Nato a Taranto il 18 ottobre 1883 da genitori lombardi, visse quasi sempre a Milano, allievo di illustri docenti, primo fra tutti Attilio De Marchi con cui discusse nel 1906 la sua tesi di laurea pubblicata nel 1908 dalla casa editrice Hoepli col titolo La manomissione e la condizione dei liberti in Grecia. La ricerca di documenti sulla manomissione lo fece entrare in contatto con la documentazione papiracea, allora ancora poco sfruttata dagli storici e dagli antichisti rispetto a tradizione letteraria e a fonti epigrafiche. La sua larga e multiforme preparazione alla ricerca scientifica lo aveva portato, a soli cinque anni dalla laurea, alla libera docenza e all’insegnamento prima alla Facoltà di lettere dell’Università di Milano e poi all’Università Cattolica del Sacro Cuore come straordinario (dal 1924-1925) e successivamente come ordinario (dal 1928 al pensionamento nel 1958) di antichità greche e romane. Qui rimase alternando le fatiche dell’insegnamento con quelle amministrative e direttive di preside di Facoltà (1927/28-1936/37) sino a quando lasciò la cattedra per raggiunti limiti di età, senza abbandonare però l’intensa attività, che continuò sino alla morte (15 settembre 1968). Già le sue prime pubblicazioni negli «Atti dell’Istituto Lombardo», in quelli dell’Istituto veneto di scienze e lettere e altrove sull’epigramma e sul romanzo greco, sull’umanesimo con le ricerche intorno alla biblioteca e alla cultura greca di Francesco Filelfo, stanno a indicare il suo interesse per il mondo antico e la sua attrazione per la papirologia, un campo che in Italia allora si era appena cominciato a dissodare. ... leggi Nel 1912 aveva promosso a Milano la costituzione di una raccolta di papiri, un complesso quasi unico in Italia, fondando nel 1915 la Scuola papirologica dell’Accademia scientifico-letteraria, poi trasferita all’Università Cattolica di Milano su invito di p. Agostino Gemelli. Innumerevoli sono i suoi contributi su questo argomento con particolare riguardo alla pubblicazione di papiri inediti documentari, a ricerche demografiche e di diritto privato, a elenchi di papiri letterari, a ricerche di toponomastica e di religione: ne è derivata la parte relativa alla religione degli Egiziani nel primo volume della Storia delle religioni diretta dal p. Tacchi Venturi, nonché una Guida allo studio della papirologia antica, che ebbe varie edizioni. Per farsi un’idea della sua operosità in questo campo basta scorrere i quattro volumi di Studi della Scuola papirologica e soprattutto la rivista «Aegyptus», la prima rivista italiana di papirologia e di egittologia, da lui fondata nel 1920. Alla rivista «Aegyptus» vennero presto ad affiancarsi, nel 1927, «Aevum» e, nel 1939, «Epigraphica», la prima in Italia esclusivamente dedicata alla raccolta e allo studio delle iscrizioni. C. non si limitò alla pubblicazione di documenti, ma s’impegnò anche in vere e proprie sintesi storiche, come attestano il volume sui Severi, in cui utilizzò largamente le fonti papirologiche ed epigrafiche da lui stesso pubblicate, e le parti relative a Milano archeologica nel primo volume della Storia di Milano edita nel 1953 dall’Istituto Treccani. Dal 1953 al 1960 fu presidente dell’Istituto Lombardo di scienze, lettere ed arti, favorendone il trasferimento dalle polverose stanze di palazzo Brera per passare alla splendida sede di palazzo Landriani. Presidente del comitato lombardo per le “Inscriptiones Italiae” e della sezione lombarda dell’Istituto di studi romani, costituì nei primi anni Trenta la Commissione per la “Forma urbis Mediolani”, per cui si resero necessari scavi e ricerche sui vari monumenti romani a cominciare dall’anfiteatro. Seguì l’esplorazione della zona monumentale di S. Lorenzo, su cui ebbe il merito di richiamare