Nacque il 20 gennaio 1808 a Spilimbergo, dove pure risiedette con la moglie e quattro figli; fu amministratore del locale ospedale. Concretizzò la sua «meccanica inclinazione», mettendo a punto nel 1853 un innovativo metodo di lavorazione della seta che consentiva di concentrare in un unico processo produttivo operazioni fino ad allora separate, ossia trattura, incannaggio, abbinatura e torcitura. Ciò gli riuscì dopo anni di studi «pazienti e dispendiosi», durante i quali rischiò di consumare «il parco suo censo» e di non poter più provvedere alla sua famiglia, giacché, a prescindere da «pochissime sovvenzioni» di qualche amico, molti lo derisero e lo scoraggiarono dalla sua intrapresa. Con il nuovo sistema di macchine approntato egli asseriva di poter produrre trame e organzini di eccellente qualità sul piano dell’elasticità, pastosità, lucentezza e robustezza, direttamente dai bozzoli, con un risparmio di costi calcolato in quasi il 50 per cento rispetto al sistema tradizionale. La sua invenzione, che ottenne dal governo austriaco il «privilegio», suscitò notevoli aspettative e fu salutata con entusiasmo da diversi industriali serici e dalla pubblicistica. A. sperimentò il suo apparato a Milano, dove accorsero a vederlo svizzeri, francesi e filandieri provenienti da diverse regioni italiane; «due ditte rispettabili» chiesero di associarsi all’inventore negli utili futuri, sborsando «una somma non tenue di danaro». Tuttavia la Camera di commercio milanese, al cui giudizio l’inventore si sottopose, pur rendendo omaggio al suo talento, dichiarò alla fine del 1853 che il suo sistema era composto non da un unico meccanismo, bensì da meccanismi molteplici e che il prodotto ottenuto non era in grado, in linea generale, di competere con quello dei filandieri e filatoieri lombardi. Nel luglio 1872 il commerciante Francesco Fiscal, interpellato in occasione dell’inchiesta industriale in Italia, dichiarò che in Friuli non erano attivate filande-incannatoio, ma «una, inventata in passato da certo Asti di Spilimbergo, non fece buona prova». A. era morto a Spilimbergo qualche mese prima, il 4 gennaio 1872.
Bibliografia
G. ASTI, Nuovo metodo per isvolgere i bozzoli, e in modo da ottenere ad un tratto la seta abbinata e torta, «L’alchimista friulano», 20 marzo 1853, 92-93. A. MADRASSI, Intorno la macchina serica del signor Asti da Spilimbergo, ibid., 1° maggio 1853, 138; si vedano inoltre gli articoli usciti ne «L’annotatore friulano» del 1853, precisamente il 26 febbraio (G. ASTI, Industria. Notizia importante, 30), il 16 e 20 aprile (rispettivamente 112 e 116), il 16 novembre (Un meccanico friulano, 365), il 24 dicembre (Apparato Asti, 411-412); G. COLLEDANI, Gelsi, seta, uomini, filande, in Spilimbèrc, 539-540; F. BOF, Gelsi, bigattiere e filande in Friuli da metà Settecento a fine Ottocento, Udine, Forum, 2001, 171-173.
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