Nacque a Udine da Giovanni Celio il 12 marzo 1464, fratello di Leonardo e Girolamo. Dopo aver compiuto gli studi nelle scuole udinesi sotto la guida di Marcantonio Sabellico, a partire dal 1483 divenne pubblico insegnante della città di Udine e tre anni più tardi assunse nel ruolo di ripetitore il fratello Girolamo. Mantenne l’insegnamento fino al maggio del 1489, quando fu sostituito da Francesco Superchi detto il Filomuso. L’A. fu costretto ad abbandonare Udine per lo scandalo suscitato in seguito alla scoperta delle sue relazioni amorose con alcune monache di S. Chiara e di S. Nicolò. Da una di queste relazioni il 24 giugno 1489 era nato Romolo Quirino che l’A. riconobbe e volle con sé quando si trasferì a Padova. Nel processo che seguì allo scandalo, egli fu condannato al pagamento di un’ammenda pari a duecento lire e a due anni di reclusione, pena in seguito commutata in sei mesi di esilio dal Friuli. Il 2 settembre 1489, insieme al fratello Girolamo ricevette a Duino la corona poetica dall’imperatore Federico III. Si addottorò a Padova, prima in diritto civile e canonico, sotto la guida di Giovanni Campeggi, e più tardi, l’11 agosto 1505, in filosofia e arti liberali. Nel 1497 sposò Maria Vitelli, da cui non ebbe figli, e il 19 giugno 1498 rientrò a Udine per recitare un discorso in lode del cardinale Domenico Grimani per la sua elezione al patriarcato di Aquileia. ... leggi Nel 1499 l’A. era a Venezia dove esercitò per un breve periodo l’avvocatura e in seguito tornò nella sua città natale dove rimase fino al 3 dicembre 1501, quando la Serenissima lo chiamò a succedere a Giorgio Valla nella scuola di San Marco con uno stipendio di duecento ducati annui. Egli mantenne questa cattedra fino al 30 novembre 1503, ottenendo poi vari incarichi in Terraferma: nel 1506, ad esempio, era giudice a Bergamo. Tre anni più tardi fu catturato dalle truppe di Giulio II e venne liberato solo dietro il pagamento di una forte somma di denaro sborsata dal figlio Romolo. Rientrato a Udine trovò la città divisa da aspri contrasti tra la fazione degli Zamberlani e quella degli Strumieri (a cui appartenevano gli Amaseo), contrasti che di lì a poco sarebbero sfociati negli scontri sanguinosi del 27 febbraio 1511, da lui descritti nell’operetta intitolata Historia della crudel Zobia grassa et altri nefarii excessi et horrende calamità intervenute in la città di Udine et Patria del Friuli del 1511. Nello stesso anno prima il terremoto e quindi la peste che colpì il Friuli, costrinsero l’A. e il fratello Girolamo a fuggire prima a Laipacco, quindi a Osoppo e, infine, a Venezia, dove il letterato friulano cercò inutilmente di riottenere l’affidamento dell’antica cattedra. Tornato definitivamente a Udine – salvo una breve parentesi bolognese nel 1533 – a partire dal 12 dicembre 1513 e fino alla morte, si dedicò alla stesura dei Diarii iniziati dal fratello Leonardo, proseguiti da Giovanni Antonio Azio e interrotti al 12 aprile 1512. Nello stesso periodo si occupò anche di storia locale fornendo a Giovanni Candido – che in seguito accuserà di plagio – parte delle notizie utilizzate per la compilazione dei suoi Commentariorum Aquileiensium libri octo. Nel 1521 fu eletto oratore a Venezia per la città di Udine e nello stesso anno ottenne anche l’incarico di maestro pubblico della città, ufficio che mantenne fino al 1527, assumendo come ripetitore il nipote Giovanni Celio, figlio di Girolamo, che seguì successivamente Romolo Quirino a Bologna. Nel 1524 recitò due orazioni: la prima in onore di Carlo Contarini che andava a ricoprire il ruolo di oratore presso l’arciduca d’Austria, la seconda per il cardinale Marino Grimani, che aveva preso il posto dello zio Domenico, nella guida del patriarcato. Lasciato l’insegnamento nel 1530, nel 1533 l’A. si recò per un breve periodo a Bologna, per assistere all’incontro fra l’imperatore Carlo V e il papa Clemente VII e per ottenere la restituzione della cittadinanza bolognese perduta nel 1308 dai suoi avi Masio e Francesca, figli del patrizio bolognese Bonacossa, in seguito a discordie civili. A Bologna conobbe Leandro Alberti a cui offrì la sua Descriptio geographica Italiae et provinciae Foroiuliensis conservata manoscritta alla Biblioteca nazionale francese, che l’Alberti utilizzò nell’opera intitolata Descrittione di tutta l’Italia (Bologna, 1550). L’A. si spense a Udine il 22 luglio 1541 e fu sepolto insieme con i suoi familiari nella chiesa di S. Pietro Martire. Oltre alle opere già ricordate, lasciò tre orazioni: il Panegyricus in laudem cardinalis Grimani (1498), l’Oratio de laudibus studiorum humanitatis et eloquentiae (1501) e l’Absque natura, arte et usu nil prorsus effici posse, recitata come prolusione a Venezia il primo novembre 1502 e conservata manoscritta presso la Biblioteca Am bro siana. Una sua lettera intitolata Ad suos foroiulienses de gloriae cupiditate deque aquileiensium commentariorum commendatoque, 26 ottobre 1519 è pubblicata al termine dei Commentarii di Giovanni Candido. Infine l’A. è anche autore di una biografia del fratello Leonardo intitolata Dela vita et costumi de Lonardo Amaseo e della sua progenie. Breve compendio notato per mi Gregorio Amaseo suo fratello, pubblicata nell’edizione dei Diarii del 1884.
