Nacque a Feltre il 17 marzo 1800, figlio di Maria Teresa Berrettini e del nobile Bernardo, funzionario di giustizia in varie città del Veneto. Cresciuto a Venezia presso lo zio, il podestà Francesco Trojano, studiò con profitto al Liceo convitto S. Caterina e al Seminario patriarcale, ancora egemonizzato dalle correnti del tardo giansenismo veneto. Dopo l’ordinazione, nel 1822, il patriarca Giovanni Ladislao Pyrker lo inviò a Vienna, dove conseguì il baccellierato in studi biblici, lingue orientali e teologia dogmatica all’Augustinianum. Nel 1826, si laureò in diritto canonico e teologia dogmatica a Padova. Sfumata la carriera accademica, iniziò ad insegnare umanità e, dal 1827, lingue orientali e pedagogia nel Seminario veneziano. Nel 1833, il vescovo di Udine Emanuele Lodi lo volle parroco, vicario foraneo e ispettore scolastico distrettuale di Latisana, da poco passata sotto la giurisdizione ecclesiastica della metropoli friulana. I diciotto anni di permanenza nella bassa friulana furono travagliati da continui conflitti con l’alta borghesia e i proprietari terrieri locali. La sua vicinanza ai poteri pubblici – fu anche presidente della giunta municipale di beneficenza dal 1836 – gli valse la taccia, non si sa fino a che punto giustificata, di “austriacante”. Nel 1848, le ripetute minacce ricevute lo spinsero per qualche tempo all’Aja, ospite del nunzio apostolico monsignor Carlo Belgrado. Nel breve soggiorno olandese, si dedicò intensamente agli studi storico-filologici, all’archeologia e alla numismatica, stringendo legami con importanti studiosi dell’Europa settentrionale. Nel 1850, l’arcivescovo Bricito, amico dagli anni veneziani, lo chiamò a Udine, canonico del Capitolo metropolitano. ... leggi La sua attività ecclesiastica fu assorbita dalla predicazione; a lui si devono, tra l’altro, un toccante elogio funebre del Bricito, e i discorsi d’omaggio per l’insediamento dei suoi successori. Dal 1852, fu docente di lingua greca nell’I. R. Liceo ginnasio cittadino e ispettore scolastico distrettuale. I suoi meriti di grecista gli valsero la croce d’oro della I. R. Corona d’Austria. La sua opera edita e inedita spazia tra l’epigrafia e la poesia d’occasione, la pedagogia e gli studi eruditi; tra le altre, possiamo ricordare la Dissertazione filologica intorno allo Stile ed alla Elocuzione degli Ebrei in genere (1847), una memoria accademica di archeologia biblica Sull’agricoltura degli Orientali (1853-1854) e il discorso su Omero e Dante proposti alla gioventù come modelli di morale e di lingua (1854). L’antipatia per l’abate Iacopo Pirona non gli impedì di ricoprire il ruolo di vicepresidente dell’Accademia udinese tra il 1853 ed il 1854. La sua carriera ecclesiastica toccò l’apice nel 1862, con la nomina a primicerio del Capitolo, carica mantenuta sino alla morte. Non fu, comunque, allineato all’intransigentismo dominante nella diocesi udinese dopo l’insediamento arcivescovile di monsignor Giuseppe Trevisanato e, più ancora, la sigla del concordato tra la Santa Sede e l’Austria nel 1855. Con l’amico, l’abate Valentino Tonissi, fu probabilmente l’esponente di maggior prestigio del clero “liberale” o antitemporalista udinese, dichiaratamente favorevole all’unificazione italiana e alla riforma in senso spirituale della Chiesa cattolica. La Cronaca Umoristica dei Misometeri o dei Gaudenti Udinesi, una satira inedita composta nel 1857, condanna il “gesuitismo”, sferzando ferocemente i suoi principali esponenti friulani, in testa il Trevisanato. Negli anni unitari, si assunse personalmente l’onere di legittimare il nuovo Stato, sia nelle sue funzioni di ministro di culto, sia nella