Con i suoi otto protocolli, per la maggior parte scritti nell’ultimo decennio del Duecento (dal marzo 1294 alla fine di dicembre del 1303), B. è sicuramente il notaio che ha lasciato il maggior numero di registri duecenteschi friulani e tuttavia pochissimo si può dire della sua biografia. Testimoniato nelle fonti coeve anche con il diminutivo Bertolussio o con il soprannome Bolacurta (o Bolacruca), non se conosce la paternità. Una sorella di B. era andata in sposa a Francesco Spella, nipote del notaio Romano da Gemona. Il 23 ottobre 1301 B. vendeva a un sarto di Gemona la casa della defunta madre, Pichignussa. Si sa che la sua casa si trovava «in foramine castri»: forse la stessa casa che il 6 ottobre 1304 avrebbe dato alla moglie Blasetta in morgengab, assieme a un orto sopra il fossato del castello. Ebbe due figli: Giustina e Adalgero. È probabile che all’esercizio dell’attività notarile, B. affiancasse anche il commercio di granaglie, come dimostrano alcune transazioni con Bertramino Brugni, di origine lombarda, e Lappo degli Amidei, un mercante fiorentino stabilitosi a Gemona. L’articolata società gemonese della fine del Duecento, ricca di presenze forestiere, è ben rappresentata nei registri del notaio: oltre a mercanti dalla vicina Carinzia, ma anche dalla Baviera, le presenze più numerose sono costituite tuttavia dai Lombardi, più attivi nelle arti (oltre al già ricordato Bertramino Brugni, i suoi fratelli Guglielmino e Filippino, tutti figli di Andalone Brugni che era stato capitano di Gemona alla fine del Duecento; e ancora Giacomino da Lecco, maestro Giacomo scolastico, il medico Giovanni da Bergamo) e dai Fiorentini, dediti maggiormente al commercio e alle attività finanziarie (i Coppi, gli Scolari, gli Amidei, i Bardi). L’intraprendenza dei Toscani spesso univa Gemona agli altri centri del patriarcato: in uno dei registri di B., infatti, è annotato che, il 26 maggio 1297, suor Giacomina, badessa del monastero S. Chiara di Gemona, confacendosi alla volontà di maestro Nicolò da Perugia, vendeva un manso in Nogaredo al notaio udinese Francesco di Nasutto tramite Neri da Firenze, abitante in Gemona, che aveva suoi soci anche a Udine. ... leggi Il 16 agosto 1316 B. e la moglie Blasetta diedero in sposa la figlia Giustina a mastro Guarnerone da Sacile, sarto residente a Gemona. Tredici anni dopo, il 2 luglio 1329, quest’ultimo si presentava al capitano di Gemona per non avere avuto interamente dai suoceri, ormai defunti, la dote promessa alla moglie. La data della morte del notaio, ignota, si colloca nel periodo che va dal luglio 1317, data attestata di un atto da lui scritto, e ante 1319, quando davanti al suo nome appare per la prima volta il fatidico quondam.
ChiudiBibliografia
ACG, Pergamene, b. 1645, n° 3; b. 1649, n° 26; ASU, NA, b. 2221, fascicoli 2-5, 7, 9-10 (protocolli di B. da G.); b. 2220, fascicolo 6 (protocollo di B. da G. erroneamente attribuito a Giacomo Nibisio); b. 2221, fascicolo 6 e b. 2225, fascicoli 21-22 (protocolli del notaio Nicolò Boccapelosa da Gemona, erroneamente attribuiti a B. da G.); MANC, Pergamene Capitolari, t. IX, n° 64, 1297 maggio 26; n° 67, 1297 luglio 12 (pergamene autografe).
[N. BAROZZI], Gemona e il suo distretto. Notizie storiche, statistiche e industriali, Venezia 1859, 91-93; G. BRUNETTIN, Per una storia del ceto dirigente patriarchino: il caso di Gemona (secc. XIII-XV), in Gemona nella Patria del Friuli: una società cittadina nel Trecento, a cura di P. Cammarosano, Atti del Convegno di studi (Gemona del Friuli, 5-6 dicembre 2008), Trieste 2009, 317-368: 327 (indicato come «Bortolomio»); BLANCATO, I notai del Patriarcato, 65-66, 82, 85-87, 377, 509, 547-548 ni XXI-XXII.
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