Giuseppe appartenne a una famiglia di orafi e di fotografi. Nato a Udine nel 1830, apprese il mestiere presso la bottega dello zio Leonardo Braida, specializzato in lavori in filigrana, aprendo insieme con il fratello Valentino una bottega di oreficeria in contrada S. Tomaso nell’isolato del vecchio palazzo comunale di Udine, abbattuto nel 1910. Sempre con il fratello, Giuseppe partecipò alle Esposizioni di arti belle e meccaniche di Udine del 1853 e del 1854, nonché all’Esposizione artistico-industriale provinciale del 1868, dove fu giurato per la sezione di oreficeria, esponendo spille e pendenti, oggetti in filigrana, argenteria. Fu membro e sostenitore della Società operaia udinese per migliorare la qualità del lavoro artigiano. Si recò nel 1857 a Venezia, dove ebbe bottega di incisore elaborando medaglie, timbri e sigilli. La sua abilità ebbe anche risvolti risorgimentali, poiché, come ricorda Giovanni Del Puppo, Giuseppe falsificò alla perfezione i timbri sui passaporti per favorire l’espatrio dal Friuli dei patrioti. Dopo l’annessione al Regno d’Italia ritornò a Udine, associandosi alla bottega del fratello Valentino, specializzato nei lavori di cesello, praticando le tecniche del niello, dell’agemina e dello smalto, secondo il revival storicista tipico del secondo Ottocento. Rimane traccia della sua attività soprattutto nel campo dell’oreficeria religiosa, dove realizzò corone votive per i più noti santuari mariani della regione: a Barbana (1863), a Grado e alla Beata Vergine delle Grazie di Udine (1866). Nel 1867 lasciò definitivamente la bottega di famiglia, recandosi probabilmente a Roma dove lavorò nella bottega di Giuseppe Accarisi, che nel 1868 fu attivo a Firenze, dove collaborò all’esecuzione della spada d’onore di re Umberto di Savoia ideata da Giovanni Duprè e Amos Cassioli. ... leggi Nel laboratorio Marchesini, dove operavano i più bravi orafi, incisori e cesellatori del tempo, Giuseppe collaborò all’esecuzione dei fregi del fodero in un minuto stile neorinascimentale. Dal 1872 al 1876 fu direttore del laboratorio Marchesini Camillo Bertuzzi, i cui disegni di stile eclettico lo influenzarono. Questi nel 1873 era diventato incisore ufficiale del re d’Italia, di cui realizzò un ritratto ad agemina, en pendant con quello di Francesco Giuseppe, nella bottega che aveva aperto a Venezia, durante un breve soggiorno nel 1875. Probabilmente fu forse proprio Camillo Bertuzzi, dal 1878 a Londra, con le sue conoscenze in campo tecnico di galvanoplastica e galvanostegia a favorire il soggiorno a Parigi di Giuseppe. Dal 1875 al 1878, l’orafo friulano operò nel laboratorio Boucheron; gli si può infatti attribuire l’orologio da tasca in acciaio e agemina d’oro presentato dalla Maison alla Esposizione universale di Parigi del 1878. Il modello in rame si trova nel lascito Brisighelli presso i Civici musei di Udine, testimoniando l’interesse dell’orafo per le nuove tecniche della galvanoplastica e della doratura elettrolitica, sperimentate negli oggetti presentati a Parigi nel 1878. Oltre all’orologio, anche i bottoni e le spille sono caratterizzati da una decorazione minuta a puttini e grottesche di gusto neorinascimentale. Una spilla portaorologio in argento brunito e dorato, facente parte della donazione Brisighelli ai Civici musei udinesi, è stata attribuita da Lia Lenti all’invenzione di Camillo Bertuzzi, di cui Giuseppe diventò dunque uno stretto collaboratore tecnico. Dopo l’avventura parigina si trasferì a Torino dove poteva contare sulla committenza della corte e degli aristocratici, che ruotavano intorno ai Savoia. Nel capoluogo torinese ebbe due laboratori: uno in via Carlo Alberto n. 7 e un altro al n. 5 di via Roma. Per i Savoia eseguì alcune argenterie, finora non identificate, partecipando con successo alla Esposizione nazionale di Torino del 1884, per cui eseguì alcune spille commemorative con la tecnica galvanoplastica e un portaposate a forma di nave su disegno di Alberto Maso Gilli, modellato su esempi rinascimentali e decorato con stemmi a smalto. Al periodo torinese si data l’album di disegni, tuttora inedito, formato da disegni a matita per stemmi, timbri, iniziali e da splendidi disegni a tempere per gioielli di stile floreale, in linea con le tendenze del tempo volte a rivalutare l’oreficeria barocca e rococò nei soggetti a fiori. Il disegno netto e preciso di Giuseppe si adattò anche all’esecuzione di stemmi, sigilli, monogrammi, iniziali, oggetti talora piccoli, che costituiscono la maggior parte dei disegni contenuti nell’album. Negli anni Novanta fu nominato cavaliere della Corona d’Italia e continuò a esercitare il suo virtuosismo nel campo dell’incisione, realizzando una tavoletta argentea raffigurante palazzo Madama a Torino. Nel 1891 il fratello Valentino donò ai Civici musei di Udine una serie di modelli in rame usati per la doratura elettrolitica, disegni e gessi finemente incisi, usati nel procedimento di galvanoplastica. Giuseppe morì a Torino nel 1901 e il fratello lo ricordò con una piccola mostra postuma nella vetrina della sua bottega.
ChiudiBibliografia
A. PICCO, L’artista incisore nostro concittadino cav. Giuseppe Brisighelli, in PICCO, Scritti vari, 239-240; La morte di un artista che onorava la città natale, «La Patria del Friuli», 9 agosto 1901; G. DEL PUPPO, Di Giuseppe Brisighelli orafo, ibid., 12 agosto 1901; ID., Di alcune opere di Giuseppe Brisighelli, ibid., 27 novembre 1901; G. BUCCO, Le gioie ottocentesche dei Civici Musei di Udine, in Preziosi. Oreficeria sacra e profana dai Civici Musei di Udine. Catalogo della mostra, a cura di G. BERGAMINI, Udine, Civici musei, 1991, 23-31: 29-30; EAD., Orefici udinesi del XIX secolo, in Ori e tesori, 384-399; EAD., Arte e sperimentazione tecnica nell’opera dell’orafo ottocentesco Giuseppe Brisighelli, ibid., 531-542; Ori e tesori. Dizionario, 94-97; G. BERGAMINI, Giuseppe Brisighelli, in SAUR, 14 (1996), 261; G. BUCCO, Parigi, Roma, Firenze. Le esperienze europee dell’orafo Giuseppe Brisighelli, «Ud. Boll.», s. III, 5 (1999), 93-112; L. LENTI - M. C. BERGESIO, Dizionario del gioiello italiano del XIX e XX secolo, Torino, Allemandi, 2005, 42-43; G. BUCCO, Ottocento e Novecento, in Storia dell’oreficeria in Friuli, a cura di G. BERGAMINI, Milano/Udine, Skira/Fondazione CRUP, 2008, 193-247: 202.
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