Padre di Pietro, noto esploratore del Congo francese e fondatore della sua capitale Brazzaville, e di Giacomo, d. B. nacque a Udine nel 1793 da Francesco e Giulia Piccoli, donna di grande cultura e intelligenza che intrattenne rapporti di amicizia con Antonio Canova. Dopo aver studiato a Bologna presso il collegio dei barnabiti, dove ebbe modo di conoscere Massimo d’Azeglio, rientrò in patria, prendendo a dedicarsi all’arte, sotto la guida del Voit (Baldissera, 1982). Compì la sua prima formazione a Vienna, per recarsi in seguito a Roma presso lo scultore Canova, che lo accolse nel suo entourage grazie ai buoni uffici della madre. Si dedicò alla pittura e alla scultura; a Roma lasciò il gruppo del Mosé salvato dalle acque ad ornamento della fontana del Pincio e alcuni busti di uomini illustri per la Protomoteca capitolina. I Civici musei di Udine conservano il gesso raffigurante un Bambino sdraiato con un grappolo d’uva databile presumibilmente al 1855, quando le cronache cittadine riferiscono di un impegno dell’artista in tal senso (Visentin). Si tratta di una scultura che evidenzia l’abbandono degli attardati stilemi neoclassici, ravvisabili in altre prove del d. B., in favore di un naturalismo ancora venato di idealità romantiche. Altrettanto noto risulta il suo impegno nell’ambito del genere paesaggistico, dove egli si mostra debitore della pittura nordica, ed in particolare dei modelli offerti da artisti come Martin Verstappen ed Hendrick Voogd – quest’ultimo citato dalle fonti in relazione a d. B. –, frequentati a Roma durante il periodo della sua residenza in città (Visentin). Tali suggestioni si rintracciano anche nelle opere che di lui si conservano presso i Civici musei di Udine, tra le quali si annoverano un Incendio notturno e le due tele raffiguranti la Campagna romana, una delle quali fu proposta all’attenzione del pubblico friulano nel 1855 in occasione dell’Esposizione di belle arti organizzata quell’anno in città. Fu tra i primi a cimentarsi nella tecnica litografica, servendosi della quale realizzò alcune vedute di Roma. ... leggi Nell’Urbe egli divenne consigliere di Pio IX, si occupò della sistemazione dei Musei vaticani e progettò alcuni importanti interventi urbanistici quali la passeggiata di S. Pietro in Montorio, i giardini che fiancheggiano il Campidoglio e quelli di piazza S. Marco. Nel 1834 conobbe la giovanissima Giacinta Simonetti, marchesa di Gavignano, che avrebbe voluto sposare subito, matrimonio a cui si oppose la nonna di lei, sua tutrice. Quest’ultima propose l’allontanamento di un anno e d. B. decise di intraprendere un viaggio che lo condusse attraverso la penisola balcanica, fino a Costantinopoli. Da lì, in barca a vela, visitò le coste e le isole del Mediterraneo orientale spingendosi fino in Siria e in Egitto. Rientrò quindi a Roma, portando con sé preziosissimi disegni e acquerelli che ritraevano i luoghi visitati, e poté sposare la donna di cui si era innamorato. Con la famiglia risiedette per lo più nella Città eterna, ma fu spesso in Friuli a Brazzacco o a Soleschiano, nella villa ereditata per via materna, dove si distinse per l’amministrazione dei suoi beni fondiari in cui introdusse metodi di gestione moderni che gli valsero il titolo di socio di prima classe all’Accademia agraria friulana. Morì a Roma nel 1877.
ChiudiBibliografia
C. BALDISSERA, Pietro Savorgnan di Brazzà esploratore friulano. Catalogo della mostra (Brazzacco), Passariano (Udine), Centro regionale per la catalogazione e restauro dei beni culturali, 1982, 12-13; I. REALE, in Sculture dall’ombra. Restauri e rivisitazioni fra Ottocento e primo Novecento dalle collezioni dei Civici Musei. Catalogo della mostra, a cura di I. REALE - T. RIBEZZI, Udine, Civici musei, 1994, 29; M. VISENTIN, schede, in Tra Venezia e Vienna, 436-440, 510-511.
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