L’artista nacque a Magnano in Riviera (Udine) nel 1918 e si formò autonomamente a contatto del ristretto ambito locale. Cominciò a dedicarsi alla pittura nel 1942 e da allora associò, nella firma che apponeva alle sue tele, anche il nome del suo paese natio, Magnano appunto, per sottolineare l’importanza del rapporto, mai venuto meno, con la sua terra d’origine. Dopo aver conseguito la maturità magistrale trovò impiego come insegnante elementare, situazione che gli consentì di continuare ad alimentare la sua passione per l’arte. Nello stesso 1942, conobbe il pittore Anzil con il quale, insieme a Luigi Rapuzzi nel 1946 firmò il Manifesto per un’arte classica moderna – sottoscritto in seguito anche da Giuseppe Zigaina, Edoardo Devetta, Virgilio Guidi e Fiorenzo Tomea – che venne pubblicato in occasione di una mostra organizzata a Milano presso la galleria Bergamini, con l’appoggio del critico d’arte Vittorio Marangone. Risalgono a questi anni ritratti di intensa forza espressiva come quello raffigurante l’Uomo triste (1945, collezione privata) caratterizzato da accenti anticipatori della successiva adesione al movimento neorealista del suo artefice, avvenuta a partire dai primi anni Cinquanta, con opere come quella raffigurante i Minatori (1950, collezione privata). In quel torno di tempo, C. prese parte alle mostre collettive organizzate dal Circolo artistico friulano a Udine e allestì alcune esposizioni personali ben accette dalla critica. All’inizio degli anni Sessanta cominciò a condividere le posizioni teoretiche sostenute dalla Scuola di Aquileia, stringendo amicizia con Emilio Culiat, suo maggiore esponente. ... leggi Insieme con quest’ultimo e al regista Marcello De Stefano, nel 1965, redasse il Manifesto per un’arte di convergenza, del gruppo “Theilard de Chardin” di Udine, trovando un’ideale corrispondenza tra la sua pittura e la dottrina filosofica del sacerdote e scienziato francese, propugnatore del prolungamento mistico del pensiero scientifico. Da quel momento il soggetto prediletto dei suoi dipinti divenne il paesaggio, raffigurato ricorrendo a schemi astrattizzanti e ad una nuova sintesi formale, particolarmente accentuata dopo il viaggio compiuto in Grecia nel 1968. Fu questo un periodo importante anche dal punto di vista della sua attività espositiva: numerose, infatti, sono state le mostre personali allestite al Centro friulano arti plastiche che gli assicurarono successi di critica e pubblico. C. continuò a lavorare anche dopo il terremoto del 1976, quando la casa e lo studio vennero distrutti, concludendo la sua carriera solo alla morte, avvenuta a Tarcento nel 1981 a causa di un male incurabile.
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