Nato a Mortegliano (Udine) il 31 gennaio 1900 da famiglia di modesta condizione, dodicesimo di tredici figli, si diplomò in ragioneria e si laureò successivamente in scienze economiche e commerciali; conseguì la patente di segretario comunale e negli anni 1920-1922 fu direttore del Monte di pietà di San Daniele del Friuli, poi fino al 1926 capufficio della Banca Cattolica di Udine. Dal 1927 iniziò a esercitare la libera professione come commercialista; coniugato, ebbe sei figli (un settimo figlio, Paolo, nato nel gennaio 1945, morì dopo poche settimane di vita). Già «fiduciario» dall’ottobre 1935 dell’Ente di zona di Padova per l’assistenza delle casse rurali friulane, riuscì a ottenere nel febbraio 1938 l’istituzione, con sede a Udine, di un autonomo Ente di zona per le casse rurali ed artigiane del Friuli, del quale fu nominato direttore. In tale veste egli diede prova – così si legge in una scheda d’archivio del 1941 – «di attività ed attitudini eccezionali», operando con la «massima esattezza» e come «rapido esecutore», prendendo inoltre «iniziative per le casse dormienti o poco diligenti». Il direttore dell’Ente di zona fu altresì qualificato «elemento propulsore», dotato di senso critico «spiccato e acuto», nonché di «buona cultura professionale e generale», di «moralità assoluta», «tutto lavoro e famiglia», con molte relazioni sociali pur senza volersi infiltrare «nel gran mondo». Nel secondo dopoguerra rimase a lungo presidente dell’Ente di zona, continuando a svolgere anche le «funzioni tecniche» fino al 1951, allorché esse furono affidate al nipote Sergio Barbina. Nel dicembre 1968 fu nominato presidente della neocostituita Federazione regionale delle casse rurali ed artigiane, società cooperativa destinata a subentrare al preesistente organismo, ma nel 1970 rassegnò le dimissioni, sostituito da Leopoldo Delser. Uomo di intima fede cristiana, aderì nel primo dopoguerra al Partito popolare, di cui fondò la sezione del suo paese, e poi ai Laureati cattolici; fu membro fin dal luglio 1943 del comitato promotore della Democrazia cristiana (DC) friulana, di cui venne nominato segretario provinciale. ... leggi Partigiano della divisione Osoppo-Friuli, di cui ricoprì la carica di commissario politico, partecipò attivamente alla Resistenza. Nel 1944 fondò «Il Nuovo Friuli», periodico della DC friulana, pubblicato già durante la clandestinità resistenziale. Il 18 gennaio 1945, in seguito a delazione, fu arrestato; destinato dapprima a Mauthausen, riuscì a fuggire dal treno ma venne ripreso e deportato a fine febbraio nel lager di Dachau, dove rimase, giunto ormai allo stremo delle forze, sino a fine aprile, quando i deportati furono liberati dalle truppe americane. Poté riabbracciare la famiglia solo un mese più tardi, riprendendo quasi subito, malgrado le precarie condizioni di salute, la professione e la militanza politica. Dopo la Liberazione fu nominato presidente della deputazione provinciale quale esponente del Comitato di liberazione nazionale. Nel settembre 1945 fu tra i promotori e primo presidente dell’Unione cooperative del Friuli aderente alla Confcooperative; si oppose tuttavia al progetto di creare un’unica organizzazione apolitica che raccogliesse l’intero movimento cooperativo della provincia, ribadendo le specificità etiche e culturali del cooperativismo di matrice cattolica. Venne eletto al parlamento nazionale per la legislatura 1948-1953. Oltre che più volte segretario provinciale della DC, B. fu presidente della provincia, consigliere comunale di Udine e tra i primi consiglieri nazionali del suo partito, del quale in seguito venne nominato consigliere nazionale onorario a vita. Fu pure vicepresidente della Cassa di risparmio e dell’ospedale civile. Fondò l’Associazione dei deportati politici, di cui fu vicepresidente nazionale; analoga carica ricoprì nell’ordine dei commercialisti; responsabilità di rilievo ebbe inoltre nel Consorzio per gli studi universitari, nell’Istituto autonomo case popolari, nell’Ente Friuli nel mondo. Propugnò strenuamente la costituzione del Friuli in regione autonoma con Udine «capitale naturale e insostituibile», unica condizione – a suo avviso – per risolvere i gravi problemi economici e sociali del territorio. Di qui la sua avversione per l’aggregazione del Friuli alla Venezia Giulia, la qual cosa avrebbe determinato la subalternità agli interessi di Trieste. Il suo stesso partito, peraltro, aveva ormai mutato orientamento, tanto che nel 1963 fu ufficialmente istituita la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia. Fu, tra l’altro, presidente per un decennio (1960-1970) dell’Ente per il turismo della provincia di Udine, dando notevole impulso all’economia turistica friulana. A lungo socio e consigliere della Società filologica friulana, vi ricoprì negli anni 1975-1979 anche l’incarico di tesoriere, manifestando costantemente una profonda sensibilità per la cultura e la lingua del Friuli. Nel marzo 1970 fu tra i fondatori dell’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione, del quale fu sempre confermato, fino alla sua scomparsa avvenuta a Udine il 9 novembre 1982, presidente dei revisori dei conti.
ChiudiBibliografia
DBF, 51-52; necrologi in «MV», 10 novembre 1982, 5, e in «Sot la nape», 34/4 (1982), 100; M. ROBIONY, La cooperazione in Friuli Venezia Giulia nel secondo Novecento, Udine, Forum, 2006, ad indicem; F. BOF, Credito e servizi all’agricoltura nelle campagne veneto-friulane tra Otto e Novecento, Udine, Forum, 2007, ad indicem e soprattutto 110-111; Dalla Regione friulana alla Regione triestina 1949-1962. 16 articoli di Faustino Barbina, a cura di G. D’ARONCO, Codroipo, Istitût Ladin-Furlan pre Checo Placerean, 2008.
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