BOTTECCHIA OTTAVIO

BOTTECCHIA OTTAVIO (1894 - 1927)

ciclista

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Ottavio Bottecchia, a sinistra, e Nicholas Frantz al tour de France del 1925.

Ribattezzato “Botescià” dai francesi, dopo le imprese sulle strade transalpine, B. nacque il 1° agosto 1894 a San Martino di Colle Umberto (Treviso) da Francesco ed Elena Tonol. Di famiglia numerosa e molto povera, s’impiegò come muratore e carrettiere di legnami. Chiamato alle armi nella grande guerra tra i bersaglieri, nel corpo speciale degli “esploratori d’assalto”, equipaggiato di speciali bici pieghevoli, combatté sul Carso, cadde prigioniero a Caporetto, riuscendo però a fuggire con la bicicletta, e si distinse nella resistenza sul Piave nel giugno e nell’ottobre 1917, guadagnandosi, il 4 novembre, la medaglia di bronzo. Nel 1920 sposò Caterina Zamboni e, continuando a lavorare, esordì come ciclista dilettante nelle file dell’Unione sportiva di Pordenone. Nel 1922 passò al professionismo correndo per la Bianchi; l’anno dopo, per la L. Ganna, partecipò al Giro d’Italia, terminando quinto in classifica generale e primo nelle categorie “isolati” e “iuniores”. Sempre nel 1923, firmato un contratto con la casa francese Automoto grazie all’intermediazione di Carnielli, costruttore di bici a Vittorio Veneto, partecipò brillantemente al Tour de France, indossando la maglia gialla alla tappa di Cherbourg e arrivando secondo nella classifica finale. L’entusiasmo fu tale in Italia che oltre 61.000 persone risposero alla sottoscrizione per B. lanciata da «La Gazzetta dello Sport», con la cifra fissa di una lira. Nel 1924, ancora da gregario dei fratelli Péllisier, vinse il Tour, indossando la maglia gialla dalla fine della prima all’ultima tappa. L’anno successivo rivinse la Grande Bouche e la sua notorietà raggiunse il Sudamerica quando, nell’autunno seguente, partecipò alla Sei Ore di Buenos Aires. B. è stato forse, assieme a Carnera, il primo divo dello sport italiano e, al pari di lui, considerato “friulano”. Dopo un anno infelice per incidenti e cattiva salute, B. morì in circostanze mai chiarite (si ipotizza un movente politico) il 15 giugno 1927 per le conseguenze di una aggressione occorsagli il 3 giugno, durante un allenamento in località Cornino (Forgaria nel Friuli). A B. è dedicato lo stadio-velodromo di Pordenone.

Bibliografia

DBF, 110; Bottecchia, Ottavio, in DBI, 13 (1971), 425; G. GARATTI, Il leggendario Bottecchia: tutta la verità sulla sua morte, Treviso, Editrice Trevigiana, 1974; G. CROSTI, Bottecchia: vita, viaggi, avventure e misteriosa morte del vincitore di due Tour de France (1924-1925), Roma, Compagnia editoriale, 19783; E. SPITALERI, Il delitto Bottecchia, Roma, Pellicani, 1987; E. BARTOLINI, Ottavio Bottecchia, Pordenone, Studio Tesi, 1992; R. NEGRI, I leggendari: da Petit Breton e Girardengo a Pantani ed Armstrong, le storie e le imprese di tutti i grandissimi del ciclismo, a cura di P. BERGONZI, Cernusco sul Naviglio, Sep, 2001, 22-25; Storia dell’emigrazione italiana, 2, Arrivi, a cura di P. BEVILACQUA - A. DE CLEMENTI - E. FRANZINA, Roma, Donzelli, 2002, 408-410; F. SARTORE, Il «Gazzettino» e la trattazione del mito sportivo nel caso Bottecchia e nel caso Pantani, t.l., Università degli studi di Trieste, a.a. 2004-2005; P. FACCHINETTI, Bottecchia: il forzato della strada, Portogruaro, Ediciclo, 2005; R. FAGIOLO - F. GRAZIANI, Bottecchia l’inafferrabile, Roma, Nutrimenti, 2005; G. V. FANTUZ, Ottavio Bottecchia, Botescià: bicicletta e coraggio, Milano, Libreria dello Sport, 20052; E. SPITALERI, Ottavio Bottecchia: l’agguato, Colle Umberto, Spitaleri, 2008. Si veda anche il film: G. DE ANTONI, Bottecchia, l’ultima pedalata, La Cineteca del Friuli, 2008.

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