Primogenito di Elisabetta Maddalena Rassauer e di Federico, che si era trasferito a Gorizia intorno al 1473 ed era stato cancelliere della contea sotto Leonardo, ultimo conte di Gorizia, carica che sarebbe stata ricoperta anche da G. Questi, nel marzo del 1513 era stato delegato dagli Stati provinciali goriziani a recarsi a Vienna per scongiurare una presunta vendita della contea a Cristoforo Frangipane. Documenti attestano che nel 1517 egli rogava a Gorizia quale notaio. Nel 1525, insieme con Nicolò della Torre e Lodovico Melinger, fu nominato da Ferdinando commissario deputato a ricevere il giuramento di fedeltà e a conferire le relative investiture ai feudatari della provincia per i quali risultava troppo oneroso recarsi a Vienna, come aveva chiesto lo stesso Ferdinando, per ottenere l’investitura dalle sue mani. Nel 1532 subentrò a Giorgio d’Eck nella carica di luogotenente della contea, dopo che quegli era stato rimosso in seguito alle ripetute rimostranze degli Stati al capitano, per gli abusi di potere che gli avevano imputato. G. d.A. amministrò la contea con saggezza e prudenza, rispondendo appieno alle aspettative del capitano conte di Ortenburg. Fu regio commissario (1533) alla conferenza di Trento per stabilire i confini del Friuli dopo la guerra con Venezia e per trattare la restituzione di alcune località che i due domini rivendicavano per sé. Nel 1537, come luogotenente, radunò i capi di tutte le comunità in pubblica assemblea nel palazzo della provincia, dove espose le ragioni del principe nella richiesta di tributi. Fece leva sulla minaccia dei Turchi, e sull’imminente pericolo che tutti correvano. ... leggi Così Carlo Morelli descrisse la sua azione: «L’eloquenza del luogotenente persuase il maggior numero, e come avviene in tutte le radunanze, impose silenzio alle opposizioni degli altri, e tutti alla fine offerironsi di prestar quell’aiuto, che permettevano le lor circostanze». L’A. fece parte di una delegazione degli Stati alle diete generali convocate a Vienna e a Bruck (1544-45), per decidere le modalità della ripartizione delle rate che avrebbero dovuto essere fissate per tutte le province austriache e i criteri di valutazione delle rendite provenienti dalla terra. Gli Stati goriziani lo ritennero la persona più adatta; era colui che meglio conosceva le forze della contea ed era in grado di saper trovare il giusto rapporto tra le imposizioni per questa e quelle per le altre province. Godeva di grande reputazione presso Ferdinando, tanto che questi lo nominò suo consigliere. La carica forse più prestigiosa per l’A. fu nel 1556 la nomina, insieme con Martino Bondonario, a commissario regio per la revisione degli statuti. I due, che avrebbero dovuto essere affiancati da due rappresentanti degli Stati provinciali e da uno della comunità dei contadini, morirono nello stesso anno prima di poter dare avvio all’impresa. Furono sostituiti da Antonio della Torre e da Giovanni Giuseppe d’Eck; gli Stati, invece, nominarono Massimiliano di Dornberg e Giuseppe Rassauer e decisero di escludere il rappresentante delle comunità dei contadini. G. d.A. fu sepolto a Gorizia nella cappella di S. Michele, eretta da suo padre e da lui arricchita, all’interno della chiesa di S. Francesco. Quanto ai suoi interessi privati nel 1538 ottenne dal governo veneziano l’investitura della sua porzione del castello di Attimis, della giurisdizione, e di altri beni feudali situati in Friuli; nel 1546 ricevette dall’imperatore l’investitura dei suoi feudi goriziani e dei feudi dell’abbazia di Sesto. Acquistò la giurisdizione di Doberdò da Ermanno di Rain e dalla moglie di lui Rosina di Graben. G. aveva sposato Caterina, figlia di Giacomo d’Orzon e da lei ebbe quattro figli: Francesco, Federico, Lodovico, Giacomo Adamo, e tre figlie, Maddalena, Elisabetta, Anna.
ChiudiBibliografia
G. GUELMI, Storia genealogico-cronologica degli Attems austriaci, Gorizia, Tommasini, 1783, 63-68; MORELLI, Istoria, 285-286; C. VON CZÖRNIG, Gorizia la Nizza austriaca, trad. di E. POCAR, Gorizia, Cassa di Risparmio di Gorizia, 1969, 554-556; S. CAVAZZA, La formazione della contea asburgica, in Divus Maximilianus, 129-141; ID., L’eredità medievale: nobili, rappresentanze, Stati Provinciali, in Divus Maximilianus, 143-156.
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