Nato a Udine da Giovanni e Teresa Copitz il 30 marzo 1837 (o l’8 aprile?), compiuti gli studi liceali B. si era iscritto alla facoltà di Medicina dell’Università di Padova insieme all’amico Pietro Spangaro di Ampezzo; allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza disertò le file nemiche dell’Austria ed emigrò in Piemonte, arruolandosi come volontario nel 40° reggimento di fanteria (Brigata “Bologna”). Nel 1860 con il grado di sergente partecipò alla spedizione delle Marche, meritando una menzione onorevole; con il suo reggimento prese poi parte, nel 1861, alla campagna contro il brigantaggio e fu segretario della Corte marziale ad Aquila (oggi L’Aquila). Iscrittosi con Spangaro all’ateneo di Pavia, nel 1862 lasciò definitivamente la divisa militare per gli studi e si laureò in Medicina e chirurgia all’Università di Bologna il 2 luglio 1863, dissertando Dell’ipertrofia del cuore; nel dicembre dell’anno successivo fu ammesso all’Associazione medica italiana. Con l’annessione al Regno d’Italia del Veneto e del Friuli, poté finalmente rientrarvi dedicandosi alla professione. Per alcuni anni esercitò lodevolmente la professione medica a Cordignano, piccolo centro della provincia di Treviso; durante il suo soggiorno nel Veneto, nel 1875 fu tra i fondatori della Società di Scienze mediche di Conegliano. Nel 1874 pubblicò nel «Giornale veneto di scienze mediche» lo studio Entero-epiplocele crurale strozzata: storia clinica, in cui riferiva l’esito felice di un’erniotomia, intervento effettuato alla presenza del collega Fernando Franzolini che all’epoca esercitava a Sacile. A Cordignano, dove aveva condotto la sua sposa Teresa Sinigaglia, B. visse gioie e drammi familiari: qui vennero alla luce i figli Tommaso (1872) e Giovanni Luigi (1874), ma il secondogenito a poche ore dalla nascita «volò in cielo», seguito alcuni mesi dopo dalla madre. ... leggi Rimasto vedovo, B. lasciò la condotta di Cordignano all’amico Spangaro e ritornò a Udine, dove divenne a capo dell’Ufficio medico municipale e nel 1879 convolò a seconde nozze con Emilia Chiaradia di Caneva di Sacile, sorella del giornalista Eugenio, del deputato Emidio e dello scultore Enrico. L’unione fu omaggiata da due pubblicazioni d’occasione, due lettere indirizzate allo sposo, rispettivamente, dal farmacista Giovanni Pontotti e dai colleghi Fernando Franzolini e Giuseppe Chiap, insieme a Carlo Marzuttini, Fabio Celotti, Giovanni Rinaldi e Andrea Perusini. Convinto positivista, B. confutò nei suoi scritti, con stringente logica argomentativa, errori del passato e pregiudizi popolari spesso sostenuti dalla religione, allo scopo di «emancipare la società da qualunque giogo, che non sia quello dell’interesse sanitario degli uomini». Da medico e igienista, riteneva la salute pubblica «la legge suprema cui tutte le altre devono essere subordinate»: nel 1877 esaminò dunque scrupolosamente la condizione delle vie e case di Udine, proponendo dei rimedi e invitando a correggere gli errori delle passate generazioni «per adempiere ad un sacro dovere cittadino». Nell’aprile 1878 B. fu prescelto tra i membri della Commissione incaricata dal Consiglio comunale di «studiare il quesito della cremazione dei cadaveri» nel suo aspetto igienico, sociale ed economico. L’anno successivo, in qualità di relatore, dopo un’attenta e circostanziata disamina ribadì che «la cremazione, sotto il punto di vista igienico, è il miglior mezzo per la distruzione dei cadaveri»: essa, «allargando la libertà individuale, costituisce un progresso civile» e «sotto il punto di vista scientifico, sociale, religioso e del sentimento, nessuna ragione assoluta ne domanda il rigetto, mentre validissimi argomenti ne consigliano l’introduzione». B. lesse la relazione anche all’Accademia di scienze, lettere e arti di Udine, cui era stato ascritto, come Franzolini, due anni prima. Vinto da breve malattia, si spense a Udine il 13 gennaio 1884, a soli 46 anni; il commosso addio fu accompagnato dalle parole dell’amico collega Fabio Celotti e del presidente della Società Veterani e Reduci Augusto Berghinz, a suggellare una vita interamente spesa tra amor di patria e amore per la scienza.
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