ChiudiBibliografia
Mss Biblioteca Ambrosiana, Milano, cod. Ambros., D. 185 inf. (Diarii udinesi); Ibid., cod. Ambros., D. 328 inf.; ms Bibliotheque Nationale de France, Lat., 12902, G. Amaseo, Descriptio geographica Italiae et provinciae Foroiuliensis; ms BCU, Joppi, 67/5, G. Amaseo, Il terribile giovedì grasso di Udine (An. 1511) ridotto a miglior lezione, in Cronache friulane inedite scritte in lingua volgare e riunite a cura di A. e V. Joppi.
G. AMASEO, Panegyricus in laudem cardinalis Grimani, [Venezia, Bevilacqua, 1498?]; ID., Oratio de laudibus studiorum humanitatis et eloquentiae, Venezia, Vitali, 1501.
LIRUTI, Notizie delle vite, II, 337-347; DI MANZANO, Annali, IV, 456; DI MANZANO, Cenni, 20; R. AVESANI, Amaseo (De Masiis, Amasaeus), Gregorio, in DBI, 2 (1960), 655-658; MARCHETTI, Friuli, 939; DBF, 24-25; CAPODAGLI, Udine illustrata, 404; G. M. MAZZUCHELLI, Gli scrittori d’Italia […], I/1, Brescia, 1753, 577-578; G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna, Stamperia di S. Tommaso d’Aquino, 1781 (= Bologna, Forni, 1965), 206-207; TIRABOSCHI, Storia, III, 214, n. ... leggi a; G. CICONI, Udine e sua Provincia, Milano, Corona e Caimi, 1861 (= Udine, AGF, 1992), 320; L. e G. AMASEO - G.A. AZIO, Diarii udinesi dall’anno 1508 al 1541, prolegomeni di A. CERUTI, Venezia, Deputazione veneta di storia patria, 1884, IX-CVIII, 237-548; G. MARCOTTI, Donne e monache, Firenze, Barbera, 1884, 170-182; G. OCCIONI BONAFFONS, Gli Amasei e i loro Diarii Udinesi, «Atti dell’Accademia udinese di Scienze lettere e arti», s. 2, 7 (1884-1887), 109-112; ONGARO, Scuole, 49-56; V. MARCHESI, Le scuole di Udine nei secc. XVI e XVII, «Annali del Regio Istituto tecnico di Udine», s. 2, 8 (1890), 7-8; F. FOFFANO, Marco Musuro professore di greco a Padova e a Venezia, «Nuovo Archivio Veneto», 3/2 (1892), 467, 473-474; L. FRATI, I libri di Gregorio Amaseo, «Rivista di biblioteche e di archivi», 7 (1896), 155; V. CIAN, Per la storia dello Studio bolognese nel Rinascimento. Pro e contro l’Amaseo, in Miscellanea di studi critici edita in onore di A. Graf, Bergamo, Istituto italiano d’arti grafiche, 1903, 201-222; E. MARTELLOZZO FORIN, Sulla cronologia delle lauree di Gregorio e Girolamo Amaseo, «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 1 (1968), 163-165; P. SAMBIN, Gregorio Amaseo e un gruppo di friulani e non friulani laureati o studenti a Padova nell’ultimo decennio del ’400, «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 8 (1975), 19-42; F. BIANCO, 1511: la «crudel zobia grassa» rivolte contadine e faide nobiliari in Friuli tra ’400 e ’500, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 1995, 107-188; M. PISPISA, I “Diari” degli Amaseo. Aspetti retorico-letterari, t.l., Università degli studi di Udine, a.a. 1995-1996.
Nessun commento