Nacque a Gemona del Friuli il 10 ottobre 1901, figlio di Osualdo, pittore decoratore a lungo operoso nell’Impero asburgico dove eseguì numerosi cicli di affreschi fino al 1914, quando dovette rientrare in patria. Frequentò i corsi serali della Scuola d’arte di Gemona e saltuariamente aiutò malvolentieri il padre come freschista a Trasaghis e a Livorno dove la famiglia fuggì dopo Caporetto. Tornato a Gemona nel 1919, B. prestò servizio militare a Roma, continuando ad aiutare saltuariamente il padre nelle decorazioni ad affresco per sostenere la famiglia, ma iniziando anche una attività autonoma di pittore verso il 1928. Come scrive Franca Merluzzi che ha raccolto le confidenze del pittore, consultato il suo curriculum manoscritto e curato l’unica monografia, intuì il rinnovamento apportato dalla scuola friulana d’avanguardia e nel 1929 si trasferì a Milano per motivi di lavoro rimanendovi fino al 1933. Furono anni fondamentali per la sua formazione, grazie ai contatti con Fred Pittino, Alfredo Carnelutti, Mirko, Afro e Dino Basaldella e il pittore e poeta Giulio Trasanna, con il quale strinse una duratura amicizia e che lo introdusse tra letterati e i pittori del chiarismo, tra cui Renato Birolli, che donò a B. alcuni suoi disegni. ... leggi I dipinti di B. del periodo milanese sono realistici e gradualmente i colori forti si stemperano in atmosfere lievi e sognanti senza chiaroscuro. Umili e saltuari lavori da imbianchino non gli permisero di avere uno studio e di dedicarsi totalmente alla pittura, così nel 1933, dopo aver trovato a Milano «le ragioni del dipingere» (Merluzzi), B. tornò a Gemona, frequentò nel 1936 i corsi per insegnanti delle Scuole d’arte organizzati da Calligaris ed ebbe una modesta attività espositiva a Trieste (1934), a Ca’ Pesaro di Venezia (1934 e 1939), alla galleria Al Vivaio di Verona (1942) e nel 1943 a Udine, dove partecipò alla collettiva più importante, recensita da Pier Paolo Pasolini. Alle nature morte si affiancavano i paesaggi, in cui Trasanna individuò un periodo rosa (1939 e 1940), cui seguì quello verde (1941-1945). Nel 1943-1944 insegnò alla Scuola professionale di Pontebba, ma fu imprigionato dalle SS nel carcere di Udine dal novembre 1944 al gennaio 1945, rinchiuso nella cella dei condannati a morte. Questa esperienza lo avrebbe segnato per sempre. Nel difficile dopoguerra per vivere emigrò in Svizzera dove lavorò come stagionale dal 1947 al 1963, eseguendo lavori da imbianchino e verniciatore, ma nel contempo venendo a contatto con tutti i grandi pittori europei, visti alla Kunsthaus di Zurigo. Di notte tracciava disegni a penna che rielaborava durante l’inverno, quando tornava a Gemona. Nelle soste di viaggio a Milano conobbe letterati, poeti, artisti tra cui Franco Loi, al quale inviò una lettera con il suo curriculum. Dall’Autoritratto del 1948 rafforzò l’espressionismo del colore, cui aggiunse l’uso di fondi rossi e linee nere di contorno. Rientrato definitivamente nel 1963 a Gemona, poté finalmente dedicarsi completamente alla pittura, dipingendo nature morte, paesaggi, storie di guerra e di partigiani che si riallacciavano alla sua esperienza personale di antifascista, come in Fucilazione di via Spalato (1959). La sua pittura è caratterizzata da accensioni cromatiche di gusto espressionista, che si attenuano nell’ultima fase, in cui ritratti e nature morte sono spesso lasciati volutamente incompiuti. Riallacciò i rapporti con gli amici di sempre, Fredo Carnelutti e Tiziano Turrin, con cui sentiva affinità anche di vita. Nel 1975 presentò le opere chiariste degli anni Trenta alla galleria Il Ponte di San Giovanni Valdarno, ma la sua attività si interruppe per il terremoto e, dal 1984, anche a causa di una malattia agli occhi. Amedeo Giacomini curò nel 1985 una mostra a Udine al Centro friulano arti plastiche, cui seguì nel 1996 l’ultima mostra antologica a Gemona, curata da Franca Merluzzi con la collaborazione del Centro regionale di catalogazione e restauro di Passariano. B. morì nel paese natale nel 1999.
ChiudiBibliografia
A. GIUFFREDI, La pittura nella mostra collettiva degli artisti friulani, «Il Piccolo», 25 aprile 1943; V. M., In margine ad una mostra d’arte: Pischiutti, Bierti, Micconi e Tramontin, «Il Popolo del Friuli», 28 aprile 1943; ID., Pittura scultura e bianconero alla Mostra dei sette, ibid., 2 maggio 1943; P. P. PASOLINI, Una mostra a Udine, «Il Setaccio», 3/6-7 (1943), 20; E. MARCOLIN, Alla mostra natalizia degli artisti friulani. Recensione d’arte, «Il Gazzettino», 6 gennaio 1944; C. SOFIANOPULO, Venti pittori friulani al circolo della cultura e delle arti, «Il Piccolo», 29 maggio 1952; La mostra d’arte al C. A. F.: nel decennale della Resistenza, «Il Gazzettino», 25 giugno 1954; DAMIANI, Arte del Novecento II, 96; Omaggio del pittore Francesco Bierti, a cura di A. GIACOMINI, Udine, Centro friulano arti plastiche, 1985; G. PAULETTO, Nella luce candida e cruda. Pasolini e i pittori friulani 1940-1945 in occasione della mostra Pier Paolo Pasolini. Dai campi del Friuli, Codroipo, villa Manin di Passariano, 1995; Francesco Bierti pittore. Il sogno di una vita. Catalogo della mostra (Gemona, 5 gennaio-30 giugno 1996), a cura di F. MERLUZZI, Gemona del Friuli, Comune di Gemona del Friuli/Centro regionale di catalogazione e restauro, 1996; Pitôrs a Glemone, scheda su Francesco Bierti a cura di F. Merluzzi, in Glemone, 251-252; PATAT, Oms, 32-33; Il museo Civico di Gemona. Catalogo delle opere, a cura di F. MERLUZZI, Gemona del Friuli, Comune di Gemona del Friuli, 2007, 168-169.
Nessun commento