Nacque il 16 febbraio 1868 a Pordenone. Almeno a partire dal 1895, la B. era coniugata con lo scrittore siciliano Mario Umberto Fazio che aveva probabilmente sposato nella città natale: in questo stesso anno, infatti, uscì la raccolta di racconti e novelle intitolata Rabeschi e una recensione parlò dell’autrice come di una «gentile donna di Pordenone Anita Bearzi Fazio, che ama farsi chiamare Umbertina di Chamery». In seguito B. trasferì la propria residenza a Udine, dove rimase fino alla morte avvenuta nel 1946. Con lo pseudonimo di Umbertina di Chamery pubblicò soprattutto per l’editore milanese Carlo Aliprandi una buona produzione di romanzi rosa, novelle e poesie. Tra i suoi romanzi e racconti si ricordano: L’indomabile, Il libro della passione, La domenica di una giornata povera, Due anime. Assai poco si conosce della sua vita privata e della sua attività professionale: quando si trasferì a Udine prese casa in via Sarpi e si dedicò all’insegnamento privato come si desume da un annuncio apparso nel 1900 sul quotidiano «Il Friuli»: «La geniale scrittrice Umbertina di Chamery (via Paolo Sarpi 47), dà ripetizioni a bimbe ed a ragazze, e lezioni di letteratura, di violino e di mandolino a signorine e a studenti». Si può ipotizzare che B. abbia ricevuto la consueta educazione scolastica e musicale impartita alle fanciulle di estrazione borghese e che su queste basi la giovane abbia poi approfondito autonomamente lo studio e la pratica letteraria, intrattenendo relazioni epistolari con alcuni scrittori del tempo tra i quali lo stesso Mario Umberto Fazio che con lo pseudonimo di Umberto di Montenegro (o Montenero) firmò alcuni lavori teatrali. ... leggi B. intrattenne anche una stretta corrispondenza con la scrittrice Grazia Deledda, ancora molto giovane ma già aggiornatissima su tutte le novità letterarie del tempo, come ci conferma una lettera del 7 giugno 1895 indirizzata dall’autrice sarda a Epaminonda Provaglio, della redazione della rivista «Ultima moda»: «Umbertina di Chamery […] conosco questa scrittrice, che è veneta, non milanese, ed ho avuto molta relazione con essa, però da più d’un anno, non ci scriviamo più […]». Deledda non si accontentò solo di correggere le informazioni sulla provenienza di B., ma cercò anche di metterla in contatto con alcuni nomi dell’editoria italiana e del giornalismo, come ad esempio Angelo De Gubernatis, professore di letteratura italiana e fondatore di importanti riviste. I primi lavori di B. furono senz’altro conosciuti e letti da Grazia Deledda, che conservava anche un ritratto della scrittrice pordenonese: «[…] Io guardo ogni giorno il vostro ritratto [di De Gubernatis], che ho messo tra due belle signorine bionde, la splendida [Caterina] Barbaro-Forleo e l’ideale Umbertina di Chamery […]». B. dunque, anche grazie alla conoscenza di Deledda, riuscì a costruirsi una rete di relazioni e di contatti con autori e giornalisti di tutta Italia e non sarà forse solo un caso che collaborò con molte delle riviste su cui scriveva anche l’autrice nuorese: dalla milanese «Vita moderna», dove pubblicò il racconto Bimba malata (2 ottobre 1892), alla cagliaritana «Vita sarda», che accolse La leggenda ideale scritta a Pordenone e dedicata «alla bella piccola, selvaggia Grazia Deledda, il crisantemo dei cimiteri» (11 dicembre 1892), fino alla «Nuova Sardegna», per la quale B. curò una rubrica intitolata Intermezzo per le signore sotto lo pseudonimo di “Gidan”. Collaborò inoltre a «Natura ed Arte», «Varietas», «Fanfulla della domenica», «Flora moderna», «Illustrazione popolare», «Scena illustrata», «Gazzetta del popolo» e «Cucina moderna». Tra le due scrittrici ci fu probabilmente un momento di frizione quando iniziò a circolare la voce che B. avesse rubato alla Deledda l’idea del titolo L’indomabile, romanzo pubblicato nel 1895 «con