vita pubblica cittadina. Il giorno del plebiscito, salutò la nascita della Società di mutuo soccorso promossa da Quintino Sella e, nel settembre 1866, offrì un sonetto patriottico a Vittorio Emanuele II in visita ufficiale a Udine. Le cronache del 1867 lo ricordano celebrante della solenne commemorazione religiosa dei “martiri” del 1848-1849 e, contro l’indirizzo arcivescovile, della messa per la festa dell’unità nazionale, il 2 giugno. Il nuovo Stato lo avrebbe gratificato con la nomina a cavaliere della Corona del Regno d’Italia. Fallimentare, sempre nel 1866, fu invece il suo tentativo di fondare una libera associazione per gli studi biblici e storico-ecclesiastici intorno alla parrocchia delle Grazie. Le sue posizioni lo avrebbero progressivamente emarginato dalla vita della Chiesa udinese. La definitiva rottura con la gerarchia si compì nel contesto aperto dalla clamorosa lite giudiziaria tra gli abati Giovanni Vogrigh e Maurizio Lazzaroni e l’arcivescovo Andrea Casasola. Nel 1880, la ritrattazione pubblica dell’omaggio diocesano al presule, in sostanza una presa di posizione in favore del clero “liberale”, fu duramente censurata dal «Cittadino italiano», il quotidiano intransigente udinese. Morì improvvisamente il 5 febbraio 1882. La gerarchia ecclesiastica, con un atto inconsueto dato il prestigio del suo ruolo in seno al Capitolo, gli rifiutò le esequie in forma solenne. La memoria negativa, spesso astiosa, degli ecclesiastici intransigenti si è riprodotta nei pochi studi storici, in genere di matrice cattolica, che si sono confrontati con questa dimenticata figura di abate risorgimentale.
ChiudiBibliografia
Mss BCU, Principale, 1433 e 1545/I e II; BSAU, Biasutti, Banchieri; ACAU, Nuovi Mss, 653.33, 735.4.
Parole dette la mattina del 21 ottobre 1866, giorno del plebiscito, dal Can. della Metropolitana di Udine Dr. Gianfrancesco Banchieri nella benedizione della bandiera della Società di Mutuo Soccorso, «Giornale di Udine», 23 ottobre 1866; Sermone detto il 14 gennaio 1867 nella solenne commemorazione dei Morti del 1848-49 nella Chiesa delle Grazie, «Giornale di Udine», 19 gennaio 1867; Certificato d’imbecillità, «Il Cittadino italiano», 2-3 agosto 1880; L. C., Cenni necrologici-biografici. Mons. Gianfrancesco Banchieri, «Giornale di Udine», 9 febbraio 1882; G. L. VOGRIGH, Gianfrancesco Banchieri, «L’Esaminatore Friulano», 16 febbraio 1882; Un Sonetto di Mons. Banchieri improvvisato alla Mensa di S. M. il Re Vittorio Emanuele, in Udine, nel 14 Novembre 1866, «Pagine friulane», 3 (1890), 177; G. BIASUTTI, Sacerdoti distinti dell’Arcidiocesi di Udine defunti dal 1862 al 1884 (Episcopato Monsign. Casasola), Udine, AGF, 1958, 6-8; G. COPOLUTTI, Riflessi della “Questione Romana” nel clero udinese durante il pontificato di Pio IX, t.l., Pontificia Università Lateranense, 1963, 73-79; T. SGUAZZERO, Cattolicesimo e liberalismo in Friuli nel secolo decimonono, Udine, Istituto per la storia del Risorgimento italiano - Comitato di Udine, 1992, 11, 19, 25, 62 e 65; A. TONUTTO, L’Accademia di Udine dalla caduta della Repubblica di Venezia all’unione del Friuli al Regno d’Italia (1797-1866), Udine, Accademia udinese di scienze lettere e arti, 1997, 109-110, 114, 129; L. CARGNELUTTI, Gli annuari storici del Ginnasio-Liceo, in Il Liceo Classico Jacopo Stellini. Duecento anni nel cuore del Friuli, a cura di F. VICARIO, Udine, Forum, 2010, 167; B. AGARINIS MAGRINI, Il Ginnasio-Liceo J. Stellini nei ricordi di una famiglia, ibid., 396; V. GALASSO, Storia e Arte del Septifanium di Latisana, Latisana, Parrocchia di Latisana, 2010, appendice 34.
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