Nacque ad Azzano Decimo (Pordenone) il 25 marzo 1887 e rimase orfano giovanissimo di entrambi i genitori. Compì gli studi liceali a Udine e poi frequentò, grazie a una borsa di studio dei conti di Zoppola, l’Università di Padova dove si laureò in ingegneria idraulica a venticinque anni. Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò volontario e combatté con il grado di tenente del genio sul fronte italiano, prima, e su quello francese, poi. Su incarico dello Stato maggiore dell’esercito, predispose un piano operativo di allagamento della pianura padana (da Verona a Rovigo) con le acque del fiume Adige, nel caso la linea difensiva sul Piave non avesse retto l’avanzata delle forze nemiche. Nei primi anni Venti organizzò il proprio studio di Azzano Decimo per l’espletamento delle pratiche per i danni di guerra patiti dai proprietari terrieri nella bassa pordenonese, redigendo perizie accurate dei beni distrutti (soprattutto legname) e presentando motivate richieste di risarcimento, utilizzando – autentica novità per il tempo – una macchina per scrivere. A quel periodo risale l’interesse di A. nella conduzione di terreni di proprietà familiare e in rilevanti progetti di trasformazione fondiaria (fra questi, il recupero alla coltivazione di ben quattrocento ettari, in gran parte paludosi, nel pordenonese e di milleduecento ettari nel comprensorio Correntiva-Corella nel trevigiano). Nell’agosto del 1922, A. si iscrisse al Partito nazionale fascista e ricoprì diverse cariche politiche: fu presidente della Federazione provinciale fascista degli agricoltori, dal 1928 al 1931; venne eletto deputato della Camera dei fasci e delle corporazioni nella XXIX legislatura, dove restò dal 1934 al 1943. In quella sede rappresentò il Consiglio delle corporazioni dei produttori tessili, di cui era vicepresidente. ... leggi Ricoprì inoltre la carica di podestà del suo comune natale; per nove mesi (luglio 1933 – aprile 1934) fu commissario prefettizio al comune di Pordenone e in tale veste ebbe un ruolo determinante nella scelta di via Molinari dove edificare la Casa del balilla dell’architetto Cesare Scoccimarro e nella decisione di estromettere il progettista dalla direzione dei lavori a favore dell’ingegnere Luigi Querini; ebbe pure l’intuizione di capire che la città aveva bisogno di un piano urbanistico e a lui si deve la formulazione del bando di concorso nazionale per la stesura del Piano regolatore di massima comunale, con premi di 9.000 lire per il primo classificato e di 5.000 e 3.000 per il secondo e terzo. Fu presidente della amministrazione provinciale di Udine (quando ancora il territorio in destra Tagliamento faceva parte della provincia udinese). Nel dopoguerra ebbe importanti incarichi tecnici: fu membro della Giunta nazionale delle bonifiche, fece parte del Consiglio nazionale dell’agricoltura, fu presidente della Federazione provinciale degli agricoltori friulani, venne nominato commissario del Consorzio Isola della Donzella (provincia di Rovigo) per risolvere il problema della difesa a mare di Scandolari sul Po (si dimise polemicamente dall’incarico, quando le proposte avanzate al consiglio di amministrazione non vennero attuate, salvo poi constatare la esattezza delle sue intuizioni nella disastrosa inondazione del 1966). L’ingegnere A. legò il proprio nome alla presidenza del Consorzio di bonifica Cellina-Meduna (di cui fu fondatore), le cui origini risalgono al 1929, come Consorzio irriguo. Le opere del consorzio e i corrispondenti impianti idroelettrici del Cellina, nei quali si riconosce l’abilità del progettista ingegnere Aristide Zenari, rappresentarono un eccezionale “motore di sviluppo” dell’economia locale e un indiscusso “fattore di trasformazione” del paesaggio dell’alta pianura pordenonese. Nel 1932 A. elaborò il Piano irriguo consorziale generale, con la collaborazione dell’agronomo professor Cesare Grinovero, nella prospettiva della “bonifica integrale” (come l’aveva elaborata il ministro dell’Agricoltura del ventennio fascista, Arrigo Serpieri), coinvolgendo nella attuazione dei vari progetti ministri, politici e imprenditori. Nel 1954 entrò in funzione il serbatoio di ponte Antoi, noto come Lago di Barcis: il nuovo bacino lacustre (invaso di ventidue milioni di metri cubi) sommerse una parte dell’abitato di Barcis. Il comune di Barcis, a riconoscimento dell’importanza che il lago ebbe nella comunità locale, deliberò di chiamare il lago artificiale con il nome di lago Aprilis. L’ingegnere portò a termine altri incarichi di progettazione e direzione dei lavori nella città di Pordenone: la cantina sociale, la fabbrica di ceramica San Giorgio, diverse lottizzazioni edilizie. A Spilimbergo progettò e diresse i lavori di costruzione della sede del Consorzio Cellina Meduna. Proverbiale fu l’autoritarismo e decisionismo di A. nel suo ruolo di dirigente degli enti e nei confronti delle persone che lo affiancarono nei lavori, come inconfondibilmente forte fu la sua determinazione nel difendere i progetti elaborati, di fronte a tutti. Chi ebbe il piacere di conoscerlo ricorda che usava sempre il dialetto pordenonese negli uffici e nei rapporti interpersonali. Così lo storico Otello Bosari (2007) tratteggia la personalità dell’ingegnere A.: «è stato uomo di idee e di progetti, attivo in vari campi, ma soprattutto in quello della trasformazione agraria dell’alta pianura pordenonese, in Destra Tagliamento». Fu socio corrispondente della Accademia dei Georgofili di Firenze (dal 1941), venne insignito del prestigioso titolo di cavaliere del lavoro (per il settore dell’agricoltura) il 4 giugno 1958 (fu il primo pordenonese ad avere tale onore); ricevette (alla memoria) il premio San Marco della città di Pordenone nel 1972, nel primo anno di istituzione del riconoscimento. Il comune di San Quirino in provincia di Pordenone gli dedicò una via. Morì a Pordenone il 24 dicembre 1966.
ChiudiBibliografia
MARCHETTI, Friuli, 898-902; U. MASSARO, Il Friuli occidentale: l’evoluzione dell’agricoltura e del paesaggio agrario attraverso l’opera del Consorzio di Bonifica Cellina Meduna, t.l., Università degli studi di Trieste, a.a. 1998-1999; O. BOSARI, in Gli uomini e la città: Napoleone Aprilis. Memorie e testimonianze, Pordenone, Associazione culturale Aldo Modolo, 2007, 27.
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