Nacque a Udine il 18 ottobre 1888, ma poco dopo si trasferì con la famiglia a Colugna. Nel 1905 conseguì il diploma di ragioniere presso l’Istituto tecnico A. Zanon di Udine e, non essendo attirato dall’attività commerciale del padre, nel novembre 1906 entrò come impiegato alla Banca di Udine, iniziando un percorso che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Di quel momento scrisse qualche anno più tardi il presidente Zoratti: «proprio allora entrava in Banca, appena diciottenne, un giovanotto alto nella persona, sicuro nell’incedere, cortese nei modi, rispettoso e distinto con tutti». Anche grazie a fortunate coincidenze la sua carriera fu rapida, permettendogli di raggiungere in breve tempo posizioni di rilievo nell’organigramma aziendale. Nel 1909 era già ragioniere capo, unica posizione di vertice, oltre a quella di direttore, da cui era possibile osservare da un piano privilegiato non solo l’attività dell’Istituto, ma anche le vicende sociali ed economiche italiane e friulane in particolare. La chiamata alle armi allo scoppio della grande guerra non gli impedì di occuparsi della Banca, provvedendo a trasferirne la sede da Bologna, dove era stata spostata in seguito alla rotta di Caporetto, a Roma, dove, dopo ventotto settimane di fronte, era stato incaricato di formare il personale destinato a costituire il Ministero delle pensioni di guerra. Poté riprendere a tempo pieno il suo lavoro in banca solo nel 1919, allorché assunse la carica di vicedirettore generale. Sotto questa veste intraprese, insieme all’allora direttore Giovanni Miotti, un programma di rinnovamento e soprattutto di espansione attraverso l’apertura di numerose filiali nel territorio, a testimonianza di una vocazione regionale suggellata nello stesso anno dalla nuova denominazione di «Banca del Friuli», di cui divenne nel 1934 direttore generale e dal primo gennaio 1969 amministratore delegato. ... leggi Tuttavia il nome di B. non è legato solo alla sua lunga e proficua attività bancaria, per la quale nel 1956 ricevette la medaglia d’oro al merito direttivo e nel 1968 l’onorificenza di cavaliere del lavoro, ma anche all’impegno profuso in campo sociale, precipuamente nell’ambito dell’istruzione professionale, da lui ritenuta un elemento essenziale per la crescita economica. Così, ancora giovanissimo, fu eletto presidente della Società filarmonica di Colugna, cui furono pian piano affiancate, grazie ai suoi sforzi, altre istituzioni, dalla Filodrammatica alla Biblioteca popolare circolante, dalla Scuola di disegno e di cucito alla Sezione combattenti e reduci. Tutte iniziative che il Bon contribuì a tenere in vita, non solo mediante il reperimento dei fondi ma anche definendone le linee guida, e che nel 1925, onde renderne più incisiva l’azione, decise di riunire in un’unica struttura, l’Associazione delle istituzioni di beneficenza ed istruzione di Colugna e dei Rizzi, di cui divenne presidente. Nel 1943 l’Associazione confluì nell’ente morale Istituzioni di educazione e istruzione professionale – Fondazione Luigi Bon, di cui mantenne la carica di presidente (dal 1960 solo onorario) fino alla morte. Non va infine dimenticato che B. fu un attento studioso dei problemi economici e sociali, come emerge dalle sue numerose pubblicazioni. Per lo più impegnato a indagare e a illustrare aspetti legati al territorio di appartenenza, come si evince dalle sue “storie bancarie” (Venticinque anni di vita economica e bancaria in Friuli, 1942; Due guerre nella vita bancaria ed economica del Friuli, 1948; I miei cinquant’anni di Banca nella vita economica del Friuli, 1957; I miei sessant’anni di Banca nella vita economica del Friuli: evoluzione del sistema bancario friulano in un secolo, 1967), non mancò tuttavia di interessarsi di questioni travalicanti i confini regionali e nazionali, come in alcuni brevi saggi dedicati ai Paesi comunisti (Cenni sull’ordinamento bancario e finanziario nella Russia sovietica, 1949; Aspetti sociali ed economici del comunismo jugoslavo, 1958; L’economia sociale di mercato nella Germania di Bonn, 1959). Ricordato per il suo senso di attaccamento al lavoro e per le sue qualità umane, morì a Udine il 5 marzo 1969.
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