Sacerdote organista pordenonese, figlio di Alvise e fratello del medico Antonio, apparteneva ad un casato di origine veneziana e si inserì bene nel ristretto giro della nobiltà e della borghesia di Pordenone e nell’ambiente culturale ed artistico che l’animava. Amico dello sfortunato organista della locale chiesa di S. Marco, trucidato dagli sgherri di Livio Liviano nel 1527 e del poeta Marcantonio Amalteo, è più volte presente nei documenti come procuratore legale e come testimone a rogiti notarili firmati dal pittore Giovanni Antonio Sacchis (il Pordenone), tra i quali il contratto nuziale, steso il 29 giugno 1534, tra la «pudicissima iuvenis» Graziosa, figlia del Sacchis, e Pomponio Amalteo, principale allievo del Pordenone. Già nel 1512 risultava ascritto in patria alla Congregazione dei preti di S. Marco e quindi titolare dei benefici di S. Croce in Casarsa (1520), dell’altare della Madonna nella chiesa di S. Maria degli Angeli in Pordenone (1522) e degli Ognissanti in S. Marco. Sotto il profilo professionale, ancora chierico – sarebbe stato ordinato diacono solamente nel 1508 – era organista della parrocchiale di Spilimbergo avanti il 1506, carica che avrebbe ricoperto almeno sino al 1509; organista in S. Marco risultava invece già forse nel 1522 e di certo dal 1544 al gennaio 1558, data della morte. Il 17 dicembre 1520, per le sue competenze organarie in veste di “deputatus”, insieme con altri del consiglio cittadino era presente alla stipula del contratto per l’ampliamento e trasferimento di luogo dell’organo del duomo pordenonese; il 4 maggio 1541 presenziava al rinnovo dello strumento marciano e prima ancora, il 5 dicembre 1532 fu incaricato di trattare con l’organaro Vincenzo Colombo la costruzione di un organo, destinato alla parrocchiale di Valvasone.
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