Canzio, Canziano e Canzianilla, martiri aquileiesi († 304), compaiono nel Martirologio geronimiano il 31 maggio («in Aquileia Cantii, Cantiani, Proti, Crisogoni et Cantianellae»), ed è questa la forma più completa, ma anche il 15 giugno («in Aquileia Proti, Cantii, Cantiani, Cantianillae, Chrysogoni»); altre date però (30 maggio, 14, 15 e 17 giugno) vedono ricorrere con vari accostamenti quelli che dovrebbero aver formato il nucleo iniziale dei C. Senza dubbio questi accostamenti avevano profonde giustificazioni; e del resto non soltanto i calendari e gli uffici e soprattutto le “passiones” fanno vedere che almeno nel culto e nella memoria il gruppo aveva motivi di fondo per essere tenuto in unità, ma le stesse “inventiones” e, dopo gli anni Sessanta del Novecento, anche le scoperte archeologiche felicemente raggiunte a San Canzian d’Isonzo confermano e precisano i rapporti intercorsi storicamente tra di essi. È indubbio che, forse già dal secolo VI in poi, il culto dei C. finì per prevalere sugli altri, sia collocando in un secondo piano Proto, definito loro pedagogo, sia perché Crisogono era ormai assorbito nell’orizzonte romano. Il gruppo dei C. gode di una ricchissima documentazione: fin dagli inizi del secolo V ne parlò san Massimo di Torino (Sermo, 15: Corpus Christianorum, Series Latina, 23, 57-58), che accolse una «historia» già ben costruita; narra infatti la “passio” che due fratelli e la loro sorella, accompagnati da Proto, saputo della persecuzione scatenata da Diocleziano e da Massimiano, fuggirono da Roma e ritornarono ad Aquileia, proponendosi di visitare i loro «non parva rura». In carcere vennero a sapere che Crisogono era stato ucciso da poco più d’un mese «ad Aquas gradatas». Essendo stato ingiunto ad essi di sacrificare agli dei, si allontanarono da Aquileia per raggiungere la tomba di Crisogono: se non che uno dei muli che trascinavano il carro cadde e in tal modo essi vennero raggiunti dai soldati e uccisi. ... leggi Sarebbero stati seppelliti, sempre «ad Aquas gradatas», dallo stesso presbitero Zoilo che aveva già seppellito Crisogono. Il racconto, che pure riferisce di una parentela con la nobile famiglia degli Anicii, conferma l’alto grado sociale dei C. anche per l’uso che i tre giovani fecero di un simile mezzo di trasporto: è un aspetto notevole e anche singolare. Più che a Roma però (il riferimento non c’è in Massimo di Torino e può essere stato aggiunto più tardi in analogia con quanto avvenne per Crisogono, la cui “passio” del resto ha connessioni con quella dei C.) essi trovano una prevalenza di presenze proprio nell’area aquileiese. La tradizione aquileiese che li vuole martiri sotto Diocleziano dovrebbe avere buoni fondamenti se si ricorda che tale persecuzione infierì nella primavera del 304, dopo che fu emanato il quarto decreto: oltretutto Diocleziano sostò ad Aquileia proprio nel mese di maggio di quell’anno. Le “Aquae gradatae” non hanno alcun riferimento con Grado bensì proprio con San Canzian d’Isonzo, dove sussiste il toponimo delle Grodate: colà poteva esserci stato un “praedium Cantianum”. Nell’819 un monastero dedicato a santa Maria era costruito precisamente in quel vico per la venerazione “sanctorum Cantianorum”. E a San Canzian d’Isonzo la scoperta d’una basilica di tipo aquileiese, la cui prima fase è ragionevolmente attribuita al pieno secolo IV (un mosaico soprastante risale al 550 ca.), ha permesso di accertare un luogo di culto martiriale, specialmente per la scoperta di parti di tre scheletri risultati poi di parenti, sicché per essi con ogni probabilità, anche per la loro collocazione in una fossa scavata dapprima sull’asse d’una memoria primitiva e poi nobilitata da un altare sovrapposto, si deve parlare dei resti dei tre C. Nel 568, quando si misero in salvo i “thesauri” della chiesa d’Aquileia, si trasferirono a Grado anche reliquie dei tre giovani; a Grado però sussiste una capsella in argento con i ritratti e con i nomi dei tre martiri: risale alla prima metà del secolo VI. Press’a poco negli stessi anni Venanzio Fortunato ricorda nella Vita S. Martini, IV, 658-660 (PL, 88, 424) che chi si avvicinasse ad Aquileia poteva venerare «Cantianos Domini nimium amicos». Il loro culto ebbe larghissima diffusione fin dalla tarda antichità: prima che a Venezia, essi sono venerati a Milano (per un probabile scambio di reliquie con san Dionigi), a Ravenna, a Verona ma anche a Étampes e a Hildesheim. Più tardi essi furono invocati soprattutto contro i pericoli dei corsi d’acqua, specialmente in Friuli, in Carinzia e in Carniola. Si lega allo stesso gruppo di martiri san Proto, che non è ricordato negli stessi documenti antichi, salvo che nel Martirologio geronimiano, assieme ai C. Proprio a S. Canzian però il suo nome è inciso in una tabella marmorea e sulla fronte d’un sarcofago: le iscrizioni risalgono al secolo IV e per l’uso del dativo possono alludere a un “monumentum” o a una “memoria” costruiti per la sua venerazione.
ChiudiBibliografia
«Medievalia et humanistica studies in medieval and Renaissance culture», Mai 31, Jun. 15, Jun. 17; BHL, 1543-1548; T. MAXIMUS, Sermo, 15 (Corpus Christianorum, Series Latina, 23), 57-58; DE RUBEIS, MEA, 24, 45, 545; DHGE, 11 (1949), 783; BS, 3 (1963), 758-760; S. TAVANO, Testimonianze epigrafiche del culto dei martiri Proto e Crisogono a San Canciano, «Studi goriziani», 28 (1960), 151-164; M. MIRABELLA ROBERTI, Una basilica paleocristiana a San Canzian d’Isonzo, «Studi goriziani», 39 (1966), 43-62; S. TAVANO, Appunti per il nuovo “Proprium” aquileiese-goriziano, «Studi goriziani», 39 (1966), 141-170; ID., Indagini a San Canzian d’Isonzo, «Ce fastu?», 41-43 (1965-1967), 460-480; A. NIERO, I martiri aquileiesi, Udine, AGF, 1982 (Antichità altoadriatiche, 22), 151-174; S. TAVANO, Riflessioni sulle “memorie” dei martiri aquileiesi, «Il Santo», 24 (1984), 341-354; J.CH. PICARD, Le souvenir des évêques, Roma, Ansa ed., 1988, 58-582; Ad Aquas Gradatas: segni romani e paleocristiani a S. Canzian d’Isonzo, Comune di San Canzian d’Isonzo, Ronchi dei Legionari, Centro culturale pubblico polivalente, 1991 (Quaderni del territorio, 9); G. CUSCITO, Martiri cristiani ad Aquileia e in Istria, Udine, Del Bianco, 1992, 65-78; R. BRATOŽ, Il cristianesimo aquileiese prima di Costantino fra Aquileia e Petovio, Udine, Istituto Pio Paschini - ISSR di Gorizia, 1999 (Ricerche per la storia della Chiesa in Friuli, 2).
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