Scultore di stile neoclassico, era nativo di Tizzano, da intendersi Tissano, e forse legato alla committenza dei conti Agricola che qui possedevano una villa (poi Strassoldo e del Torso) ricca di arredi e collezioni d’arte. Non si conosce la data di nascita (fine Settecento?). Fu notato dall’architetto Giovambattista Bassi e, grazie all’aiuto finanziario del conte Antonio de Pilosio, poté studiare scultura e intaglio all’Accademia di Venezia insieme con Antonio Marignani. Pilosio lo aiutò anche offrendogli alcune commissioni tra cui un Puttino che gioca con un cane; altre opere (Puttino che accarezza un cane da caccia, Educazione materna) furono acquistate anche dal veneziano conte Andrea Giovannelli. Visse e lavorò a Venezia, con studio prima a San Simeone grande e poi in San Barnaba. Morì più che ottantenne, dopo il 1861, solo e povero alla fine di una vita «travagliatissima», come annota Mosè Saccomani, che lo dice sconosciuto già nel secondo Ottocento. Intorno al 1820 Bassi e Valentino Presani, progettista del cimitero di Udine, pensarono di fare eseguire ad Antonio Marsure e a B. le statue di coronamento del monumento alla pace di Campoformido in piazza Libertà a Udine. La commissione però non andò a buon fine. Picco ricorda un «magnifico bassorilievo» per il palladiano palazzo Antonini, accanto alle statue in gesso del Marsure (perdute nelle ristrutturazioni databili agli anni 1924-1925) e ai bassorilievi di Luigi Zandomeneghi, eseguiti nel 1831. Nello stesso palazzo affrescò, nel 1818, Odorico Politi, per il quale B. eseguì un busto ritratto e un busto marmoreo di Canova; lo scultore veneziano fu ritratto dallo stesso Politi nel 1810 e dall’udinese Antonio Fabris in un busto d’argento e in numerose medaglie tra 1827 e 1831. Nel 1836 B. eseguì nel cimitero di Udine, dove si raccolgono le più importanti testimonianze architettoniche e scultoree del periodo neoclassico, la tomba Asquini. ... leggi Il ritratto ad altorilievo in marmo di Carrara della contessa Asquini, canoviano nell’impostazione di profilo, presenta aspetti originali nella raffigurazione tridimensionale del busto scultoreo, che contrasta con il medaglione evocato solo da una linea di profilo, mentre l’acconciatura a trecce e bande laterali, di stile romantico, è un vero pezzo di bravura. L’Istituto veneto gli commissionò, tra il 1860 e il 1861, il busto ritratto di Andrea Contarini per il Panteon veneziano, una raccolta di busti voluta dall’Istituto veneto di scienze lettere e arti per le sale di palazzo Ducale. Le fonti gli attribuiscono numerosi busti ritratto, tra i quali Picco ricorda quello in marmo della madre, uno di Napoleone finito fuori regione e un busto di Vittorio Emanuele, che dovrebbe essere una delle ultime opere. B. si occupò anche di modellazioni a stucco, già nella collezione della Scuola d’arti e mestieri, e di scultura lignea con intagli per il duomo di Gorizia, andati distrutti. Il Magani lo definisce «copista» che non si eleva oltre il limite di una disciplinata esecuzione non priva di lacune tecniche (Magani, 1997).
ChiudiBibliografia
SACCOMANI, Ristauro, 44; A. PICCO, La scultura in Friuli, in PICCO, Scritti vari, 53-56: 54; A. PICCO, L’arte al nostro cimitero monumentale, ibid., 103-104: 104; ID., Alcuni cenni biografici del cav. e prof. Gio. Batt. Bassi ed altri contemporanei, ibid., 217-220: 219; ID., Al nostro cimitero, ibid., 306-309: 307; P. GOI, Apparati e monumenti celebrativi dell’età napoleonica in Friuli, in 1797 Napoleone e Campoformido. Arti diplomazia e società in una regione d’Europa. Catalogo della mostra (Codroipo, 12 ottobre 1997-11 gennaio 1998), a cura di G. BERGAMINI, Milano, Electa, 1997, 113-127: 116-118, 123; F. MAGANI, Il “Panteon veneto”, Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere e arti, 1997, 39, 135, 209-210; P. GOI, Per una storia del ritratto scultoreo, in Più vivo del vero, 61-83: 82; A. PANZETTA, Nuovo Dizionario degli Scultori Italiani dell’Ottocento e del Primo Novecento, A-L, Torino, Adarte, 2003, 85; T. RIBEZZI, Pietre della Memoria. Decori, rilievi e sculture al cimitero monumentale di Udine, in Tra Venezia e Vienna, 221-231: 224; M. GARDONIO, Sculture dell’Ottocento nel cimitero monumentale di Udine, ibid., 233-243: 233, 238.
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