carmina; dedicata ai fratelli Barberini Francesco, Taddeo e Antonio, essa comprende ottanta carmina dell’A. e fu per due volte ristampata (sempre ad Amsterdam, un prima volta nel 1689, la seconda nel 1728, unitamente alle poesie di Sannazaro). Altri carmina dell’A. furono antologizzati nella raccolta Versi editi ed inediti, concepita da Francesco Amalteo per festeggiare le nozze Grimani-Brandolini; essa comprende tutte le traduzioni in volgare dei carmina dei tre fratelli fino a quel momento prodotte, nonché, come scrive nella dedica il curatore, «alcune composizioni inedite di Girolamo e di Cornelio, che si conservano originali presso la mia famiglia, alle quali pure sono contrapposte le lor traduzioni». Più in particolare, sono qui antologizzate le traduzioni di quindici carmina di G. già editi da Aleandro e ne sono pubblicati ventuno inediti, corredati della relativa traduzione. Il poeta dà prova di saper versificare agilmente affrontando i temi più disparati. Molte sue composizioni hanno un carattere spiccatamente encomiastico e sono indirizzate soprattutto ad alte gerarchie ecclesiastiche. Fra i dedicatari ci sono i pontefici Paolo IV, Pio IV e Pio V; i cardinali Giovanni Francesco Commendone, Francesco Tournon, il cardinale e vescovo di Padova Marco Corner, il vescovo di Padova Alvise Corner, il vescovo di Ceneda Michele della Torre, il vescovo di Chioggia Gabriele Fiamma. Pur avendo vissuto in un contesto geografico marginale, in questi carmina l’A. mostra di partecipare attentamente agli eventi politici e religiosi del suo tempo, facendosi corifeo dei valori più saldi del cattolicesimo, che oppone alla minacciosa avanzata della Riforma luterana da un canto, e alla ancor più minacciosa avanzata dei Turchi dall’altro. Accanto ai toni piuttosto roboanti e anche ripetitivi di tali composizioni, ci sono, per contrasto, quelli schiettamente sensuali, oppure improntati a una concettosità ricercata e compiaciuta, che caratterizzano la sua produzione epigrammatica: essa si rivela in parte ispirata agli epigrammi della Anthologia Graeca. Alcuni carmina dell’A. ebbero notevole diffusione e furono tradotti in volgare, fra gli altri, da Giambattista Felice Zappi, Lodovico Savioli e Saverio Bettinelli.
ChiudiBibliografia
Parte della produzione poetica di A. è inedita, dispersa in varie raccolte manoscritte, tra cui BCU, Principale, 43 (f. 3-3v, 22v-23), 102 (p. 30, 94a-94d, 432), 248 (f. 10v), 287 (f. 146-147, epigramma autografo); il diploma di laurea è nel ms BNMV, lat., X 406 (= 11875).
Trium fratrum Amaltheorum Hieronimi, Io(annis) Baptistae, Cornelii Carmina. Accessere Hieronymi Aleandri iunioris Amaltheorum cognati poematia, Venezia, Muschio, 1627; Versi editi ed inediti di Girolamo, Giambattista, Cornelio fratelli Amaltei tradotti da varii, Venezia, Alvisopoli, 1817.
A. RICCOBONI, De Gymnasio Patavino, Patavii, apud F. Bolzetam, 1598, c. 24v e 25v; Lettera di N. N. al signor Raimondo Cecchetti intorno a Giovambatista e Girolamo fratelli Amaltei, Venezia, Zane, 1729 (Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. CALOGERÀ, 2), 227-271: 240-271 (vi è fra l’altro pubblicata una lettera di Annibal Caro ad A.); I. FACCIOLATI, Fasti Gymnasii Patavini, II, Patavii, Typis Seminarii apud I. Manfra, 1757, 314 e 376; LIRUTI, Notizie delle vite, I, 27-38; Lettera inedita di Girolamo Fracastoro a Girolamo Amalteo, Belluno, Deliberali, 1841; S. DE RENZI, Storia della medicina in Italia, III, Napoli, Del Filiatre-Sebezio, 1845, 724-725; A. SORBELLI, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, XLVI, Udine, Firenze, Olschki, 1930, 122-123, 184, 186, 194; ID., Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, XLIX, Udine, Firenze, Olschki, 1931, 51, 111; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1526 ad annum 1537, a cura di E. MARTELLOZZO FORIN, Padova, Antenore, 1970, 291-293, ni 1951, 1952, 1955; G. PIZZI, Storia degli Amaltei, Oderzo, Becco Giallo, 1990 (Passato e Presente. Le storie, 2), 38-48; Gentilhomeni, 386-87; D. BARTOLINI, Diplomi di laurea degli Amalteo nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (1533-1569), «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 39 (2006), 221-230; M. VENIER, Poesia latina degli Amalteo, «Aevum», 80/3 (2006), 687-716: 697-98; 701-706.
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