Nacque a Caprino Veronese, alla base del monte Baldo, il 18 luglio 1728, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fratello minore del celebre geologo Giovanni non era destinato agli studi, anche se manifestava vivace intelligenza e spirito acuto nell’osservazione dei fenomeni naturali. Era appena ventenne quando fu scelto, per la conoscenza che aveva delle pendici del monte Baldo, come guida dal celebre botanico francese Giovanni Francesco Séguier di Nimes nelle erborizzazioni che intendeva fare nella zona. Questi, celebre studioso di antichità ed appassionato di botanica, si trattenne per un lustro nel veronese e a lui si deve un’accurata descrizione botanica dell’intera provincia di Verona, pubblicata nel 1745 e nel 1754. L’A. accompagnò spesso il nobile francese durante le escursioni appassionandosi alla sistematica vegetale e dimostrando passione per lo studio, osservazione acuta e rigore nelle descrizioni, tanto che lo studioso d’oltralpe lo persuase a recarsi a Padova (1750) con una lettera di presentazione al prefetto dell’Orto botanico dell’Università, Giulio Pontedera. Assunto da questi come giardiniere, fu promosso nel 1753 «giardiniere primario». La funzione assunta gli permise non solo di divenire presto esperto nella pratica di coltivazione delle «piante di tutti i climi», ma anche di appropriarsi di una competenza scientifica botanica tale da vedersi affidare, alla morte del Pontedera, nel 1757, la direzione dell’Orto botanico con il titolo, coniato per l’occasione, di “custode”. Coprì tale ufficio fino al 1760, anno in cui G. Marsili fu eletto alla cattedra di botanica e nominato prefetto dell’Orto. ... leggi Come curatore, l’A. aveva avviato una serie di esplorazioni volte a descrivere la flora indigena delle province venete. Nel 1759 erborizzava in Friuli, nel pordenonese e nel gemonese, e nello stesso anno pubblicò i primi risultati delle sue osservazioni sistematiche in Animadversionum botanicarum specimen, dove descrive, ed illustra con belle tavole, dodici specie coltivate nell’Orto botanico ed ottenute da semi da lui raccolti o ricevuti da altri studiosi. L’opera suscitò molto interesse e consentì di avviare una ricca corrispondenza con Carlo Linneo, autore del Systema Naturae […] che aveva entusiasmato i naturalisti del tempo appassionandoli alla scienza tassonomica considerata dal maestro svedese la Scienza per eccellenza, quella che consente allo studioso di penetrare nel grande disegno del Creatore. Con Linneo l’A. ebbe rapporti frequenti con scambi di piante ed opinioni, talvolta vivaci, di carattere sistematico. Sui monti del Friuli, dove operava anche il fratello Giovanni, il botanico descrisse alcune specie nuove. Tra queste, sul monte Fontana, presso Gemona l’Alyssum petraeum [= Aurinia petraea (Ard.) Schur.], per la quale arbitrariamente lo scienziato svedese adottò il nome vistosamente errato di Alyssum gemonense. Lo studio Animadversionum botanicarum specimen alterum pubblicato nel 1764 descriveva venti specie nuove o rare e riscosse l’apprezzamento di Linneo che, riconoscendo il suo alto contributo scientifico, volle dedicargli un genere nuovo, Arduina della famiglia delle Apocinacee, ed una specie delle Labiate: Teucrium arduini. La passione per gli studi botanici e la stima di cui godeva nell’ambiente scientifico, la protezione dell’autorevole esponente della nobile famiglia Grimani, Marcantonio, sollecitarono il Senato veneto a creare per lui nel 1765 una cattedra di agricoltura «Cathedra ad agriculturam experimentalem» e a nominarlo direttore del l’Orto agrario, due prestigiosi incarichi che venivano istituiti per l’occasione e per la prima volta in Italia. L’insegnamento delle scienze agronomiche trovava nel rotolo un posto dignitoso tra la storia naturale e la chimica. Abbandonato il prestigioso Orto botanico l’A. si dedicò con entusiasmo alla nuova attività, mostrando anche non comuni doti di organizzatore della ricerca sperimentale sulle specie di interesse agrario. Si interessò in particolare di alcuni generi delle graminacee (Sorghum, Avena, Hordeum, Lolium e Bromus) promuovendo ricerche sulla loro produttività in funzione dei metodi colturali innovativi che suggeriva. La ricerca applicata all’agricoltura lo appassionò anche perché convinto della necessità di rinnovare l’agricoltura tradizionale chiamata com’era a soddisfare le crescenti esigenze alimentari di larghe fasce di popolazione e a valorizzare le risorse del territorio in una visione integrata. Con il fratello Giovanni sosteneva con convinzione l’istituzione di Società di agricoltura pratica e prese ad assistere con suggerimenti e proposte i proprietari terrieri più aperti alle innovazioni come gli Asquini di Fagagna. L’A. fu corrispondente di Antonio Zanon che lo considerava «esperto illuminato». I suoi contributi alle scienze agronomiche mostrano un senso pratico non comune, ma soprattutto una lucida conoscenza dei problemi che alla fine del Settecento e agli albori dell’Ottocento si presentavano agli studiosi ed ai tecnici. In una quindicina di lavori sono illustrate le idee innovatrici dell’A. che spaziano dalle coltivazioni erbacee a quella dei gelsi, alla zootecnia, alla fertilizzazione, idee che gli procurarono una notevole fama e stima. Collaborò con il Giornale d’Italia. Morì a Padova il 13 aprile 1805. Due anni dopo la morte, il figlio Luigi che gli succedette alla cattedra curò il Catalogo primo delle piante che si coltivano nel R. Orto di agricoltura di Padova a dimostrare la ricchezza delle specie che vi erano coltivate grazie alla cura ed alla passione del suo fondatore.
ChiudiBibliografia
L. ARDUINO, Catalogo primo delle piante che si coltivano nel R. Orto di Agricoltura in Padova, Padova, Penada, 1807 [vi è aggiunto un elenco quasi completo delle opere edite e inedite di P. A.]; Cenni biografici degli Accademici defonti, «Nuovi saggi della Cesareo-Regia Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova», I (1817), 28-30; R. DE VISIANI, Notizie intorno alla vita e agli scritti di Pietro Arduino, «Rivista periodica dell’I. r. Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova», 6 (1857), 1-40; P.A. SACCARDO, Della storia e letteratura della flora veneta, Milano, Valentiner e Mues, 1869, 49-52; A. FAVARO, I successori di Galileo nello Studio di Padova, «Nuovo Archivio veneto», n.s., 17 (1917), 176-181; Bref och Skriftvelser af och till Carl von Linné, II, 1, Uppsala, Akademiska Bokhandeln, 1916, 76-94 [è riportata la corrispondenza di P. A. con Linneo e precisamente sette lettere di A. a Linneo, scritte tra il 1761 e il 1765, e tre lettere di risposta di Linneo del 1763 e 1764]; A. BÉGUINOT, Pietro Arduino, in Gli scienziati italiani dall’inizio del Medioevo ai nostri giorni, a cura di A. MIELI, Roma, Leonardo da Vinci, 1923, 321-326; G. LUSINA, Arduino, Pietro, in DBI, 4 (1962), 66-68; L. POLDINI, Itinerari botanici nel Friuli-Venezia Giulia, Udine, Edizioni del Museo friulano di storia naturale, 1991, 18-19; Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di S. CASELLATO - L. SITRAN REA, Treviso, Antilia, 2002 (Centro per la storia dell’Università di Padova. Profili biografici, 3), 3-8.
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