Figlio del primo matrimonio dell’orefice incisore e saggiatore della zecca patriarcale Domenico Brunacci, G. notaio esercitava in Udine la professione almeno dal 1390, quando già risultava impegnato nella politica della città ed era in grado di rappresentarla al parlamento della Patria del Friuli, anche se le sue comparse in tale veste furono soltanto tre nel corso di sei anni. L’8 febbraio 1390 con il notaio Nicolò di Manino fece relazione su un consiglio del parlamento tenuto nei giorni precedenti a Fagagna: si trattava di eleggere dei compositori amichevoli, individuati in Andrea Monticoli e Moschino della Torre. Tre anni dopo, il 6 dicembre 1393, G. veniva compensato con Nicolò di Manino e Nicolò di Candido per la partecipazione al consiglio celebrato a Cividale. Il 12 giugno 1396 ancora era nominato rappresentante di Udine presso il consiglio del parlamento da tenersi in Cividale. Egli fu inoltre cancelliere della città nel torbido periodo nel quale Tristano Savorgnano primeggiava. Praticamente redasse una lunga serie di atti che costituiscono lo specchio della vita urbana fra gli ultimi anni del Trecento e i primi del Quattrocento fra minute e gravi questioni di ogni genere registrate negli Annales dell’epoca. Particolarmente interessante a questo proposito risulta il verbale della seduta dell’8 giugno 1391, da lui redatto, a proposito di un’ambasciata di Iacopino del Torso presso il papa, su richiesta dello stesso. ... leggi La comunità udinese allora manifestava forti difficoltà di rapporti con il patriarca Giovanni di Moravia. In tale occasione il cancelliere criptò l’ultima parte del testo sostituendo alle vocali delle parole alcuni segni di sua invenzione. Fu lui, per esempio, che, come protocancellire, il 5 gennaio 1405 presentò la richiesta inoltrata da Giovanni Susanna di apporre il sigillo della comunità di Udine alle credenziali per Andrea Monticoli e Nicolino della Torre. Era ancora cancelliere nel 1406 e nel 1408. Della sua vita privata si possiedono pochi elementi. Ebbe una figlia di nome Fiordaliso. Morì fra il 13 aprile 1409, quando ancora prestava sette marche di soldi, e il 13 luglio 1410, data nella quale il padre dovette provvedere a ritirare la sua quota nella società che G. aveva contratto con Vittore fustagnaio, anch’egli defunto. Tutti i suoi atti per ordine del patriarca furono consegnati ufficialmente dal cancelliere patriarcale Giovanni Susanna al notaio Giovanni Missulini perché li pubblicasse. Costui non soltanto li ricevette, ma giurò con atto notarile del cancelliere della comunità udinese Tommaso Ronconi che nello spazio di un mese e un giorno da quando ne fosse venuto a conoscenza avrebbe notificato al patriarca “pro tempore” o ai suoi successori eventuali documenti relativi alla Chiesa d’Aquileia contenuti negli atti stessi.
ChiudiBibliografia
BCU, CA, Annales civitatis Utini, X, f. 112r e XV, f. 341r, XVI, f. 238r, f. 256r; BCU, Quaderni dei camerari, XVII/2, f. 38v; ASU, NA, T. Ronconi, 5150/6, f. 1r.
LEICHT, Parlamento, I/2, 357, CCCLV; 369, CCCLXXIX; 382, CCCXXIV; PASCHINI, Storia, 658-659, n. 83; MASUTTI, Zecca, 51, 82, 83.
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