BISCONTINI GIUSEPPE (1820-??)

BISCONTINI GIUSEPPE (1820-??)

notaio, poeta, scrittore, patriota

Immagine del soggetto

Frontespizio de Il Battiloro, di Giuseppe Biscontini, emigrato veneto (Chieti, Tipografia del Vecchio, 1865).

Nacque a Polcenigo il 14 marzo 1820 da Matteo e Teresa Zanini, in una famiglia che aveva contato notai, periti pubblici e religiosi. Si laureò in legge all’Università di Padova nel 1846 e si dedicò in seguito all’attività notarile, prima a Portogruaro, dal 1850 al 1854, poi a Sacile, almeno dal 1858 al 1859. Durante la permanenza portogruarese pubblicò, nel volume miscellaneo Florilegio drammatico uscito a Milano, il breve dramma storico Andrea del Sarto, che era stato rappresentato nel 1851 nel Teatro Sociale della cittadina sul Lemene. Mentre esercitava la professione notarile a Sacile, tra settembre e ottobre del 1859, fu indotto alla fuga per evitare il carcere, molto probabilmente per sue attività patriottiche antiaustriache, riparando a Modena, dove vigeva un governo provvisorio antiasburgico. Nella città emiliana partecipò nel maggio dell’anno seguente a una recita dei «Filodrammatici veneti emigrati» per motivi politici, recitando suoi versi intitolati Il ruggito del Leon di San Marco. Nella stessa occasione la giovane Gualberta Adelaide Beccari, destinata poi a diventare un’illustre intellettuale risorgimentale e alfiere dell’emancipazionismo femminile, declamò altri versi del B. dedicati Al re galantuomo (Vittorio Emanuele II). In giugno, sempre a Modena, fu rappresentata una sua opera teatrale, La prigioniera di Mantova, forse anch’essa d’ispirazione patriottica, mentre un’altra, La ricchezza del povero o il lustrastivali italiano, venne messa in scena nell’aprile del 1861. Di nessuna delle due pare a oggi essere comunque rimasta traccia scritta. Nello stesso 1861 il B. pubblicò il volume Versi politici del dottor Giuseppe Biscontini, emigrato veneto, dedicata al re d’Italia. ... leggi L’opera fu stampata a Palermo, appena liberata da Garibaldi, dove probabilmente l’autore si era spostato. A quell’epoca risale anche un foglio senza data né luogo di stampa contenente uno stornello del B. dal titolo La libera Palermo alle schiave sorelle Roma e Venezia, di indole patriottica, antiaustriaca e antipapale, colmo di fervida ammirazione per l’Eroe dei Due Mondi. Dal 1863 il B. risultava residente a Chieti come «scrivano» nel locale Tribunale militare; nella città abruzzese due anni più tardi pubblicò il dramma storico Il battiloro, ambientato nella Sicilia del Seicento ma con chiari riferimenti all’attualità e alla lotta contro la dominazione straniera dell’Italia. L’opera fu dedicata a Garibaldi, col quale il B. era in contatto epistolare (si conoscono varie lettere fra i due). Grazie ad alcune note manoscritte in una delle copie del Battiloro pervenuteci, sappiamo che il B. era in confidenza pure con il famoso attore milanese Tommaso Salvini, al quale concedeva di interpretare liberamente il dramma. Nell’aprile del 1866 il B. stampò, sempre a Chieti, l’opuscolo A Paolo Griffini, patriota e generale nell’esercito sabaudo, in memoria del comune amico Giovanni Grossi, anch’egli patriota e soldato, nonché giudice proprio nel Tribunale di Chieti dove il B. lavorava, che era deceduto in quell’anno. Nonostante proprio nel 1866 il Friuli si fosse unito all’Italia, il B. non pare avervi fatto ritorno, continuando le sue peregrinazioni per l’Italia. Nel 1867 era infatti a Firenze, divenuta capitale del regno, mentre nel 1875 si trovava a Roma, dove pubblicò, dedicandolo nuovamente a Garibaldi, L’ultima ora di Cesare Locatelli, una «scena drammatica in versi», fieramente antipapale, sulla sfortunata vicenda di una patriota giustiziato dal potere papalino nel 1861. Sempre nella Città Eterna il B. fu in contatto con il conte Ercolano Gaddi Hercolani, massone, scrittore e studioso di Dante, che l’aveva chiamato a collaborare a una sua opera sul grande Fiorentino, ottenendone però un rifiuto. Nel 1879 uscì per la Tipografia Eredi Botta di Roma il volume (di poesie?) Fiori di cimitero, del quale non si rinviene ad ora alcuna copia. Nel 1882 il B. pubblicò una breve poesia, Omaggio, inserita nella silloge Per la nascita di Attilio Bandiera (23 marzo 1882); due anni dopo risultava essere «sostituto segretario aggiunto» presso il Tribunale militare romano. Nel 1886 pubblicò un volumetto di Versi presso l’editore Cappelli di Rocca San Casciano, con prefazione del giovane, ma già ben noto, Camillo Antona-Traversi. Il libro comprendeva 46 poesie, tutte già edite «in parecchi giornali d’Italia» (non espressamente menzionati), più la riproduzione del dramma in versi L’ultima ora di Cesare Locatelli, anch’esso già pubblicato. In alcune composizioni emergono afflati socialisteggianti dell’autore, in altre sono presentati fatti storici, commemorazioni, ricordi e affetti personali. Nel 1890 il B. scrisse una lettera a Giosuè Carducci, allegandogli tre poesiole di uno sconosciuto «giovine» autore. La lettera, su carta intestata del Tribunale militare di Roma, fa credere che il B. vi operasse ancora, nonostante la tarda età. È questa la sua ultima traccia: restano per il momento ignoti la data precisa e il luogo della morte, forse Roma stessa.

 

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Bibliografia

A. FADELLI, Giuseppe Biscontini di Polcenigo. Vita, opere e contatti di un patriota scrittore nel Risorgimento, «Atti dell’Accademia ʽSan Marcoʼ di Pordenone», 12 (2010), 177-210.

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