Figlio di un imprenditore austriaco che, acquisita la nazionalità italiana, impiantò due filature di cotone a Legnano e a Chiavenna, dando così il proprio contributo allo sviluppo del cotonificio in Italia, A. nacque a Monza nel 1847. Appartenente al mondo dell’alta finanza milanese, seguì la tradizione di famiglia e nel 1875, con il socio Emilio Wepfer di origine svizzera, fondò a Pordenone uno stabilimento di filatura del cotone in una zona posta all’ingresso della città, sulla riva sinistra del fiume Noncello. Negli anni Ottanta il cotonificio di borgo Meduna divenne uno dei maggiori insediamenti industriali del Friuli e, tra i primissimi in Italia, nel 1888 venne dotato di un moderno impianto energetico che, attraverso turbine elettriche, sfruttava l’acqua del vicino Maglio della Vallona. A questo impianto, dieci anni dopo la sua costruzione, la ditta A. Amman & Wepfer, rispondendo ad una domanda crescente, ne affiancò un altro, nel limitrofo comune di Fiume Veneto; i due stabilimenti, alla fine del secolo, occupavano complessivamente da 1600 a 1700 operai. Erano anni, questi, forieri di riconoscimenti e onori per A. e il suo socio: nel 1881, i loro tessuti ricevettero la medaglia d’oro all’Esposizione nazionale di Milano; nel 1884, venne ad essi conferita la cittadinanza pordenonese a seguito di due iniziative intraprese: la costituzione di un fondo pensioni per gli operai impiegati nel loro cotonificio, espressione, questa, della politica paternalistica attuata da Wepfer, e la donazione di lire 5.000 per la costruzione della casa di ricovero. Nel 1885, il re Umberto I concesse agli stessi di fregiare i loro prodotti con lo stemma reale; nel 1887, A. venne insignito con decreto reale del titolo di conte. Egli, alla morte del Wepfer nel 1890, assunse la direzione della società – che mutò la ragione sociale in Amman & C. – insieme con il fratello Edoardo, fino alla sua morte che avvenne a Pordenone nel 1896. Il cotonificio Amman venne acquistato nel 1920 dal Cotonificio veneziano, società fondata a Venezia nel 1882.
Bibliografia
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