Nacque a Caprino Veronese il 16 ottobre 1714 da Francesco Arduini (questo era il cognome paterno, ma G. lo avrebbe trasformato, come il fratello Pietro, in Arduino) e Angela delle Vedove. Le condizioni economiche della famiglia erano modeste, ma grazie all’interessamento del padrino, il marchese Andrea Carlotti, fu indirizzato agli studi di lettere, matematica, geometria e disegno a Verona. Ancora giovanissimo, avendo mostrato grande interesse per le miniere e l’attività mineraria, affascinato da alcune visite che aveva avuto l’opportunità di fare in Trentino, nel 1735 trovò impiego nelle miniere di ferro di Klausen (Chiusa), vicino a Bressanone. Sicuramente da questa esperienza trasse importanti nozioni ed osservazioni, sia geologiche che metallurgiche, che avrebbero forgiato lo spirito autodidatta ed eclettico di questo scienziato che aveva una precisa vocazione per la geologia. Dal 1740 fino al 1747 ebbe l’incarico della direzione dei lavori minerari nelle miniere del Tretto, presso Schio (Vicenza). In questo periodo sperimentò tecniche nuove di fusione dei metalli, ma si dedicò soprattutto a ricognizioni esplorative delle gallerie abbandonate per individuare elementi geologici utili alla individuazione di filoni produttivi. Nel settembre del 1740 aveva potuto compiere un’escursione geo-paleontologica a Bolca, nel Veronese e l’interesse che mostrò è documentato da una serie di appunti e schizzi conservati presso la Biblioteca civica di Verona. La chiusura delle miniere del Tretto decisa dal consiglio dei Dieci interruppe l’incarico dell’A. che, dopo aver fatto consulenze e ricognizioni nelle valli del Bergamasco, del Bresciano e del Vicentino, dovette cambiare mestiere. ... leggi Nel 1748 ottenne l’abilitazione a “Pubblico perito agrimensore” e trovò lavoro a Vicenza dove restò fino al 1752. Nel settembre 1754, quando ricopriva la nomina di “Pubblico perito ingegnere”, il console svedese a Venezia, James Guyon, lo contattò per conto della Società minerale di Livorno che gli offriva l’incarico di attivare, nel Senese, alcune miniere e di effettuare saggi metallurgici sui prodotti estratti. L’A. vi si trasferì con la moglie Leonilde Chiarastella Nogarine e l’esito delle ricognizioni fu positivo, ma non ottenne i finanziamenti necessari per lo sfruttamento dei filoni. Alla fine del 1757 ritornò a Vicenza e per oltre un decennio esercitò la professione di Perito ingegnere con compiti esclusivamente di agrimensura, attività che gli consentì di visitare ampi territori tra Pa – dovano, Vicentino, Veronese e con qualche puntata in Friuli. Le attente osservazioni trovarono puntuali appunti, schizzi, diari e disegni che costituirono la solida base dei numerosi scritti di geologia e mineralogia dell’A. pubblicati tra il 1760 e il 1795. Fu in questo periodo, come emerge dalle lettere e pubblicazioni, che l’A. ebbe numerosi contatti con il mondo accademico friulano soprattutto sui problemi legati all’agricoltura. La sua vasta esperienza gli permise di dare consigli anche sullo sfruttamento industriale delle argille per ceramica come emerge da una lettera datata Vicenza 27 gennaio 1767, indirizzata ad Anton Santini e compagni, editori in Livorno. L’A. fa riferimento a due materiali, avuti dal Friuli, per fabbricare la porcellana, e menziona un certo signor Conti socio dei signori Sasson, marito e moglie, i quali, per qualche condizione sfavorevole, non erano riusciti ad ottenere risultati positivi. Il 31 dicembre 1768 ottenne per decreto la nomina a Consulente per le marne. Tale incarico lo avrebbe portato ad avere rapporti epistolari con i più importanti studiosi della disciplina e primo fra tutti Antonio Zanon. Di Zanon e della Società di agricoltura di Udine ebbe una profonda stima testimoniata dai continui elogi che fece nelle sue relazioni ai Provveditori sopra i beni inculti e deputati all’agricoltura di Vicenza. Rapporti altrettanto proficui furono quelli coltivati con Fabio Asquini che aveva avviato una piccola industria per la produzione di ceramica nella sua tenuta di Fagagna e che seguiva i consigli dell’A. per quanto riguarda la scelta della materia prima, così come si atteneva ai suggerimenti del fratello Pietro per quanto riguardava l’uso della torba come fonte di calore per le fornaci. Nella relazione del 18 febbraio 1769 comunicava di essere lusingato dalla nomina a socio da parte dell’Accademia Georgica di Udine e ancora il 10 luglio 1769 elogiava la Società di agricoltura di Udine per aver stimolato l’educazione all’agronomia anche nei giovani udinesi