Come vicario “in spiritualibus” del neoeletto patriarca Antonio Caetani, A. B. da Perugia dottore in decreti comparve a Venezia e poi a Padova nel febbraio del 1395 insieme con Bernardo Angelieri da Firenze professore di teologia. Il B. non era il solo perugino cooptato nella “familia” patriarcale: tra gli altri si notano un Giovanni del suo stesso cognome, nonché tali Dionisio e Ianello; inoltre come cancelliere brillava Francesco da Perugia, canonico e scolastico di S. Felice di Aquileia oltre che prebendario della chiesa minore e dal 1398 di quella maggiore della stessa città. Il B., di costoro senz’altro il più importante, fu affiancato nella sua funzione da Giacomo Giscardi da Arpino, pure dottore di decreti, e da Santo Pellegrini da Capodistria, licenziato in diritto canonico. Incaricato tra i suoi compiti dell’amministrazione della giustizia secondo le competenze previste dal suo titolo, il B. ebbe vari incarichi che sconfinavano nel diritto pubblico: nel 1397 il patriarca gli ordinò di esaminare insieme con il decano di Cividale gli atti di taluni processi, in particolare quelli di preti accusati di pubblico concubinaggio. Il patriarca evidentemente ricorreva al B. per questioni giuridiche spinose quali la vertenza fra la Chiesa d’Aquileia e i consorti di Colloredo circa la giurisdizione di mero e misto impero sulla villa di Felettis, causa esaminata con Andrea Monticoli. Egli tuttavia esentava i due giuristi dalla sentenza che riservava alla sua persona. ... leggi Ugualmente il B. fu incaricato di istruire la causa per la lite fra Francesco di Prodolone e i consorti di Zoppola contro la Chiesa di Aquileia (marzo 1398). Il vicario sostenne il Caetani per tutto il periodo del suo patriarcato, assistendo a più o meno importanti investiture, come per esempio a quella di Doimo di Castello (marzo 1396, Udine), ma soprattutto in circostanze politiche difficili, quando nel 1399 Udine conduceva una politica filosavorgnana prendendo provvedimenti sostanzialmente ostili al patriarca. In questo contesto s’inserisce l’episodio del 9 giugno, quando il B. insieme con il milite Attomarco chiedeva inutilmente agli Udinesi lo scioglimento della lega che si andava coagulando nella Patria. Negli ultimi tempi della sua permanenza in Friuli il B. contrattò con i Prodolone l’offerta di vendita della loro parte del castello di Zoppola. Capiva benissimo che l’acquisto sarebbe stato conveniente solo se la vendita fosse avvenuta come feudo; non solo, ma vincolò l’immobile in modo che questo non fosse ceduto in quella stessa forma, fosse cioè invendibile. Dopo l’elezione del Caetani a cardinale la carriera del B. continuò con la nomina di uditore delle cause della curia della camera apostolica (6 maggio 1405). Nel 1408 egli accompagnò il papa Gregorio XII a Lucca e poi a Siena, anche se successivamente lo tradì per deporre contro di lui e Benedetto XIII (1409). Alessandro V poi nominò il B. vescovo di Recanati, sede della quale per altro il neoeletto non poté prendere possesso perché soggetta a Gregorio XII. Non erano tuttavia finiti i rapporti con il patriarcato di Aquileia: nel 1411 il B. prese posizione in favore del patriarca Pancera circa il possesso di Zoppola. Le sue tracce si perdono con il concilio di Costanza, dove era presente nel 1416.
ChiudiBibliografia
VALENTINELLI, Catalogus, 440; L. SUTTINA, Contribuzioni del costume signorile nel medioevo italiano, «MSF», 2 (1906), 36-37, 47-48; P. PASCHINI, Un cardinale romano al tempo del grande scisma: Antonio Caetani. Atti del II congresso di studi romani, Roma, 1931 (estr. BSAU); ID., A. Caetani cardinale aquileiese, «Archivio della R. Società romana di storia patria», 7 (1931), 147-222; PASCHINI, Il patriarca Antonio Caetani, 77, 79, 80, 82, 171, 176, 185, 186, 187, 191, 192; PASCHINI, Vicari, 14.
Nessun commento