insolito lusso di illustrazioni». Questo genere di titoli in ogni caso rientrava pienamente nel gusto del tempo e in quel torno d’anni, infatti, furono dati alle stampe i romanzi, L’invincibile (G. D’Annunzio, 1890), L’inarrivabile (D. Angeli, 1893), L’invisibile (D. Ciamboli, 1896) e altri simili. Deledda aveva pensato di chiamare con quel «bel titolo, fine di secolo e alla moda, anzi a sensazione» uno scritto terminato già nell’agosto del 1893 e l’anno successivo l’aveva preannunciato al pubblico sulla rivista «Ultima moda» (18 marzo 1894), mentre B. ebbe la notizia in anteprima da una lettera inviatale dalla stessa autrice. Il plagio non lasciò indifferente la scrittrice nuorese, che se in un primo momento fu tentata di utilizzare ugualmente il titolo originario, anche perché il romanzo di B. aveva avuto scarsissima eco, successivamente si convinse che era necessario riscrivere completamente l’opera intitolandola La via del male, che divenne uno dei maggiori successi del premio Nobel per la letteratura. Dagli anni Novanta dell’Ottocento, la B. collaborò anche con diversi periodici friulani e in particolare con «La Patria del Friuli», dove pubblicò “bozzetti” letterari e interventi di critica letteraria, musicale e d’arte. Come molti scrittori dell’epoca, B. si occupò anche di tradizioni popolari conducendo ricerche sul territorio friulano e pubblicandone poi i risultati (raccolte di leggende, materiale relativo a usi e costumi). B. fu una scrittrice molto apprezzata anche in Friuli, tanto che in una recensione del 1900 a Il libro della passione si legge: «[…] nel Friuli abbiamo questa sola di giovani intelligenze che abbiano già un bel nome dentro e fuori la patria, e che non par vero che dopo Caterina Percoto, i nomi si stentino a contare sulle dita di una mano. Dobbiamo essere orgogliosi noi del Friuli di avere questa buona prosatrice, che tiene alto il nome delle belle lettere». A partire dal secondo decennio del Novecento sembra che B. non abbia pubblicato più nulla.
ChiudiBibliografia
Opere di Umbertina di Chamery (A. Bearzi): L’indomabile, [Milano, Aliprandi], 1895; Rabeschi. Racconti e novelle, Milano, Aliprandi, [1895]; Due anime. Racconto fantastico, Milano, Aliprandi, 1895; La domenica di una giornata povera, Milano, Aliprandi, 1898; Il libro della passione, Milano, Aliprandi, 1899.
DBF, 66; [Recensione a Rabeschi], «La Patria del Friuli», 9 dicembre 1895; [Annuncio], Il Friuli, 2 marzo 1900; D. LEVIS, Il libro della passione (di autrice friulana), «La Patria del Friuli», 4 gennaio 1900; V. CANDIANI, Pordenone. Ricordi cronistorici dall’origine del Friuli a tutto il 1900, Pordenone, Tipo-litografia Gatti, 1902; T. ROVITO, Letterati e giornalisti italiani contemporanei. Dizionario biobibliografico, 2aed. rifatta ed ampliata, Napoli, T. Rovito, 1922, 36 (s.v. Beazzi [sic!], Anita); Poetesse e scrittrici, a cura di M. BANDINI BUTI, in Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, direttore A. RIBERA, VI/1, Milano, EBBI Istituto editoriale italiano Tosi, 1941, 73 (s.v. Beazzi, Anita); G. DELEDDA, Opere scelte, Introduzione di E. De Michelis, 1, Milano, Mondadori, 1964, 1099; EAD., Lettere inedite, a cura di F. DI PILLA, in Grazia Deledda Premio Nobel per la letteratura 1926, Milano, Fabbri, 1966, 475, 480; A. BENEDETTI, Sintesi della cultura pordenonese, in Il centenario della Società operaia di mutuo soccorso e istruzione Pordenone 1866-1966, Pordenone, Grafiche Cosarini, [1969] (= Pordenone, Società operaia, 2004), 233; A. DI LEO, Il Novecento. Comportamenti borghesi, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1998, 53; Mille protagonisti, 68-69; G. DELEDDA, Lettere ad Angelo De Gubernatis, 1892-1909, a cura di R. MASINI, Cagliari, Centro di studi filologici sardi, 2007, 92, 96.
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