Vissuto a Pordenone nel secolo XVI fu protagonista di avventure piuttosto ambigue: negli anni 1537-39 tentò di riavvicinare alla fede cattolica Filippo Melantone e Martin Butzer, probabilmente per ottenere il sostegno finanziario della curia romana. Il B. giunse a Wittemberg nel 1537 per conoscere Melantone, con una lettera di presentazione di Dietrich Veit e riuscì a entrare in contatto con il teologo protestante, che apprezzò la sua preparazione retorica, la sua conoscenza delle lingue classiche e le eleganti poesie latine. Tornato a Norimberga, il B. presentò a Girolamo Rorario il Vecchio, nunzio apostolico in Germania e suo concittadino, una falsa lettera di Melantone facendo credere che volesse riavvicinarsi alla Chiesa cattolica. Il B. si propose come intermediario; le trattative avrebbero dovuto svolgersi in un primo tempo a Lipsia, attraverso la mediazione di Giorgio di Sassonia, da sempre in contrasto con Lutero, e quindi a Roma, presso la curia, dove il B. fu ricevuto nel settembre 1538. Nel 1539 uscì a stampa a Norimberga una falsa Epistola Phil. Mel. ad Senatum Venetum, che Melantone ripudiò. Il B. pose fine al suo imbroglio inviando due lettere a Rorario e al futuro papa Marcello Cervini, sostenendo di essere stato calunniato agli occhi di Melantone e del duca di Sassonia e di non poter portare a termine l’impresa. Probabilmente sempre a spese della curia romana, a Lipsia, nel 1538 tentò senza successo di avvicinare anche Butzer, esponente protestante di rilievo. Nei decenni successivi sono documentati i suoi rapporti con poeti friulani e veneziani. Il B. si dichiarava allievo di Giulio Camillo Delminio, che lo nominava in una lettera al conte Antonio Altan di Salvarolo, e alcune sue opere sembrano risentire delle tematiche care al teorico friulano, dalle note manoscritte con il quale il B. commentò una canzone della poetessa bergamasca Isotta Brembata all’accenno ad un commento petrarchesco, per finire con l’unica opera del B. che fu stampata, il Trattato sopra il salmo di David ‘Miserere mei Deus’ (1577), tema di cui il Delminio si era occupato nelle sue lezioni francesi. ... leggi Gli interessi retorici del B. dovevano essere noti a Orazio Toscanella, che lo considerava un esperto di «cose ciceroniane e boccaciesche». Il B. fu anche poeta in proprio, come molti del suo tempo: scrisse versi di corrispondenza, latini e volgari, a stampa (Rime di monsignor Girolamo Fenaruolo, in Helice, 75r); e manoscritti; fu amico di Giovambattista Pigna e di Cornelio Frangipane, per il quale scrisse un dotto commento alla canzone La mia vaga stagion, che poco avanti. Negli anni Cinquanta-Sessanta fu il primo precettore della scuola pubblica di Oderzo, come risulta da una lettera scritta a Girolamo Amalteo, medico condotto nella stessa città. Non si conoscono la data e il luogo della morte.
ChiudiBibliografia
Ms Biblioteca civica di Belluno, 404, 219r-221v, Commento a I Brembata; Ibid., 656, 19v-20r e 404, 223r-226r; ms BNMV, It., X. 41 (= 7210), Commento alla canzone del Frangipane, fasc. di c. 1-23; ms Biblioteca civica di Treviso, 1510, Lettera a Girolamo Amalteo.
M. BRACCETTO, Trattato sopra il salmo di David ‘Miserere mei Deus’, Padova, Pasquati, 1977; poesie in miscellanee: Rime di Girolamo Fenaruolo in Lirici misti del secolo XVI, Milano, Sonzogno, 1879; Helice, 77-79. O. TOSCANELLA, Rettorica ad Erennio, Venezia, Avanzi, 1566; G.C. DELMINIO, Tutte le opere […] nuovamente ristampate […], a cura di TH. PORCACCHI, Venezia, Giolito, 1566, 308; LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 350-351; G. RILL, Braccetto, Michele, in DBI, 12 (1970), 608-609; Mille protagonisti, 82-83.
Nessun commento