Di probabile origine tedesca e ascendenza nobiliare e attestato quale scriba del patriarca Bertoldo di Andechs-Merania sin dal 24 ottobre 1234, maestro B. avrebbe svolto ben presto il ruolo di vicedomino patriarcale, portando il titolo che per tutto il Duecento fu distintivo della dignità vicariale (in genere di status clericale) assommando le due diverse funzioni che a partire dal secolo successivo sarebbero state del vicario in spiritualibus e del suo omologo in temporalibus. Con tale qualifica B. presenziò, in qualità di testimone, all’emissione di atti da parte del presule d’Aquileia in varie località della sua vasta diocesi: una prima volta a Cividale (29 settembre 1237) e poi a Vipacco (13 gennaio 1238), ad Aquileia (20 febbraio 1241), a Udine (26 gennaio 1243), di nuovo a Cividale (14 marzo 1244), a Tolmino (9 maggio dello stesso anno), a Sacile (19 gennaio 1245). Fu quindi inviato da Bertoldo, nelle vesti di suo ambasciatore, a Venezia per trattare la pace con il doge Raniero Zeno (14 settembre 1248). Nell’hospicium cividalese del suo vicedomino, il 25 gennaio 1250, il patriarca Bertoldo concedeva la muda di Cividale per tre anni e mezzo a una società di mercanti senesi. Dopo la morte del presule (23 maggio 1251), l’incarico vicariale durò per maestro B. fin oltre la venuta in Friuli del neoletto patriarca Gregorio di Montelongo, nel 1252: il titolo di vicedomino è attestato ancora il 2 febbraio a Udine e il 12 maggio ad Aquileia; ma già dalla seconda metà di quello stesso anno egli sarebbe stato sostituito in quella funzione da Alberto de Collice, per essere insignito della dignità non meno prestigiosa di preposito di S. Odorico. ... leggi In data imprecisata, infatti, successiva comunque al giugno 1252, «magister B. prepositus Sancti Vodolrici, olim domini Bertoldi patriarche Aquilegensis vicedominus», insieme al vicedecano di Cividale e agli abati di Rosazzo e di Arnoldstein, spiegava il motivo che aveva indotto il defunto patriarca a diseredare Rinaldo, preposito di San Pietro in Carnia, e suo fratello Rizzardo, pievano di Fagagna, in quanto ribelli della chiesa di Aquileia. Spesso presente, e attestatato con il nuovo titolo, quale testimone degli atti del capitolo di Cividale degli anni seguenti, a maestro B. si fece talvolta ricorso anche per giudicare vertenze: l’8 novembre 1258 fu arbitro, assieme a Giovanni di Cucagna, in una causa fra il monastero di S. Maria in Valle e tale Corrado nipote di Corrado Potira; e ancora il 20 giugno 1266, assieme al miles Girardino di Cividale, maestro B. pronunciò la sentenza su una vertenza fra gli eredi di Ulrico di Bottenicco relativa ai diritti legati al ministero di cappellania. Non più costretto a seguire il patriarca nei vari spostamenti della sua corte, l’alto prelato – probabilmente già canonico del capitolo Cividalese (lo si può affermare con certezza solo a partire dal 1270) – abitò la stessa grande casa di Cividale, ove già risiedeva da vicedomino, adibendola spesso ad ospitare personalità di rilievo. Nel periodo di sedevacanza successivo alla morte del patriarca di Montelongo, infatti, tutti i documenti emessi a Cividale dai due duchi di Carinzia che si avvicendarono nella veste di capitani generali del Friuli furono redatti nell’hospicium di maestro B. Così il 15 ottobre 1269 il duca Ulrico ratificò in quella casa quanto disposto il giorno precedente dal vicedomino Artico di Castellerio riguardo a un ingente prestito ricevuto da due mercanti veneziani. Morto alla fine di quello stesso mese Ulrico, suo fratello Filippo di Spanheim, già arcivescovo di Salisburgo, succedutogli nella carica di capitano generale del Friuli ed eletto patriarca d’Aquileia, in quella stessa dimora fece redigere tutti i documenti da lui emessi a Cividale fra l’estate del 1270 e l’estate dell’anno seguente. Proprio l’assidua frequentazione dei duchi carinziani, così come l’alto incarico avuto in precedenza presso la curia dell’ultimo patriarca di lingua tedesca sembrerebbero confermare l’affermazione di Francesco di Manzano riguardo al rango e alla provenienza – «nobile Germano» – di maestro B., altrimenti priva di prove documentarie. Il 3 settembre 1270 il preposito di S. Odorico, qualificato dall’ulteriore dignità di canonico di Cividale, cedette a Ulrico di Cadore, decano del suo capitolo, un manso sopra Antro, già appartenuto a Guglielmo di Fontanabona, con una rendita da distribuirsi ai canonici e ai mansionari presenti all’officio per la festa di sant’Odorico. Tre giorni dopo (6 settembre) il preposito è menzionato come canonico di Aquileia. Ancora attestato a Cividale il 13 settembre 1274, l’obito di B. preposito di S. Odorico è ricordato, senza indicazione dell’anno, il 4 di gennaio nel libro degli anniversari di S. Domenico di Cividale.
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