l’attenzione con un suo volume del 1934. Fu certamente la sua indefessa attività a sollecitare anche l’istituzione a Milano nel 1939 di una Soprintendenza alle antichità per la Lombardia, da lui a lungo auspicata per il coordinamento e l’ampliamento delle ricerche. Rivolse la sua attenzione a Como romana, così da promuovere il riordino modernamente inteso di quel Museo civico e da essere eletto nel 1941 presidente della Società archeologica comense, di cui è emanazione l’Istituto di ricerche sulla preistoria e l’archeologia. Ma, dopo Milano e Como, a lui fu particolarmente cara Aquileia, di cui si rese benemerito riuscendo a risvegliare l’interesse delle autorità per un ambiente che, passati i primi entusiasmi dell’annessione all’Italia, sembrava ormai dimenticato. Infatti, grande organizzatore qual era, assieme a Giovanni Brusin e a Ferdinando Forlati, fu l’animatore dell’Associazione nazionale per Aquileia, sogno di molti e per molti anni, tradotto in realtà nel 1929: fu data soddisfazione in tal modo alle giuste esigenze degli studiosi e si sollecitò il fattivo interessamento di uomini affermati nel campo industriale, politico e religioso. C. ne rimase l’impareggiabile vicepresidente fino alla morte, suggerendo sempre nuove iniziative e diffondendo ovunque la conoscenza e l’amore che egli stesso nutriva per Aquileia: si deve a lui la raccolta di fondi cospicui che permisero scavi e ricerche di grande valore e le relative pubblicazioni; partecipò attivamente al rinnovo del Museo archeologico nazionale di Aquileia, con la creazione dei depositi e della Galleria lapidaria, e alla fondazione del Museo paleocristiano di Monastero con i mezzi offerti dal conte Franco Marinotti. Della metropoli altoadriatica egli si occupò anche personalmente sotto il profilo scientifico con la pubblicazione dell’imponente volume di 594 pagine su Aquileia romana (1930), tuttora utile strumento per la conoscenza delle fonti fino allora note e della storiografia specifica fino a quel momento prodotta. Fu altresì il promotore del ponderoso volume su La Basilica di Aquileia, dovuto alla collaborazione di insigni studiosi e uscito nel 1933 per i tipi di Zanichelli. La solida fama di studioso gli meritò il riconoscimento dell’Università Cattolica di Lovanio, che nel 1961 gli conferì la laurea ad honorem. Socio di numerose accademie, come la Pontificia Accademia romana di archeologia, fu insignito della commenda dell’ordine pontificio di S. Gregorio Magno. Quanti hanno scritto su di lui, ne hanno messo in evidenza l’umanità, la religiosità, l’audacia nell’ideare progetti di ricerca innovativi e la perseveranza nel cercare di realizzarli con continuità e con mirabile unità di intenti.
ChiudiBibliografia
B. FORLATI TAMARO, Aristide Calderini, «Aquileia Nostra», 39 (1968), 1-10; G. BRUSIN, Aristide Calderini, «MSF», 49 (1969), 183-187; M. GUARDUCCI, Aristide Calderini. Commemorazione, «Epigraphica», 31 (1969), 5-7; M. MIRABELLA ROBERTI, Aristide Calderini e la Milano romana, «Notizie dal chiostro del Monastero maggiore», 3-4 (1969), 71-75; O. MONTEVECCHI, Aristide Calderini, «Università Cattolica. Annuario per l’anno accademico: 1969-70 / 1970-71 / 1971-72», 1119-1130; S. DARIS, Aristide Calderini (1883-1968), in Hermae. Scholars and scholarship in papyrology, a cura di M. CAPASSO, Pisa, Giardini, 2007 (Biblioteca degli “Studi di Egittologia e Papirologia”, 7), 263-270; C. PERELLI CIPPO, Aristide Calderini (1883-1968) e la nascita degli studi papirologici a Milano, «Annali di Storia moderna e contemporanea» (Istituto di Storia moderna e contemporanea, Università Cattolica del Sacro Cuore), 14 (2008), 113-160; Catalogus Philologorum Classicorum, www.aristarchus.unige.it/cphcl/index.php.
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