che nelle riunioni pubbliche discutevano appassionatamente dei problemi legati all’agricoltura friulana e al loro superamento. Si riconosce all’A. un impegno straordinario nella battaglia pubblicistica a favore delle scienze agronomiche, auspicando che le accademie sorte in Friuli, come nel Veneto, potessero essere fucina di nuove idee e di rinnovati sistemi produttivi. Con Lorenzo Da Ponte, il patrizio che aveva ispirato le riforme del 1769 che privilegiavano lo sviluppo agricolo ad una politica mercantilistica, e Marcantonio Grimani, il protettore del fratello Pietro, l’A. fu uno dei più attivi sostenitori delle idee di Antonio Zanon. Molte furono le pubblicazioni dell’A., su miniere, fossili, acque minerali, vulcanismo antico e coltura delle terre, riguardanti specialmente il vicentino. Famose sono le Due lettere sopra varie osservazioni naturali dirette al prof. A. Vallisnieri, ma anche quella indirizzata al friulano Antonio Zanon il 12 marzo 1769 sugli Effetti di antichissimi estinti vulcani, e altri fenomeni, e prodotti fossili osservati da Giovanni Arduino nei Monti della Villa di Chiampo, ed in altri luoghi del territorio di Vicenza, e di quello di Verona, da esso riferiti con lettera al chiarissimo signor Antonio Zanon dell’Accademia di agricoltura pratica di Udine dove espone il risultato di anni di osservazioni effettuate nei territori di Vicenza e Verona. Il Senato veneto nel 1769 gli affidò l’incarico di sopraintendente all’agricoltura e si trasferì quindi a Venezia. A partire dagli anni Ottanta ebbe numerosi altri incarichi alcuni assai impegnativi, ma che non lo distolsero del tutto dalla pubblicazione di saggi scientifici in svariati campi. Morì nella città lagunare il 21 marzo 1795. L’A. fu il fondatore della stratigrafia e, avendo posto le basi della cronologia stratigrafica, è sicuramente una delle figure che diede il maggior contributo alla geologia e non solo a quella veneta. Nel 1759 nella lettera indirizzata a Vallisneri propose un quadro della serie stratigrafica fondato sui risultati di una grande quantità di osservazioni e studi particolari. Egli distinse nella crosta terrestre quattro ordini generali di diversa natura, origine ed età: Ordine quaternario, rappresentato dalle alluvioni melmose; Ordine terziario rappresentato da rocce calcareo fossilifere con intercalazioni di carbon fossile rappresentate soprattutto nelle regioni prealpine ed appenniniche; Ordine secondario, rappresentato da calcari con resti organici e rocce effusive estese dal Friuli verso occidente; Ordine primario, costituente la parte più profonda delle montagne dove i fossili sono rari e le rocce metamorfosate. Tale schema è una pura suddivisione litologica e non è una anticipazioni di quella che sarà la suddivisione cronologica della terra in era primaria, secondaria, terziaria e qua ternaria, ma nulla toglie al merito dell’A. di avere per primo suddiviso e rappresentato i processi litogenetici osservati in più di venti anni di ricerche effettuate nel territorio veneto.
ChiudiBibliografia
M. GLIOZZI, Arduino, Giovanni, in DBI, 4 (1962), 64-66; E. VACCARI, I manoscritti di uno scienziato veneto del Settecento: catalogo e notizie storiche del fondo «Giovanni Arduino» della Biblioteca civica di Verona, «Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti», 151 (1992-1993), 271-373; ID., Giovanni Arduino (1714-1795). Il contributo di uno scienziato veneto al dibattito settecentesco sulle scienze della Terra, Firenze, Olschki, 1993, 323-335 [contiene la bibliografia completa delle opere a stampa e manoscritte di G. A.]; ID., Primo contributo all’inventario del carteggio di Giovanni Arduino, «Nuncius. Annali di storia della scienza», 5/1 (1990), 79-126; ID., Giovanni Arduino e lo sviluppo della moderna geologia stratigrafica, in Atti del Seminario «Giovanni Arduino e i geologi veneti del Settecento», a cura di C. LAZZARI - F. BIZZARRINI, Venezia, Società veneziana di scienze naturali/Museo civico di storia naturale, 1996, 37-54; N. MORELLO, La figura di G. A. nelle Scienze geologiche del settecento, in Scienza tecnica e ‘pubblico bene’ nell’opera di Giovanni Arduino (1714-1795). Atti del convegno (Verona, 9-10 febbraio 1996), Verona, Accademia di Agricoltura, scienze e lettere, 1999, 21-36; E. VACCARI, Giovanni Arduino, in Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di S. CASELLATO - L. SITRAN REA, Treviso, Antilia, 2002 (Centro per la storia dell’Università di Padova. Profili biografici, 3), 591-602.
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