CANDONIO FLORIANO

CANDONIO FLORIANO (1500 - 1557)

ecclesiastico, precettore, cantore, compositore

Immagine del soggetto

Sottoscrizione di Floriano Candonio al f. 4r di un Graduale pro festis Sanctorum (Udine, Archivio curia arcivescovile, 19).

Personaggio poliedrico F. C. fu poeta, precettore di lettere classiche, mansionario, cantore in duomo a Udine e musico di famiglia, compositore ed esemplatore di codici. La sua data di nascita rimane sconosciuta, ma per congettura si potrebbe collocare agli inizi del 1500; il luogo è probabilmente Cividale poiché il C. si definisce «for’iuliano» nel frontespizio del suo libro di madrigali musicali (uno dei quali cita pure il Natisone); a questa origine farebbe pensare anche un verso «Florus Iulei gloria prima Fori» di una delle poesie latine a lui indirizzate dal letterato udinese G. Sporeno. Il Liruti interpreta tale verso invece come indizio di professione forense (spingendosi ad ipotizzare che il C. abbia compiuto studi giuridici presso lo Studio padovano, ipotesi che però non trova alcun riscontro) e propone Udine come luogo di nascita seguendo la Cronaca delle famiglie udinesi di N. Monticoli che ricorda come la famiglia Candonia fosse iscritta alla nobiltà udinese già nel 1360. La prima notizia documentata sul suo conto risale al 1527 quando figura come maestro ripetitore di latino nel ginnasio udinese insieme con Gregorio Amaseo. Il 5 febbraio dell’anno seguente veniva investito di metà cappella ordinaria in duomo a Udine e, il 16 maggio, su proposta di Pagano Savorgnan, rappresentante la famiglia che ne deteneva il giuspatronato, veniva presentato a quella di S. Stefano, della quale prese possesso l’8 luglio, mantenendola poi fino alla morte (pur facendola officiare, non senza contrasti, da don Antonio Vallata). Il 27 agosto 1537, rassegnata la cappella ordinaria, assunse una mansioneria. ... leggi Che svolgesse con diligenza gli obblighi di canto corale connessi a questi benefici è comprovato da una delibera capitolare del 9 dicembre 1543 che stabilì di distribuire tutti i frutti della cappella vacante di S. Gregorio tra quattro mansionari, pre Floriano Candonio, pre Pietro de Iustinis, pre Battista Scarnuf da Villalta e pre Giovanni Battista Nascimbeni, per la diligenza dimostrata ormai da molti anni nel canto. In quel periodo il C. ricoprì anche il ruolo di vicario nella pieve di S. Maria Maggiore di Codroipo. Un’altra tappa della sua carriera ecclesiastica si ebbe il 23 gennaio 1553 quando il vicario generale patriarcale, Luca Bisanzio, lo investì della parrocchia di S. Mauro di Teor; la presa di possesso fu ritardata al 30 marzo dell’anno seguente, probabilmente a causa di alcune vicende processuali che lo videro impegnato nell’aprile del 1553 quando ricevette l’ordine di non avere più rapporti, sotto pena di esilio per l’anno, con Elena q. Matteo da Ampezzo, donna malfamata con la quale pare fosse andato a vivere in contrada delle Cavalle in una casa di ser Girolamo Caimo, dopo aver abitato in affitto in borgo Aquileia (dal 1535) e in contrada San Pietro (dal 1543). La morte lo raggiunse il 25 agosto 1557, probabilmente in Udine. La sua attività di esperto copista e trascrittore di musiche è testimoniata da diverse note di pagamento e dalla sopravvivenza di codici, non solo musicali, da lui esemplati: il 29 gennaio 1538 riceveva dal dapifero capitolare «per comprar vernise de rigar et notar il libro de canto figurato per uso della Gesia soldi 12»; il primo aprile 1541 sottoscriveva il manoscritto Statuta Capituli Aquilegensis con le seguenti parole: «Florianus Candonius Clericus Utinensis scribebat. In MDXXXXI, Die prima mensis aprilis»; altra sua sottoscrizione si trova al f. 4 di un Graduale pro festis Sanctorum (manoscritto dell’Archivio capitolare di Udine): «Candonius scribebat in millesimo quingentesimo quadragesimo septimo»; l’11 dicembre 1548 risultava creditore dai camerari di Chiasellis di L 22 «pro quondam libro baptizandi per eum exemplatum»; il 19 febbraio del 1549 veniva spesato per la carta impiegata nella scrittura del libro degli anniversari da conservare nella sacrestia del duomo di Udine; il 10 giugno seguente riceveva dal capitolo 78 soldi «per comprar vernise per far alcuni libri di canto et per carta quinterni 4»; sempre dal capitolo, il 12 e il 24 aprile del 1550, riceveva rispettivamente 24 e 8 soldi per «farli libri de canto» e «per comprar 4 cartolari per coprir libri»; infine il 5 ottobre 1551 completava il Catapano per la chiesa di Codroipo, stimato da Antonio Belloni e Francesco Maramano. Della sua produzione musicale conserviamo il Primo libro de madrigali di Floriano Candonio for’iuliano edito nel 1546: è, insieme con l’Intabolatura de lauto di D. Bianchini, la fonte a stampa più antica per la musica rinascimentale del Friuli ed assume quindi un particolare rilievo nella storia musicale regionale. Contiene trenta composizioni, tutte a quattro voci ad esclusione dell’ultima, Io mi sento morir, a sei voci (in cui soprano e tenore rappresentano due amanti appassionati che dialogano sullo sfondo di un coro a 4), su testi poetici adespoti con la sola esclusione di Ben posso dir che son uguale a Giove (A. Brocardo); considerando la solida formazione umanistica di C. (ben testimoniata da una sua memoria difensiva prodotta in occasione del processo del 1553) e le sue frequentazioni letterarie (G. Sporeno più volte nei versi latini a lui indirizzati, lo lodò per i suoi componimenti poetici invitandolo a darli alle stampe) rendono plausibile l’ipotesi che almeno alcune delle liriche poste in musica siano sue, ma per ora mancano i necessari riscontri. Il libro, che a tutt’oggi rappresenta l’unica opera musicale nota di quest’autore, fu indirizzato tramite una elegante lettera dedicatoria al nobile Giacomo Savorgnan (probabilmente allievo del C. e membro della potente famiglia che lo aveva chiamato ad officiare il proprio altare sin dal 1528) con lo scopo di «ricrear i sensi» dopo il cavalcare e l’armeggiare, «serenar l’animo da turbidi pensieri, et addolcir ogni cosa amata e spiacevole» e finalmente «humiliare et ammollire il core» di una bella Laura sfuggita all’amore di Giacomo.

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Bibliografia

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