Frate Antonio Pisolo nacque a Pordenone intorno al 1560 da una famiglia che aveva costruito la propria fortuna nel campo dell’edilizia. Entrato nell’ordine dei cappuccini, nel maggio del 1581 divenne chierico, seguito due anni più tardi dal fratello Angelico, morto a diciassette anni, nel 1584, in fama di santità. Nel 1583 A. risulta aver conseguito il suddiaconato e risiedere a Murano. L’anno seguente si trasferì nel convento del Redentore a Venezia. In questo periodo il frate pordenonese fu consacrato sacerdote e cominciò a mettere a disposizione dell’ordine le conoscenze tecniche e architettoniche che probabilmente aveva appreso già in ambito familiare. Dopo alcuni anni dedicati a seguire la costruzione di diversi conventi nel Veneto, nel capitolo provinciale dell’ordine, tenuto a Mantova dal 24 aprile al primo maggio del 1592, fu eletto guardiano del convento di Arco in Trentino, dove si trasferì. Ma il 20 maggio dello stesso anno A. rinunciava alla carica, sostituito da fra Raffaele da Arco. Nel 1601, in occasione del capitolo provinciale tenuto a Padova l’11 maggio, fu nominato «fabbriciere della Provincia veneta dei frati cappuccini» e contestualmente «presidente» dell’erigendo convento di Arzignano. Il 26 aprile dell’anno successivo il capitolo provinciale dell’ordine metteva a verbale: «Furono anco in questo Capitolo penitentiati due frati in pubblico refettorio e cioè il padre fra A. da Pordenon presidente di Arzignano, per haver alterato il modello di quel loco e aggiunta al disegno fabrica superflua, senza licentia de gl’altri fabricieri, per il che fu privo quattro anni di voce attiva e passiva, quattro volte pane et acqua et quattro discipline, una delle quali fece in pubblico refettorio coram Capitulo […]». Proprio durante il periodo obbligato al silenzio, frate A. cominciò a compilare i Disegni de Monasterii. L’opera prende in esame l’architettura di circa trecentosettanta conventi, fornendo dei precisi moduli costruttivi, basati sulla localizzazione delle nuove costruzioni e sul numero dei frati che vi avrebbero dovuto risiedere. ... leggi Nella prima metà del 1621 fu deputato ad assistere il confratello fra Samuele da Udine, guardiano del convento di Oderzo nel restauro ed ampliamento di quell’edificio. Negli anni successivi tutti i conventi cappuccini della Repubblica Veneta, del Trentino e del Tirolo si sarebbero ispirati ai modelli del frate pordenonese che infine si trasferì in Baviera per seguire personalmente la costruzione del convento di Rosenheim. Tornato nel 1627 nel Veneto, a Oderzo, a causa della guerra dei Trent’anni, morì a Castelfranco nel gennaio 1628, quando contava quarantottanni di professione religiosa.
ChiudiBibliografia
G. SACCARDO, Necrologio dei frati minori cappuccini della Provincia veneta, Padova, Edizioni Laurenziane dei frati Cappuccini, 1975, 49, 604 (con bibliografia precedente); A. BENEDETTI - V. ZANETTE, I Padri Cappuccini e la parrocchia di S. Francesco d’Assisi in Pordenone, Udine, Del Bianco, 1969, 24; F. CALLONI, P. Antonio da Pordenone e il manoscritto di Innsbruck, in I Frati Cappuccini. Documenti e testimonianze del primo secolo, a cura di C. CARGNONI, IV, Perugia, EFI, 1992, 1555-1577; S. GIOVANAZZI, La riscoperta di un architetto cappuccino, in Architettura cappuccina. Atti della giornata di studi storici sull’architettura cappuccina (Trento, 28 maggio 1993), a cura di L. MOCATTI - S. CHISTÈ, Trento, Autem Edizioni, 1995, 91-121; F. SCHIMENTI, La mite rivoluzione del frate cappuccino, «Eventi», 11/1 (2006), 60-61.
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