Nacque a Udine nel 1734 da Carlo e da Lucia Valvason di Maniago. Secondo il Liruti, suo primo biografo, fu educata in famiglia sotto la direzione di un sacerdote precettore, studiando italiano, latino e francese. Fin da giovanissima dimostrò una forte inclinazione per la poesia, componendo versi sia in italiano sia in latino. Nel 1762, consigliata dal confessore e padre spirituale Francesco Trento, vestì l’abito delle dimesse nell’educandato dove già vivevano due zie paterne, Elisabetta e Bianca Angelica, prendendo il nome di Maria Serafina. Fu dapprima maestra delle educande; nel 1789, alla morte di Doralice Tartagna, all’unanimità fu eletta superiora. Morì nel 1803. L’anonima biografia pubblicata nel 1804 ne disegna la vita con toni agiografici, esaltando il suo amore verso Dio e verso il prossimo, riportando quanto scrive Liruti a proposito della sua erudizione e delle sue opere. Quest’ultimo ebbe modo di consultare molte sue composizioni poetiche – oggi disperse – d’ispirazione religiosa e d’occasione, scritte sia nella casa paterna sia nell’istituto delle dimesse. Bindo Chiurlo, che la propone come rimatrice del Settecento friulano insieme con Teresa Zai, aveva potuto vedere presso i conti Codroipo, discendenti degli Arcoloniani, due manoscritti (ora non reperibili) di cui parla anche il Liruti: un poemetto in terza rima, la Visitazione, e il Trionfo dell’amor divino in ottave. Chiurlo dà spazio soprattutto a queste opere che, a suo avviso, dopo aver fatto propria la lezione petrarchesca e tassesca, meglio esprimono e caratterizzano l’autentica tensione religiosa dell’A., un «ardore dello spirito» – e il giudizio è ripreso da Fattorello – che culmina in una «illusione mistica». L’A. compose panegirici per le educande, tradusse in vario metro salmi oltre a una traduzione in italiano di una omelia latina tenuta dal patriarca Gian Girolamo Gradenigo nel 1767 a Bergamo per la traslazione dei martiri Fermo e Rustico. ... leggi Scrisse – sulla linea di un genere didattico che dalla Francia incontrò interesse nel Settecento friulano – anche un trattato Sul modo di vivere cristianamente nel mondo, indirizzato a una sua alunna, raccomandandole compostezza, decoro e riserbo. Restano, edite per i tipi del Fongarino, alcune rime dell’A. per vestizioni di monache (Anna Maria Beltrame e Violante Colloredo nel 1749, Giulia Bartolini nel 1759) e quelle edite dai Gallici per nozze (Andrea Pisani e Caterina da Mula nel 1755), versi che però non vanno al di là della composizione di occasione, anche se è da sottolineare che l’A. è l’unica donna presente nel folto numero di rimatori che compaiono nelle suddette pubblicazioni.
ChiudiBibliografia
ANONIMO, Breve ragguaglio della vita della contessa Maria Serafina Arcoloniani, Udine, Pecile, 1804; G.G. LIRUTI, Delle donne del Friuli illustri per lettere, Udine, [Seitz], 1865, 19-22 (nozze de Brandis-Salvagnini); DI MANZANO, Cenni, 223; B. CHIURLO, Due monache friulane rimatrici nel settecento, «Bollettino della Civica biblioteca», 4/2 (1910), 74-86; F. FATTORELLO, Storia della letteratura italiana e della coltura nel Friuli, Udine, Ed. La rivista letteraria, 1929, 190; [P. BERTOLLA], Le Dimesse di Udine, 1656-1956, Udine, AGF, 1963, 106-110.
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